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Cisterna Film Festival: Sub Terrae di Nayra Sanz Fuentes

Alla quinta edizione del Cisterna Film Festival, nella sezione, collaterale al concorso, Altre Visioni, il cortometraggio spagnolo della regista Nayra Sanz Fuentes, Sub Terrae, porta lo spettatore all'inferno

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Alla quinta edizione del Cisterna Film Festival, nella sezione, collaterale al concorso, Altre Visioni, il cortometraggio spagnolo della regista Nayra Sanz Fuentes, Sub Terrae, porta lo spettatore all’inferno. Un incipit da film horror, con corvi svolazzanti ed avvoltoi appollaiati sui colombari di un polveroso cimitero di campagna, una carrellata su lapidi e loculi, tombe ancora aperte, tumuli vuoti, cappelle in costruzione; quello che dovrebbe essere il luogo della pace e dell’eterno riposo si trasforma in un inquietante locus mortis. E poi lo sguardo cade giù, verso il dirupo, dove indistinti esseri umani, come delle ombre senza volto, si muovono in quello che sembra essere l’inferno in Terra. E sono infatti le parole del Sommo Poeta, l’incipit della Divina Commedia, l’epitaffio di questo singolare cortometraggio: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura ćhe la diritta via era smarrita”.

Se Dante scendeva nell’inferno divino, la Fuentes descrive qui l’inferno terreno, costruito dall’uomo; girato in un luogo indefinito, Sub Terrae vuol mostrarci una realtà che appartiene al mondo intero, un ineffabile inferno creato dalla società contemporanea, lasciando al contempo sospesa la domanda su come uscirne. Inferno e Paradiso non sono luoghi soprannaturali, sono qui su questa Terra: non ci sono connotazioni religiose o moralistiche, non c’è paura, colpa o peccato, c’è semplicemente il mondo in cui viviamo, una civiltà in rovina, che ci fa pensare a come possiamo rapportarci alla realtà presente.

Nel cimitero c’è il confine tra i vivi ed i morti, tra umano e sovrumano, tra la realtà e l’incubo; allo stesso modo in Sub Terrae possiamo sentire il confine tra il nostro mondo terreno e l’inferno in cui lo stiamo trasformando. Lo vediamo non attraverso occhi umani, ma attraverso lo sguardo minaccioso degli uccelli, scelta registica per portare lo spettatore fuori dalla ‘zona di confort’, creando disagio ed incertezza, aprendo cosi la sua visuale, portandolo non a ‘vedere’ ma a ‘sentire’ l’orrore descritto. Uccelli neri che, al pari di altri animali neri quali Anubi o Cerbero, nell’immaginario umano rappresentano simbolicamente il passaggio dalla vita alla morte.

Sub Terrae non vuol essere un cortometraggio ‘attivista’; mira piuttosto a farci vedere che non sempre le ombre sono sotto la terra, a mostrarci dove siamo e dove è diretta la nostra civiltà, affinché non si giunga al punto di non ritorno, in un ipotetico ‘Ospedale degli Incurabili‘ su cui campeggi la scritta di Luciano Armanni “Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae”: “È questo il luogo dove la morte gode di soccorrere la vita”.

Michela Aloisi

  • Anno: 2018
  • Durata: 7'
  • Genere: Cortometraggio
  • Nazionalita: Spagna
  • Regia: Nayra Sanz Fuentes