fbpx
Connect with us

Live Streaming & on Demand

Nick Cave – One More Time With Feeling su Mubi

A livello di regia Andrew Dominik ha fatto davvero un gran bel lavoro, mostrando sensibilità e quasi un senso di “andare incontro” a Nick Cave, anche a livello umano, e la scelta del bianco e nero è perfetta perché basta la presenza e la bellezza di Nick Cave, con le sua eleganza davanti ad una tazza di thè a dare vita alle immagini

Pubblicato

il

Non lo so cosa vuol dire perdere un figlio. Sono ancora figlia io e la sola idea di recensire un dolore altrui, per quanto possa essere il mio “lavoro”, in questo caso costa un estrema fatica. Non so quello di cui sto parlando, devo cercare altro avvicinandomi al dolore.

Uscendo dal cinema non mi sono fatta carico del dolore del personaggio in questione. Poi andando a casa e nei giorni a seguire me lo sono portata dietro, come un pensiero fisso. Non volevo scrivere di un sentimento di pietà e spero davvero di non farlo e devo dire che dal documentario Nick Cave riesce a trasmettere tutta la potenza espressiva di un dolore che deve per forza di cose trasformarsi in altro, non modificarsi all’origine ma trasformarsi. Sicuro non vuole pietà. Sì, lo ha fatto davanti alle telecamere, si è affidato alle mani e agli occhi di un regista, Dominik, con tutto il disagio e il suo essere Nick Cave. Non credo che vada criticato per aver scelto questo modo, anzi chi conosce il personaggio Nick Cave forse capisce ancora meglio da questa scelta che quello che gli è accaduto abbia “modificato” il suo essere. Si sarebbe anche potuto chiudere di più. Lui no. Come lui stesso dice “in anni passati, non avrei mai preso in considerazione di fare una cosa del genere“.

Nel sentire queste sue parole e nell’osservare il suo sguardo vi posso assicurare che quello che riuscite a catturare è una dolcezza e una tenerezza infinite. Vuole parlare, che male c’è? Ha sempre cantato dolore, morte, distacco, prepensioni verso il divino, ricerca di spiritualità a tutti costi, perché non dovrebbe parlare di un dolore così grande al suo pubblico? Perché avrebbe dovuto portarsi addosso questo dolore come ha fatto con il suo precedente? ( la morte del padre). A tal proposito sono andata a rivedermi un vecchio documentario sulla sua vita e il suo chitarrista dice “andò avanti e non affrontò la cosa al momento“, trascinandosi per anni questa perdita. Ora è diverso, ora il dolore è evidente che è maggiore, ed è evidente che avendo avuto quella esperienza passata Nick Cave non vuole trascinarsi la morte del figlio come un carico che potrebbe anche distruggerlo. Perché in alcuni momenti il suo volto vi apparirà come quello di un uomo spento, chiuso, lasciato andare. In alcuni momenti del documentario sembra anche lui un ricordo. Ha preferito affrontarla invece. Tutto qui. Che non vuol dire che gli costi di meno. Per un paradosso c’è tanta di quella bellezza e di quella forza, di un amore spietato nei confronti della vita in One more time with feeling che si rimane scioccati da questo uomo al pianoforte, che ha paura che la sua voce non sia più come un tempo. È bello osservarlo con il suo pettine, è bello Nick Cave nonostante quegli occhi tristi. La dolcezza e la maniera sublime con la quale descrive la moglie. È divertente Nick Cave quando parla dell’ossessione della moglie di spostare i mobili ed è profondo come le occhiaie che davanti allo specchio lui stesso interroga: “da dove siete venute , un anno fa non eravate qui“. Credo che l’immagine migliore che venga fuori dal documentario è quella di lui che davanti allo specchio, parlando a sé con estrema consapevolezza si dice “quell’immagine che sono io , dentro però lo so che non è così“.

Ci sono particolari delicatissimi che vi faranno capire quanto pesi quell’assenza del figlio. C’è un quadro che Nick Cave non riesce a poggiare sul tavolo, perché non vuole vederlo, mentre la moglie lo mostra al regista, lui dopo lo prende , prima cerca di sistemarlo sul tavolo, poi lo poggia sulla sedia, poi non riesce a tenerlo accanto e alla fine decide di metterlo dietro. Da lì dal suo sguardo, da come sposta quel quadro, disegnato dal figlio, è come se spostasse il pensiero della morte. E poi l’abbraccio, quando la moglie e il figlio entrano in studio, un cerchio carico di sostegno.

One more time with feeling mi ha fatto davvero impressione perché c’è una dignità nel parlare di quell’assenza e di quel dolore, anche davanti alle telecamere, soprattutto davanti alle telecamere, che non mi sarei mai aspettata. Ecco, la dignità. One more time with feeling è un documentario di un uomo che mostra la sua dignità davanti al mondo dopo una perdita del genere. E la dignità e l’amore nei confronti di sua moglie e dell’altro figlio sta tutta quando dice “Io e mia moglie abbiamo deciso che dobbiamo essere felice, proprio per quello che la vita ci ha fatto. Ci vendichiamo così “.

D’altra parte devo dire che a livello di regia Andrew Dominik ha fatto davvero un gran bel lavoro, mostrando sensibilità e quasi un senso di “andare incontro” a Nick Cave, anche a livello umano, e la scelta del bianco e nero è perfetta perché basta la presenza e la bellezza di Nick Cave, con le sua eleganza davanti ad una tazza di thè a dare vita alle immagini. La scelta del 3D non lo so, devo essere sincera.

Un solo consiglio: non abbiate paura di andare a vedere tanta dignità, seppur impregnata di dolore e sofferenza. Andate a vederlo, anche per capire nella vostra realtà le cose a cui davvero bisogna dare importanza e come dice Nick Cave “imparare ad essere meno distratti“.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

  • Anno: 2016
  • Durata: 112'
  • Distribuzione: Nexo Digital
  • Genere: Musicale
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Andrew Dominik
  • Data di uscita: 27-September-2016