La storia di un’amicizia fra due adolescenti, prima ancora che il racconto degli orrori della guerra, del nazismo e dei campi di concentramento: così il film Anne Frank, la mia migliore amica (Mijn beste vriendin Anne Frank), approdato su Netflix da pochi giorni e diretto da Ben Sombogaart, ci trasporta in una duplice atmosfera: quella della Amsterdam luminosa dei giochi e dell’amicizia spensierata tra Anna ed Hannah (Hanneli Goslar) e quella spaventosa e tetra dei lager dove ogni giorno si lotta contro la fame e l’orrore. Sarà proprio nel campo di Bergen-Belsen, che Anna e Hannah si rincontreranno per l’ultima volta, per un ultimo drammatico, indimenticabile saluto.
La storia di Anne Frank, la mia migliore amica
Tutti conoscono Anna Frank dalle pagine del suo celeberrimo Diario, opera scritta nei due anni (1942-1944) di segregazione, con la sua famiglia, in un nascondiglio segreto all’interno di un appartamento di amici: Anna scrive di sé, dei suoi sogni, del desiderio di viaggiare e della libertà, immaginando un futuro che non avrà mai. Venne deportata nel campo di concentramento di Westerbork, poi ad Auschwitz e infine a Bergen-Belsen, dove morirà di tifo e di fame con la sorella Margot poco prima della Liberazione. Le pagine del suo Diario, fatto pubblicare dal padre Otto Frank, rimangono fra le più toccanti testimonianze della Shoah.
Girato per buona parte in Ungheria, il film ha vinto il Golden Film Award nell’ottobre 2021,
Hanna Elizabeth Goslar, l’amica del cuore
Nel film la prospettiva si amplia al periodo precedente alla follia nazista e la vicenda è raccontata dal punto di vista di Hannah Goslar, la vera protagonista della storia, l’amica più cara e leale che Anna Frank abbia avuto nell’infanzia e nella prima giovinezza ad Amsterdam, fra i banchi di scuola, i primi amori, i pomeriggi spensierati. Anche nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale le due amiche, pur con l’obbligo di portare cucita addosso la stella gialla, si comportavano come normali adolescenti ribelli, disobbedivano ai genitori ed erano felici di uscire, incontrare coetanei e andarsene a passeggio per le strade di una Amsterdam già molto pericolosa e a rischio arresti per gli ebrei.
Anna e Hannah vengono dipinte con personalità diverse, Anna Frank sbarazzina, impertinente – anche un po’ troppo forse, per sottolineare la differenza col ‘dopo’ – e decisa a divertirsi come tutte le ragazze della sua età. Hanneli (vezzeggiativo di Hannah), meno intraprendente ma affettuosa, autentica e legatissima ad Anna, tanto che, reclusa in una parte ‘meno dura’ del campo di Bergen-Belsen – una zona di scambio prigionieri – rischierà la vita per portare cibo, aiuto e un ultimo saluto all’amica ritrovata, reclusa in un’area del campo dove era più difficile sopravvivere, purtroppo già segnata dalla malattia e dalle sofferenze subite.
Anne Frank. Vite parallele
Oggi Hannah ha 92 anni e vive a Gerusalemme: è qui che, qualche anno fa, ha rievocato i suoi ricordi attraverso il libro Anne Frank – La mia migliore amica, dell’autrice americana Alison Leslie Gold, cui il film si è ispirato. Hannah giovanissima aveva come idolo Florence Nightingale, e coltivava il sogno di aiutare gli altri diventando infermiera: sopravvissuta allo sterminio, dopo la guerra riuscirà a realizzarlo.
“Ero solo una bambina quando conobbi Anne, che aveva sei mesi meno di me – racconta la vera Hannah – Non ricordo molto della prima volta che la vidi, so solo che mi piacque. Ci eravamo incontrate una prima volta all’asilo ma la nostra amicizia si rafforzò anni dopo a scuola. In classe, non appena ci rivedemmo, ci abbracciammo. Entrambe le nostre famiglie avevano lasciato la Germania per sfuggire alla follia di Hitler. Vivevamo vicine e il nostro primo incontro avvenne nel 1934 in un negozio di alimentari. Mia madre e la madre di Anne, ricordo, cominciarono a parlare tedesco perché nessuna delle due conosceva l’olandese. Anne era con lei. Il giorno dopo, quando la rividi all’asilo, la riconobbi di schiena e corsi ad abbracciarla. Da allora, divenimmo amiche”.
È la prima volta che il cinema olandese realizza un’opera sulla vita di Anna Frank, anche se il regista ha scelto volutamente un’angolazione ‘laterale’ per avvicinarsi a un personaggio divenuto un simbolo per intere generazioni.
Due giovani promesse
Fra gli elementi che valorizzano il film trasportandolo in una dimensione poetica ed elevata, oltre le atrocità del nazismo (pur mostrandole), ci sono senz’altro le interpretazioni delle giovanissime attrici: Aiko Beemsterboer nel ruolo di Anne e Josephine Arendsen in quello della Goslar. Calarsi nei panni di ragazze che hanno visto e vissuto atrocità incredibili, mentre poco prima vivevano tranquille nel loro mondo, non era certo impresa facile. In particolare il ruolo della Goslar, gli sguardi solari, poi rabbuiati, solidali e supplichevoli, indomiti e coraggiosi, il modo in cui si prende cura della sorella e dell’amica, coinvolgono gli spettatori, in un contesto già ampiamente sensibile, attraverso un’ampia gamma di emozioni e riflessioni, svolgendo quella funzione catartica che l’arte può e deve avere.
“A scuola Anne – continua a raccontare la Goslar ‘reale’ – tra una lezione e l’altra, scriveva su un diario, che proteggeva da sguardi indiscreti. Tutti le chiedevano cosa scrivesse ma la risposta era la stessa per tutti: non sono affari tuoi! Era una bambina come le altre, normale. Con il trascorrere degli anni, ci perdemmo di vista. Quando la rividi nel campo di concentramento, provai sentimenti contrastanti. Ero felice di rivederla ma al tempo stesso triste. Speravo si fosse salvata scappando in Svizzera. Quando fui catturata dai nazisti nel giugno 1943, avevo solo 14 anni. Entrai con i nonni, mio padre e la mia sorellina. Ne uscii solo con mia sorella. Solo dopo la fine della guerra, seppi della morte di Anne. Ero ancora ricoverata in ospedale quando ricevetti la visita di Otto Frank. Fu lui a dirmi che entrambe le sue figlie non erano sopravvissute”.
Quelle giovani promesse di allora, cui un destino spaventoso ha strappato o segnato per sempre l’avvenire, rivivono oggi nei volti e nei corpi delicati e credibili di due giovani e talentuose artiste, che ne tramandano la storia affidandola all’eternità.