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Venezia 72: Rabin, the last day di Amos Gitai (In Concorso)

Rabin, the last day (in concorso) è il tributo che Amos Gitai, instancabile e necessario interprete visivo anche della realtà e complessità del popolo d’Israele, rende alla memoria del premio Nobel Yitzhak Rabin, a 20 anni dal suo assassinio avvenuto per mezzo di un giovane estremista ebraico

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Retorica isterica, paranoia ed intrighi politici… Rabin, the last day (in concorso) è il tributo che Amos Gitai, instancabile e necessario interprete visivo anche della realtà e complessità del popolo d’Israele, rende alla memoria del premio Nobel Yitzhak Rabin, a 20 anni dal suo assassinio avvenuto per mezzo di un giovane estremista ebraico. Una luce carica di rabbia e frustrazione gettata sull’impunità di un crime orribile anche per il corso che ha dato alla politica di una nazione vicina ad un ragionevole compromesso. Vicina alla pace.

Durante il suo secondo mandato, Rabin ha svolto un ruolo di primo piano nella firma degli accordi di Oslo (1993), che ha creato l’Autorità Nazionale Palestinese e concesso il controllo parziale su parti della Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Questo straordinario avvicinamento tra Israele e Palestina ha condizionato la stessa vita privata di Amos Gitai, che solo in quel momento decide di porre fine al suo esilio volontario da Israele cominciato 10 anni prima (dalla I guerra del Libano nel 1982 fino al 1992). Sente che è in atto il cambiamento del corso della storia, che finalmente si sta verificando ciò che per lui ha da sempre significato Israele: “Nella mia mente Israele nelle sue origini era un impegno politico, non religioso, una conclusione politica di una lunga storia di sofferenza dal popolo ebraico”. E il 4 novembre del 1995 questo sogno viene infranto, buttato all’aria da quella frangia folle ed estrema, delirante di irrealtà, che politicamente in primis aveva alimentato odio e vendetta verso un uomo (Rabin), considerato un traditore, paragonato ad Hitler, condannato a morte da un Likud capitanato da Benjamin Netanyahu conciliante in parlamento e sobillatore con la sua gente…Un uomo, Rabin, su cui i rabbini più intransigenti avevano lanciato la maledizione che apre a tutti i fedeli la necessità di una vendetta, la morte giusta al traditore, a chi nega la sacralità della terra di Israele.

Una ricerca, quella di Gitai, iniziata due anni fa, tra documenti, riprese video e foto del periodo che ha preceduto l’assassinio di Rabin ai mesi successivi, attenendosi rigorosamente alla documentazione esistente su questa vicenda. Rabin, the last day alterna immagini di archivio a ricostruzioni, nella volontà di ‘correggere’ il lavoro della Commissione Shamgar, una commissione d’inchiesta nata dopo l’omicidio, tarpata nelle indagini da una lettera d’incarico che la relegava a far luce sulle disfunzioni operative che hanno permesso l’omicidio, non dentro quella coltre politica e religiosa che ha condotto ad esso. Rabin, the last day, nelle intenzioni di Gitai, vuole essere una sorta di commissione cinematografica di inchiesta su quell’incitamento alla morte di Rabin, alla distruzione del processo di pace. E riesce a pieno nel suo intento. Con la capacità introspettiva che Gitai genera sempre, con il potere che ha di superare il visivo pur restando saldamente attaccato alla macchina da presa: un oltre cinema dove immagini, parole, suono si fondono dentro un SENSO che emerge prepotente e prende il sopravvento. Resta, a visione ultimata, un’impotenza, quasi una resa in chi guarda, di fronte a tanto odio, ignoranza e cieca visione di un Dio realmente fatto a propria misura, di una infallibilità pazza data a testi cd. Sacri, ma scritti pur sempre da uomini… Illuminante, la scena in cui un medico senza alcuna esitazione comunica al gruppo ultraortodosso riunito per discutere dell’attività di Rabin, la diagnosi di schizofrenia da cui sarebbe affetto il Primo Ministro nel non contatto con la realtà, nello svendere la terra sacra ai Palestinesi (il pazzo che dà del pazzo al normale!). Come si può arrivare alla pace di fronte a questi macigni? Gitai, per fortuna, ‘cammina’ anche per noi.

Maria Cera

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  • Anno: 2015
  • Durata: 153'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Israele, Francia
  • Regia: Amos Gitai