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Ready Player One: Steven Spielberg ha superato se stesso

Steven Spielberg costruisce un multiverso futuristico intarsiato di cultura pop e miti popolari che convivono e si sovrappongono gli uni agli altri formando una cosa sola, diventando contemporaneamente la proiezione del passato e del futuro e, quindi, anche parte della nostra storia

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Steven Spielberg, incredibilmente, è riuscito a surclassare tutto quello che aveva fatto in passato. Senza ombra di dubbio. Oltre ogni umana immaginazione. Insomma, Spielberg ha superato Spielberg. Decidendo di realizzare una personale trasposizione cinematografica di Ready Player One, romanzo videoludico di Ernest Cline, il creatore di E.T. – L’Extraterrestre, A.I. – Intelligenza Artificiale e Jurassic Park, si assume una responsabilità enorme: rendere credibile l’incredibile. E ci riesce, senza fronzoli e ghirigori, senza esclusioni di colpi, senza giri di parole.

Spielberg costruisce così un multiverso futuristico intarsiato di cultura pop e miti popolari che convivono e si sovrappongono gli uni agli altri formando una cosa sola, diventando contemporaneamente la proiezione del passato e del futuro e, quindi, anche parte della nostra storia. Una storia fatta di guerre, devastazioni e carestie, una realtà distopica e famelica che si nutre dei sogni e delle speranze degli uomini, un’umanità selvaggia e deleteria che depreda se stessa per sopravvivere. L’unica soluzione, dunque, sembrerebbe quella di rifugiarsi in un mondo virtuale popolato da avatar che si sfidano soltanto per accumulare soldi e armi, ottenere un upgrade e divenire i campioni di OASIS. Un’alternativa senza troppe pretese alla realtà insipida che circonda gli uomini, o quello che ne rimane. Alla morte del fondatore di OASIS, però, gli avatar hanno un nuovo obiettivo da raggiungere: trovare tre uova pasquali per ottenere il controllo del sistema. La caccia passa così attraverso enigmi nascosti in ricordi perduti o sfumati, nelle ombre di un passato tenebroso ma anche nelle potenzialità di un futuro emblematico e imprevedibile. Un futuro che può nascere dalle ceneri di un mondo malato come quello di Shining per divenire il giusto diversivo alla vita attuale.

Spielberg manomette volontariamente il testo di partenza per discrezione e, forse, anche per modestia. Omaggia i grandi classici del passato partendo da King Kong e arrivando al Gigante di ferro, passando per la DeLorean di Ritorno al futuro, per la perfidia di Chucky e per gli artigli di Freddie Krueger. Nessun particolare viene lasciato al caso, tutto rientra nel superbo disegno di un demiurgo machiavellico e impietoso che cattura lo spettatore e lo intrappola in un vortice di emozioni senza tregua. I 140 minuti della pellicola praticamente volano e, alla fine, il pubblico si ritrova completamente esausto, a metà tra lo sbigottito e l’affascinato, in una sorta di prometeica estasi mistica. Sfiniti e senza più energie, assorbiti anima e corpo nella contemplazione di una vera creazione poetica plasmata da uno strabiliante regista visionario, gli spettatori perdono anche l’uso della parola. Spielberg vince, ancora una volta. Ma d’altronde, non c’è partita contro di lui. Questa è la verità.

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  • Anno: 2018
  • Durata: 140'
  • Distribuzione: Warner Bros Italia
  • Genere: Azione, Fantascienza
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Steven Spielberg
  • Data di uscita: 28-March-2018