Perdita Durango di Álex de la Iglesia, con Javier Bardem
Western urbano e frontaliero, Perdita Durango di Álex de la Iglesia attraversa con una poesia e una tenerezza criptate dal grottesco e dalla violenza esasperata alcuni tra i temi cardine del percorso umano: l’amore, il sesso, l’amicizia, la religione. Con Javier Bardem e James Gandolfini
Perdita Durango è un film del 1997, diretto da Álex de la Iglesia, tratto dal romanzo 59 Degrees and Raining: The Story of Perdita Durango dello scrittore statunitense Barry Gifford. Inizialmente il film doveva essere diretto da Bigas Luna. Il cast del film doveva essere composto da Madonna nel ruolo di Perdita Durango e da Dennis Hopper nel ruolo dell’agente Dumas, mentre Javier Bardem era già stato scelto per interpretare Romeo Dolorosa. Successivamente Madonna rifiutò il ruolo. Per interpretare Perdita Durango fu così scelta Victoria Abril, mentre per i ruoli di Romeo Dolorosa e dell’agente Dumas furono scelti Johnny Depp e Ray Liotta. Quando Bigas Luna abbandonò il progetto gli subentrò Álex De la Iglesia, che scelse Rosie Perez per il ruolo di Perdita, Javier Bardem per quello di Romeo e James Gandolfini per quello di Dumas. Con Rosie Perez, Javier Bardem, Aimee Graham, Harley Cross, James Gandolfini.
Trama Perdita Durango e il suo demoniaco amante Romeo rapiscono due ragazzi, Duane e Estelle, portandoli a Las Vegas.
Da un romanzo di Barry Gifford, tanto caro a David Lynch, Perdita Durango è un western urbano e frontaliero completamente autonomo che può essere affiancato ad alcuni titoli di Robert Rodríguez, come Desperado (1995) e Dal tramonto all’alba (1996). Il western è la chiave di lettura cinematografica del film di Alex de la Iglesia. In questa cornice mitica il regista piazza tutto quello che di irriverente conosce: sesso, droga e satanismo. Le vie del Diavolo sono infinite. In un rito orgiastico demoniaco, il regista attraversa con una poesia e una tenerezza criptate dal grottesco e dalla violenza esasperata alcuni tra i temi cardine del percorso umano: l’amore, il sesso, l’amicizia, la religione.
Inequivocabile il richiamo continuo al binomio vita/morte che rivive poi plasticamente nelle bellissime sparatorie, nel sesso disturbante e promiscuo dei personaggi e nel paesaggio arido del deserto. Morendo, l’uomo acquista una statura mitica, diventa inverosimilmente immortale. Questo il folle pensiero di Romeo, il protagonista interpretato da Javier Bardem, che con la sua novella Giulietta, ovvero la Perdita del titolo, a cui dà volto e corpo Rosy Pérez, si amano e si odiano, si prendono e si lasciano, in una metafora dell’amore-odio tra vita e morte. Una nega l’altra, ma entrambe sono indivisibili.
Citando Vera Cruz, oltre a ricollegare il film al genere western, il regista, attraverso il personaggio di Romeo, esemplifica la sua teoria sulla caratura dell’uomo come personaggio mitico e sostiene, misticheggiante, che la morte di Burt Lancaster nel classico di Robert Aldrich sia l’unica morte giusta per un uomo: tragica e drammatica. Bellissimo il finale, quando morendo, Romeo si vede proiettato ai piedi di Gary Cooper in Vera Cruzal posto del morente Burt Lancaster. Il Mito gioca con se stesso, nelle sue infinite combinazioni, proiettando sul grande schermo, e tra le righe della finzione, tutto il nostro enigmatico senso della vita.
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