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Taxidrivers Magazine

Woody Allen: A Documentary

Presentato in anteprima nazionale all’interno del Tribeca Firenze il docufilm biografico, autorizzato dallo stesso Allen, realizzato dal regista Robert Weide

Pubblicato

il

Anno: 2012

Distribuzione: Bim Distribuzione

Durata: 113′

Genere: Documentario

Nazionalità: USA

Regia:  Robert Weide

Woody Allen: A Documentary  è stato presentato in anteprima nazionale all’interno del Tribeca Firenze,  la prima edizione del festival del cinema nato dalla collaborazione tra Tribeca Enterprises e il prestigioso The Tuscan Sun Festival. Si tratta di un docufilm biografico, autorizzato dallo stesso Allen, realizzato dal regista Robert Weide che ha potuto seguire per più di un anno e mezzo il grande artista newyorkese. La pellicola, presente nella sezione “Cannes Classics” all’ultima edizione della kermesse francese, si sofferma principalmente sulla carriera artistica di Woody Allen ed evita quasi completamente d’indagare gli aspetti della sua vita sentimentale. Scelta dettata senz’altro dalla proverbiale riservatezza del regista newyorkese  che, come detto in precedenza, ha dato il suo beneplacito a questo progetto.

Nato a Brooklyn nel 1935 col nome di Allan Stewart Konigsberg, ci viene descritto come un bambino tanto vivace quanto svogliato nell’ambito scolastico che, da adolescente, cominciò a scrivere divertenti articoli e freddure per diversi giornali con lo pseudonimo di Woody Allen. Egli stesso ci conduce sui luoghi della sua infanzia e ci mostra la casa dove è nato e la macchina da scrivere utilizzata fin dalle prime sceneggiature. Dopo gli inizi nel mondo dello spettacolo come stand up comedian, ruolo mai amato a causa della sua proverbiale timidezza, arriva ben presto nel mondo del cinema interpretando i primi ruoli comici. La svolta arriva nel 1969 quando scrive, dirige e interpreta Prendi i soldi e scappa; il film ottiene un grande successo e segna l’inizio di un periodo molto ispirato per Allen che da adesso in poi avrà sempre il pieno controllo delle sue opere, senza le interferenze degli studios, assai diffuse e frequenti nel sistema produttivo hollywoodiano. Dopo una serie di film comici Woody cambia in parte registro e realizza un’opera più profonda e matura come Io & Annie a cui seguirà Interiors, il suo primo film drammatico.

L’aspetto più interessante del documentario di Weide è quello incentrato sulla prima parte della carriera artistica del regista e interprete americano. Impossibile non provare ammirazione e nostalgia per l’incredibile sequela di grandi film realizzati fino ai primi anni novanta, da Manhattan a Zelig, da La rosa purpurea del Cairo a Crimini e Misfatti. Il limite dell’operazione di Weide sta invece nell’aver omesso quasi completamente le produzioni meno felici e ispirate di Allen, dalla seconda metà degli anni novanta fino al risveglio artistico nel 2005 con Match Point, il film che dà il via alle sue produzioni europee con la scoperta della nuova musa Scarlett Johansson che ritroveremo poi in Scoop e in Vicky Cristina Barcelona. Del decennio intercorso tra La dea dell’amore e Match Point si cita solo l’opera più riuscita, Accordi e disaccordi, con una diretta testimonianza del protagonista Sean Penn. Un altro aspetto appena accennato e non approfondito è la scabrosa vicenda legata alla nascita della relazione con Soon-Yi , la figlia adottiva di Mia Farrow.

Nel complesso ne viene fuori un ritratto interessante e a tratti divertente sull’autore di origine ebraica, con le sue tipiche nevrosi e ossessioni che sembrano appartenere anche all’uomo e non solo al personaggio, arricchito da sequenze di show televisivi dove lo vediamo da giovane in un incontro di pugilato con un canguro o alle prese con un cane che canta. Un cineasta capace di rinnovarsi e di evolversi a livello artistico, che ci ha regalato dei ritratti femminili davvero unici e sorprendenti, soprattutto grazie all’incontro con Diane Keaton, la sua prima musa che s’innamorò di lui a prima vista e lo aiutò a trasporre sullo schermo il punto di vista femminile.

Boris Schumacher

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