Con quasi nove minuti di backstage quale extra, CG Entertainment (www.cgentertainment.it) lancia su supporto blu-ray Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di morto. Chiaramente, sequel del Come un gatto in tangenziale che fece centro al box office tra la fine del 2017 e l’inizio dell’anno successivo.
Sequel diretto come il primo film da Riccardo Milani e che riporta in scena una coattissima Paola Cortellesi, ora finita in carcere.
È infatti ciò a rappresentare il pretesto per far sì che chieda aiuto al “pensatore” Antonio Albanese, conosciuto nel capostipite. Un Albanese adesso legato ad una giovane e rampante Sarah Felberbaum e impegnato in un progetto di recupero di uno spazio in periferia. Un Albanese grazie al cui intervento la detenzione della donna viene commutata con un lavoro in una parrocchia di periferia. Parrocchia guidata da un sexy sacerdote dalle fattezze di Luca Argentero; mentre, seppur brevemente, ritroviamo in scena anche Sonia Bergamasco e Claudio Amendola.
Oltre ai giovani Alice Maselli e Simone De Bianchi di nuovo nei panni dei figli dei due protagonisti. Tutti al servizio di un secondo incontro-scontro in fotogrammi tra due diverse classi sociali. Tra equivoci riguardanti croccantini per cani e un’escursione all’interno della Fontana di Trevi. Man mano che, a differenza del lungometraggio precedente, non poco si fa sentire il clima da emergenza da Coronavirus in cui è stato concepito. A partire dall’accentuazione dei tempi duri vissuti durante la pandemia dai lavoranti del settore culturale.
Fino a toccare i problemi dei residenti in edifici occupati, gli extracomunitari in subaffitto e la violenza domestica su soggetti femminili.
Il resto, lo fanno un omaggio a Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola e una comicità che include esilaranti momenti onirici. Da citazioni bergmaniane a rivisitazioni delle gemelline di Shining trasformate nelle due cleptomani in sovrappeso Pamela e Sue Ellen. E in Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di morto quale è? Semplice: i numeri non calcolano ciò che rende la vita degna di essere vissuta.