Incastrati è la serie in sei episodi scritta, diretta e interpretata da Ficarra & Picone, disponibile dal 1 gennaio 2022 su Netflix.
La trama
Ambientata a Palermo, la storia segue le (dis)avventure di Salvo e Valentino. I due sono amici d’infanzia, colleghi (sono tecnici della televisione) e sono anche cognati, poiché Salvo è sposato con la sorella di Valentino, Ester. Un giorno i due uomini rimangono coinvolti in un omicidio. Cercando di scappare dalla scena del crimine, i due si mettono sempre più nei guai in un crescendo di eventi che li porterà addirittura a dover fare i conti con la mafia.
La recensione
Ci si stupisce poco se su Netflix l’Italia stenta ad avere un pezzo da Novanta, poi arrivano Ficarra & Picone e sbaragliano tutti.
La serialità italiana sulla piattaforma streaming della N rossa è stata finora caratterizzata, quasi sempre, da una incredibile omologazione di scrittura e recitazione: da Baby a Curon, da Luna Park a Zero, si tratta sempre di opere nate stanche, che scimmiottando altri esempi più riusciti prevedibilmente mostrano subito il fiato, passando dalla sufficienza alla mediocrità assoluta.
L’unica eccezione è probabilmente Strappare Lungo I Bordi, il serial strepitoso di Zerocalcare, che nonostante le apparenze ha qualcosa che lo accomuna con Incastrati, la mini di sei episodi scritta, diretta e interpretata da Salvatore Ficarra e Valentino Picone: la sincerità.
Che inevitabilmente si traduce in vitalità.
Incastrati, sebbene sia dichiaratamente un prodotto rivolto al pubblico più mainstream, si inserisce perfettamente nella produzione del duo siciliano, caratterizzata da guizzi continui e detour improvvisi, che appassionano lo spettatore e lo portano per mano in territori anche inediti. La geografia cromatica ed emotiva della Sicilia è il territorio solido su cui costruire i sei episodi in maniera coerente, mettendo in scena con la solita, beffarda, cinica e intelligente autoironia la ricchezza di figure che dallo stereotipo vengono deformati dall’uso del grottesco per diventare prima strumenti comici, poi elementi di un microcosmo autoriale ben definito e strutturato secondo una poetica personalissima.
Sono quei caratteri che incarnano gli atteggiamenti, i modi di essere, i vizi e le virtù di una certa italietta trasformata dalle mode e dal costume ma sempre identica a sé stessa, dagli anni Sessanta ad oggi, vicina e lontanissima, crudele e verosimile ma sempre divertente.
Incastrati ha poi il merito (non da poco) di non annacquare il format di Ficarra & Picone, ma arricchirlo con la traccia crime -mossa vincente già privata da Muccino nel suo A Casa Tutti Bene-La Serie– che, scritta in maniera egregia dai due più Fabrizio Testini, Maddalena Ravagli e soprattutto Leonardo Fasoli, arricchisce e valorizza la commedia, che poi non è mai solo commedia.
Tra tutte le carte vincenti del cinema di Salvatore e Valentino c’è, esplosiva e mai nascosta, una parte del racconto tutta versata e declinata su un femminile forte, risoluto, indipendente, contrapposto ad un maschile infantile e confusionario: forse il cortocircuito più interessante da parte di due autori che scavano e mettono in scena la Sicilia, da sempre banalizzata in forme e modalità rappresentative maschiliste e oppressive.
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Senza dire del continuo spalleggiarsi tra realtà e finzione in una dimensione che mette sempre in primo piano il gioco, addirittura con la complicità di un concetto difficile come il metatesto che invece, con Ficarra & Picone, serve ad instaurare un rapporto di complicità con il pubblico.
Incastrati vince con forza e semplicità, con quella leggerezza piena di sottotesti da cui si può solo imparare.