Il Festival del Cinema di Porretta Terme, che quest’anno si svolge dal 4 all’11 dicembre e ricorda l’anniversario di morte di Gian Maria Volonté (che ci ha lasciato il 6 dicembre del 1994), dopo un esordio degno di plauso, prosegue la programmazione.
Vengono affrontate anche tematiche scomode attraverso le opere di registi meno noti, ma capaci di entrare dentro uno dei fatti di cronaca più aberranti dell’ultimo decennio.
É questo il caso dell’opera di Nicolangelo Gelormini, assistente di Paolo Sorrentino ( e anche autore del montaggio) di cui viene presentato il film: Fortuna.
Il film trae lo spunto dalle vicende accadute a Fortuna Loffredo, una bambina di sei anni gettata dall’ottavo piano di un palazzo di Parco Verde Caivano nel 2014. Grazie ai disegni dei bambini, gli inquirenti ebbero la possibilità di risalire a una sequela di abusi, dei quali, nel palazzone degli orrori, in molti erano a conoscenza, ma tacevano per svariati motivi, in un clima omertoso che il regista è stato capace di ricreare attraverso suggestioni e atmosfere che dilatano il tempo e lo spazio svincolandosi con grande capacità dalla cronaca.
Con Valeria Golino, Pina Turco, Cristina Magnotti, Giovanni Ludeno, Libero Di Rienzo, Anna Patierno, Luciano Saltsrelli, Denise Aislet, il film drammatico, sceneggiato dallo stesso Gelormini con Massimiliano Virgilio, le musiche di Golden Rain, la scenografia di Marcella Mosca, distribuito da I Wonder Pictures, narra le vicende di una bellissima bambina di sei anni che vive con la madre in un casermone che appare come un castello degli orrori. La bambina presenta sintomi di spaesamento, dispercezione e un inspiegabile silenzio. Confessa però ai suoi amici intimi, Anna e Nicola, un segreto terribile che porta nel cuore.
Fortuna resiste a qualsiasi orrore grazie alla fantasia: é certa di essere una Principessa che aspetta il momento in cui verranno a prenderla per riportarla nel suo pianeta nello spazio.
Per raccontarci lo spaesamento della bambina che ha una madre poco attenta, il regista inverte le figure della psicologa e della madre. Viene così a delinearsi l’immagine di una terapista che, mentre la bambina parla, passa ore sul cellulare senza ascoltarla. I ruoli della madre e della psicologa si invertono e la realtà è chiara anche ai nostri occhi.
Gelormini, con un apprezzabilissimo lavoro di ri-scrittura della storia, esce dal neoneorealismo, che avrebbe dovuto trattare l’osceno, per spostarsi su un livello più di fantarealismo. Riesce così a spezzare la narrazione, inserisce silenzi che creano vuoti emotivi e agisce su musiche e immagini. Inoltre, utilizza angolazioni di sguardi tutt’altro che semplici, fino a far arrivare lo spettatore alla terribile verità ma senza fagocitarlo.
“Ho lavorato come in un’ esperienza cubista….che é proprio cinematografica. Credo che il cinema stesso nasca come cubismo”: ha sostenuto lo stesso regista in una intervista.
Fortuna è un film importante, con tematiche tutt’altro che banali. Evitato qualsiasi didascalismo, tratta il tema dell’abuso e dello stupro con grande delicatezza. La famiglia della piccola aveva chiesto il ritiro dell’opera dalle sale cinematografiche con il desiderio di dimenticare l’accaduto, ma la richiesta è stata respinta.
Il film infatti rispetta pienamente la dignità della bambina e quella dei genitori. Anzi, racconta mescolando sogno e realtà, ricevendo anche il patrocinio di Save The Children.
Il regista ha affermato di non aver intenzionalmente narrato la vicenda per soffermarsi invece sul mostrare ‘il tradimento’ degli adulti verso i bambini e la loro innocenza.
Un tema sul quale occorre riflettere, soprattutto in questo momento storico.