Alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione di Alice nella città, arriva l’horror-politico di Luna Gualano.
Quale miglior modo per raccontare una delle paure, sempre più crescenti, del nostro Paese – la xenofobia – se non attraverso quei morti viventi che popolano l’immaginario horror collettivo? È un’interessante trasfigurazione quella di Luna Gualano che in Go Home – A casa loro usa gli zombie come monito per esorcizzare il clima di intolleranza che viviamo, manifestata in modo abietto con l’odio nei confronti del diverso: loro sono gli usurpatori, hanno l’etichetta di “quelli che stuprano”.
Il risultato è uno zombie movie davvero singolare che, riprendendo la tradizione horror del genere si carica – sin dal suo titolo – di una forte connotazione di denuncia sociale: l’odio verso i clandestini è quello di Enrico (Antonio Bannò), giovane borgataro che sfoga il suo rancore nelle contestazioni di piazza. Ma quando la manifestazione contro l’apertura di un centro di accoglienza sfocia in uno scontro violento si troverà, inaspettatamente e suo malgrado, costretto a rifugiarsi in quello stesso centro che, in una lotta senza sconti per la sopravvivenza, si trasformerà in uno scenario apocalittico.
Gualano crea un mondo distopico e claustrofobico dove non ci sono né vincitori né vinti, ma tutti sono prigionieri dello stesso senso di impotenza e di disperazione e, nonostante qualche amara risata strappata di tanto in tanto nella situazione paradossale, verranno accumunati da un unico destino: il filo rosso è una nenia che getta tutti nella stessa barca.
Go Home – A casa loro mantiene la tensione di un incubo senza via di uscita. Lo sguardo di Gualano è spietato, ha la stessa inquietudine della realtà che racconta, portatrice di un’amara riflessione: la paura dell’altro come minaccia alla propria identità.
Silvia Scarpini