La macchia di inchiostro, opera prima di Ciro Valerio Gatto, debutta in anteprima assoluta al 17° Biografilm Festival. Il documentario, prodotto da Ethnos e Mammut Film è in programma nella sezione Art & Music; la proiezione avrà luogo il 4 giugno.
La macchia di inchiostro
La trama
Ciro Valerio Gatto realizza un ritratto inedito di Roberto Roversi, uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento. Scrittore e intellettuale, ha fatto della sua vita il manifesto delle proprie scelte politiche e culturali. L’allestimento da parte di una giovane compagnia teatrale, di un suo testo inedito, è un’occasione unica per compiere una ricerca dentro la “macchia” che è stata posta sulla sua immagine pubblica.
Un ritratto intimo dell’intellettuale bolognese
Le riprese dello spettacolo La macchia di inchiostro si alternano alle testimonianze di amici, studiosi e collaboratori di Roberto Roversi. Il film è un ritratto intimo dell’intellettuale bolognese, che ha preferito restare lontano dai riflettori per operare in totale autonomia.
Nei primi anni Settanta, infatti, Roberto Roversi prese la decisione di non pubblicare più con grandi sigle editoriali, ma di autoprodursi. La diffusione dei suoi lavori avveniva attraverso la libreria Palmaverde.
“Attenzione alla comunicazione. Dovete essere proprietari di quello che voi dite. Non fatevi travisare, non fatevi prendere in un meccanismo che inevitabilmente è destinato a schiacciarvi”.
Sono le parole di Antonio Bagnoli, direttore della casa editrice Pendragon, che ci illuminano sul pensiero dell’intellettuale bolognese.
Un punto di riferimento per giovani scrittori
La libreria di Palmaverde era un punto d’incontro per giovani poeti e letterati, i quali riconoscevano Roberto Roversi come un prezioso punto di riferimento.
Tra questi c’era anche Stefano Benni che rievoca nel documentario una delle più celebri frasi dell’intellettuale.
“Se un libro non è rosicchiato dal tarlo è un brutto segno”.
Preziosa è anche la testimonianza di Gaetano Curreri degli Stadio. Il musicista ricorda la prima collaborazione di Robrto Roversi con Lucio Dalla per l’album Il giorno aveva cinque teste (1973).
“Lucio diceva che se lui non avesse incontrato Roversi avrebbe fatto l’idraulico, chiaramente esagerando. Roversi era stato una figura, che nella capacità di Lucio di essere pop, di arrivare alla gente immediatamente, lo aveva innalzato di almeno due gradini…”
Gaetano Curreri, inoltre, ricorda l’immenso valore poetico dell’intellettuale, che decise di contaminarsi con la musica pop, perché credeva molto nel valore della musica popolare.
Le collaborazioni musicali di Roberto Roversi non si limitarono a Lucio Dalla, con il quale realizzò due album, ma proseguirono con gli stessi Stadio, Paola Turci, Mina, Claudio Lolli e Fabrizio Moro.
La macchia di inchiostro, oltre alle testimonianze dirette, offre una vera e propria esplorazione della vita e delle opere dell’intellettuale. Il tutto realizzato attraverso la trasposizione visiva di alcuni suoi componimenti poetici, tramite il montaggio di materiale d’archivio dell’epoca e l’utilizzo di sequenze d’animazione in 3D.