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Netflix Film

‘Le regine del crimine’ il gangster movie al femminile di Andrea Berloff

In Le regine del crimine le donne conquistano rispetto e potere a discapito degli uomini. Il contesto malavitoso ci dà un assaggio di come sarebbe il mondo con le donne al potere.

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Le regine del crimine (titolo originale: The Kitchen), scritto e diretto da Andrea Berloff, già candidata all’Oscar per la sceneggiatura di Straight Outta Compton, è disponibile su Netflix.

È un film crudo, drammatico e coinvolgente che ribalta al femminile il classico punto di vista maschile del gangster movie. In Le regine del crimine le donne conquistano rispetto e potere a discapito degli uomini e il contesto malavitoso ci dà un assaggio di come sarebbe il mondo con le donne al potere.

La trama

New York, anni ‘70, quartiere di Hell’s Kitchen. Kathy (Melissa McCarthy), Ruby (Tiffany Haddissh) e Claire (Elisabeth Moss) sono le mogli di tre gangster irlandesi. Quando i mariti vengono arrestati dall’FBI e l’organizzazione criminale di cui fanno parte dimostra di non sostenerle economicamente come loro si aspettavano, decidono di prendere in mano la gestione degli affari del quartiere, scatenando una guerra per il potere.

Le regine del crimine | Sky

Un punto di vista originale

Sono rimasta colpita dall’idea di vedere queste donne in una posizione e in un ruolo in cui di solito non le vediamo”.

Così Andrea Berloff spiega in un’intervista rilasciata alla rivista americana Entertainment Weekly cosa l’abbia convinta a realizzare Le regine del crimine.

Il film, per alcuni aspetti, può sembrare la risposta al femminile di Quei bravi ragazzi. Il confronto è senza dubbio azzardato, ma il merito de Le regine del crimine è proprio quello di mostrare tre donne in situazione del tutto insolite.

Il mondo delle mafie di origine europea attive nelle grandi metropoli statunitensi è stato raccontato dal cinema innumerevole volte, in chiave drammatica e anche comica. A prevalere, però, è sempre il punto di vista maschile. Ciò fa del gangster movie uno dei generi cinematografici più sessista.

Le donne sono sempre relegate in ruoli marginali e passivi. Le regine del crimine rovescia questa consuetudine, rappresentando, con un tocco d’ironia, il pragmatismo femminile, e offrendo allo spettatore un punto di vista del tutto originale.

La scalata criminale

Andrea Berloff, inizialmente, ci mostra tre casalinghe che in modo diverso sono assoggettate all’autorità dei loro mariti. Ma poi l’arresto di questi dà l’avvio alla loro scalata nel mondo del crimine.

Per Kathy, Ruby e Claire è come entrare in un mondo straordinario. Le tre donne non sono certo estranee all’universo malavitoso, tutt’altro. Kathy, per esempio, è la nipote del boss che in passato controllava il quartiere e Ruby è sposata con uno dei principali esponenti della famiglia.

Per loro, dunque, la criminalità è la norma, ma non avevano mai avuto un ruolo attivo perché vivevano all’ombra dei mariti.

Andrea Berloff è bravissima a mostrare come questo passaggio, delle tre protagoniste, da un ruolo del tutto passivo a una nuova condizione attiva, non avviene per soddisfare un particolare desiderio di riscatto o almeno non solo.

Le tre donne, infatti, decidono di diventare le cape della famiglia criminale soprattutto per migliorare la propria condizione economica. Dopo l’arresto dei mariti si trovano a vivere con quel poco che viene passato dall’organizzazione, ma non basta. Provano a cercare un lavoro onesto; però, vengono sempre respinte perché donne.

La loro metamorfosi da casalinghe a regine del crimine, dunque, avviene per uno spiccato pragmatismo femminile. Non è la sete di potere a guidare la loro azione, piuttosto il bisogno di sopravvivere in un mondo crudele e maschilista.

Recensione su Le regine del crimine (2019) di mck | FilmTV.it

Kathy, Ruby e Claire

Non ci serve un uomo che combatte le nostre battaglie”.

È ciò che dice Kathy, quando ad un certo punto ad aiutare le tre donne arriva un veterano della guerra del Vietnam, vecchia fiamma di Claire.

Claire è del tutto priva di sete di potere: l’unico suo desiderio sembra quello di rifarsi una vita con il suo Gabriel e vivere una vera storia d’amore. Ma ciò non è possibile nel mondo cinico e crudele de Le regine del crimine e pagherà a caro prezzo questa sua scelta.

Roby, invece, appare come la più interessata al potere in quanto tale. Lei è doppiamente respinta dall’autorità maschile, in quanto donna e di colore. La sua rivincita nei confronti della società, dunque, viene alimentata da motivazione di genere e di etnia.

La solidarietà femminile

Nel film regna uno spirito di solidarietà femminile estremo. Tutte le donne sono legate da un solido legame, finalizzato a destabilizzare il potere maschile, che più di una volta sfocia in puro maschilismo.

Ciò avviene tra Kathy, Ruby e Claire, ma anche con tutte le altre donne che le tre protagoniste incontrano lungo la loro strada. Come, per esempio, le prostitute che battono nel quartiere, ma soprattutto con Maria Coretti (Annabella Sciorra), la moglie del boss della mafia italiana.

C’è, però, un’eccezione, la matriarca della famiglia irlandese. La donna, infatti, ostacola, seppur indirettamente, la scalata delle tre casalinghe e viene eliminata, perché rappresenta una vecchia visione della società, non solo criminale.

La solidarietà e il pragmatismo femminile trionfano nel finale. Lo spettatore si prepara a un regolamento dei conti tra Kathy e Ruby, ma viene sorpreso da un compromesso dove vincono il buonsenso e la pace.

Recensione su Le regine del crimine (2019) di mck | FilmTV.it

La fonte della graphic novel

Le regine del crimine è un’opera coinvolgente, ma la trama ha dei punti poco chiari e alcuni personaggi appaiono poco approfonditi. Questo, però, non sembra un difetto, piuttosto una caratteristica data dalla sua stessa fonte.

Il film è basato sull’omonima serie a fumetti della Vertigo Comicis creata da Ollie Masters e Ming Doyle. La regista, senza strafare, rende visibile l’origine del suo film, conservando alcuni tratti tipici delle graphic novel; basti pensare alle sequenze finali.

Inoltre, Andrea Berloff è consapevole che la trama in alcuni punti si complica e aggira il problema riproponendo le immagini salienti della vicenda in un momento chiave.

Più che difetti, dunque, questi appaiono come scelte stilistiche. D’altronde, è vero che Le regine del crimine è un’opera prima, ma Andrea Berloff ha una carriera ventennale come sceneggiatrice, avendo firmato sceneggiature di film importanti come World Trade Center, diretto da Oliver Stone.

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Il film è disponibile qui

Le regine del crimine – Trailer italiano – YouTube

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Le regine del crimine

  • Anno: 2019
  • Durata: 102 minuti
  • Genere: gangster
  • Nazionalita: Usa
  • Regia: Andrea Berloff