Presentato al RIFF edizione 2020, Ernesto è un lungometraggio diretto da Ernesto di Giacomo Raffaelli & Alice De Luca che lo hanno anche completamente autoprodotto. Il protagonista è Federico Russo, nei panni di un adolescente in cerca di se stesso e di una chiara identità sessuale ma non solo.
Accanto a lui Nicoletta Cifariello, Luca Ingravalle, Leonardo Venturi, Silvia Micunco, Virginia Sarra, Rodolfo Cascino-Dessy, Ilaria Bevere, Blu Yoshimi, Leonardo Panetta, Chiara Ferri, Matteo Palmiero.
Prima di questo lungometraggio De Luca e Raffaelli avevano girato soltanto un cortometraggio con gli studenti di un liceo romano sulla morte del giovane giornalista siciliano Peppino Impastato, ucciso dalla Mafia negli anni 70. Di Ernesto firmano, oltre alla sceneggiatura, la fotografia e il montaggio. La musica è di Corrado Giancoli.
TRAMA ERNESTO
Ernesto è un adolescente che si muove per le strade di Roma alla ricerca di sé. Capitolo dopo capitolo, passa il tempo e passano le persone ma lui continua a barcamenarsi tra relazioni transitorie, ferendosi e ferendo gli altri. Si rifugia nei suoi momenti felici e nelle ideologie politiche, sperando di eludere la sofferenza ma la vita lo costringerà a crescere dolorosamente.
“Diseducazione” sentimentale.
Il racconto di un percorso sentimentale costellato da vari incontri più o meno importanti. L’educazione sentimentale del protagonista avviene attraverso una serie di relazioni di cui i registi ci mostrano i momenti più significativi. Questa opera prima incuriosisce sia per le tematiche che per la rigorosa scelta stilistica di girare in formato 4:3, legata alla volontà di “raccontare solo alcuni frammenti della vita di Ernesto, come se il film fosse una lunga rielaborazione della memoria del protagonista”, si legge nelle note di regia.
Emerge una grande confusione interiore di Ernesto, che sembra essere legato particolarmente a tutti e a nessuno in realtà. Interessante la scelta di parlarsi senza far aprire la bocca agli attori, quasi a voler sottolineare una difficoltà nel comunicare quelli che sono i reali pensieri.
“Mi volevo solo innamorare”
dice Ernesto ad Anna, la ragazza del Primo capitolo del Film, che vuole andare via dalla loro città di sempre, dalla loro storia di sempre. E’ lei sicuramente il rapporto più lontano e radicato nel tempo, si intuisce, l’amore dell’adolescenza infantile.
La rottura e l’accoglienza della fine della storia segna un cambio di registro e si intuisce uno smarrimento estremo. Un cambio di direzione che lo porta a percorrere una strda ugualmente sentita, verso l’omosessualità.
Seguono altre storie e altre donne, come Giovanna, capitolo due, più matura e quasi materna, e nel mezzo sempre il conflitto, quell’altro lato di sè che lo porta a correre con dei palloncini in mano, libero e sereno , sul ponte che affaccia al mare.
SMARRIMENTO
“Ernesto è un film sicuramente sullo smarrimento giovanile,” specchio della crisi del pensiero che affligge questa generazione.
Le relazioni sono il filo sottile della narrazione che si concentra sull’incontro con questi personaggi diversi ma tutti importanti e necessari.Nessuno di loro è in realtà funzionale davvero a sciogliere i dubbi di Ernesto sulla sua identità e nel dialogo finale con il Trans incontrato per caso si rivela e si esplora come Ernesto in realtà vorrebbe essere tutto e niente, non scegliere, restare sulla soglia ancora un pò.
Roma, libera e labirintica, è la linfa vitale di una generazione che sente il bisogno di trovarsi e perdersi, iniziare e ricominciare”, scrivono ancora gli autori.
-La suddivisione in capitoli permette di seguire le nuove abitudini, lasciare indietro quelle vecchie e mostrare come non siano gli anni a scandire le loro esistenze ma gli amori, gli errori, le situazioni. La figura di Tommaso, oggetto dei ricordi e delle fantasie di Ernesto, rappresenta l’amore idealizzato che si annida nella mente e non permette di accontentarsi della realtà”.
Traspare la buona intenzione degli autori di voler creare un racconto quasi “pasoliniano” , con le scene dei momenti di “perdizione” di Ernesto, tra balli in discoteca e sbornie notturne, lasciando spazio anche a qualche dissertazione politica e sociologica, ma permane una confusione generale che non sempre mantiene la giusta tensione emotiva nel corso del film e, alcune scelte un pò stereotipate, non aiutano a creare una più spontanea sinergia fra i protagonisti lasciando addosso una sensazione di forzato clichè.