L'arte della rinuncia e la scelta di appartarsi in un eremo naturale da parte di un ex poliziotto in disgrazia vengono compromesse dall'arrivo di una sua scaltra ex fiamma.
Da marzo è disponibile, sulla piattaforma Sky, un anomalo giallo, più stravagante ed eccentrico che riuscito, imbastito con toni da commedia ed ambientato sullo sfondo dei set di una serie di successo; un film intitolato in Italia, senza troppa fantasia, col titolo generico ed un pò pressapochista di “Omicidio Los Angeles”.
La trama
In Omicidio a Los Angeles (in originale Last looks) Charlie Waldo (interpretato dal giovane attore Charlie Hunnam, apprezzato particolarmente in Civiltà perduta di James Gray) è stato un poliziotto dinamico e con un buon curriculum che tuttavia, nel pieno della sua carriera, dopo uno spiacevole incidente che lo vede finire pure incriminato per un fatto che non ha compiuto, decide di ritirarsi a vivere come un eremita in una roulotte nel bel mezzo di un amena località boschiva.
Lo ritroviamo infatti barbuto e allo stato brado, mentre vive in serenità, ma ostinatamente con soli cento oggetti di conforto presso un caravan, in compagnia di qualche gallina e di un kindle attraverso il quale divora letture ciondolandosi tra le placide acque di un laghetto a galleggiare su un grande salvagente a forma di pneumatico.
“-Possibile che tu l’abbia fatto e il giorno dopo non te lo ricordassi?
-Io mi sono sposato, fatto figli e preso mutui senza ricordarmene!”
Un giorno una sua astuta ed avvenente ex fiamma (Morena Baccarin), agente televisiva piuttosto lanciata, lo desta da questo suo premeditato torpore, coinvolgendolo nell’indagine che ruota attorno all’uccisione della moglie di una eccentrica star televisiva, tale Alastair Pinch (il solito persino esageratamente istrionico Mel Gibson) che vivacchia attorno al set del film seriale che lo ha reso famoso, abusando di alcolici anche durante i momenti di riprese.
Costui risulta l’unico indiziato, ma pare non esserne granché allarmato, né accanirsi nel tentativo di discolparsi, finché alcune circostanze sospette e torbide e una banda di balordi che inizia a tormentare l’ex poliziotto, nonché un episodio di efferata violenza in cui pare venir coinvolta la ex fidanzata di Charlie, convincono quest’ultimo ad entrare in azione, quantomeno per difendersi da una serie di attacchi che lo vedono soccombere a violenti episodi di pestaggio senza remore.
Il nostro Charlie verrà catapultato al centro di un intrigo fosco che avrà come centro focale la Hollywood da cartolina degli studios televisivi e cinematografici, entro il quale, muovendosi prevalentemente con la sua bicicletta e cercando di sventare gli agguati dei delinquenti che tentano di bloccarlo, riuscirà a venire a capo della matassa entro cui si nasconde il vero colpevole.
La recensione
Omicidio a Los Angeles, che si trasforma in una commedia thriller sempre un po’ troppo incerta su quale vero sentiero intraprendere tra due generi del tutto opposti ed un po’ troppo affannosamente amalgamati assieme, è diretto con ordinario mestiere da un regista di estrazione televisiva come Tim Kirkby.
Se il ruolo da protagonista offre al lanciato Charlie Hunnam l’occasione di spendersi in un personaggio dai tratti cangianti, che spaziano dal più convinto fricchettone fino a quelli identificativi di una ritrovata civiltà del corretto vestire e del radersi con rapida cadenza, ovvero propri di un personaggio in corso di definizione sia a livello fisico che psicologico, il resto del cast non offre particolari interpretazioni di rilievo.
Mel Gibson si produce nuovamente in uno di quei suoi ormai scontati ruoli di matto fuori dagli schemi, che ormai caratterizza la quasi totalità delle sue ultime e forse piuttosto avventate scelte attoriali.
Ma il ruolo della celebre star australiana, sebbene più centrale che in molti altri personaggi recentemente interpretati, non riesce davvero a convincere, e le imperversanti moine e gli estenuanti gigioneggiamenti dell’incontenibile Gibson, non riescono affatto a rendere efficace il suo stravagante personaggio di attore televisivo capriccioso e immaturo. 4/10
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