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64. Festival di Berlino: “Aimer, boire et chanter” (“Life of Riley”) di Alain Resnais (Concorso)

L’infaticabile Alain Resnais, 92 anni portati in maniera splendida, torna al cinema riprendendo due temi a lui cari, il mondo del teatro e la morte. Con tono lieve e utilizzando la messa in scena di uno spettacolo come filo conduttore, ci troviamo di fronte a del vero e proprio teatro filmato e adattato per il grande schermo

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Anno : 2014

Durata : 108’

Genere : Drammatico

Nazionalità : Francia

Regia : Alain Resnais

 

Durante le prove di una produzione teatrale, un gruppo di attempati attori amatoriali riceve una brutta notizia : al loro caro amico George è stato diagnosticato un cancro terminale che gli lascia solamente sei mesi di vita. Cosa fare per aiutarlo, e soprattutto come confrontarsi con la morte imminente di una persona amata? Due coppie e la sua ex moglie con il nuovo compagno si confrontano per capire come aiutarlo. Saranno soprattutto le donne a lottare per diventare la protagonista dei suoi ultimi giorni, la prescelta che accudisca il casanova George fino alla fine.

L’infaticabile Alain Resnais, 92 anni portati in maniera splendida, torna al cinema riprendendo due temi a lui cari, il mondo del teatro e la morte. Con tono lieve e utilizzando la messa in scena di uno spettacolo come filo conduttore, ci troviamo di fronte a del vero e proprio teatro filmato e adattato per il grande schermo, il regista francese mette i suoi protagonisti davanti alle vicissitudini che derivano dal dover convivere con il pensiero della fine. Non vediamo mai George Riley, ma impariamo a conoscerlo dai racconti dei suoi amici, un Don Giovanni amante della vita e del divertimento, un mascalzone che anche in fin di vita alimenta drammi ed equivoci con le sue manipolazioni. Sempre fuori scena e sempre protagonista mentre di fronte alla cinepresa un drappello di fidati amici del regista interpreta il gruppo di attori che cerca di coinvolgere e distrarre George dalla sua malattia. Tra i tanti citiamo i magnifici Sabine Azéma (compagna di Resnais nella vita), André Dussolier, Hippolyte Girardot, Sandrine Kiberlain e Caroline Silhol, incredibili professionisti che con grande credibilità ci raccontano cosa vuol dire essere anziani avendo ancora tanta voglia di vivere ma poco tempo per farlo a pieno. Le crisi, le gelosie e le rivalità familiari che contrappongono i protagonisti nascono dal diverso modo di affrontare e metabolizzare la fine di ogni individuo. Non c’è tragedia e non c’è pessimismo in questo film, tratto dalla pièce teatrale Life of Riley scritta da Alan Ayckbourn (da cui Resnais aveva già tratto Smoking/No smoking e Cuori) solo tanta amara consapevolezza. Amare, bere e cantare, è questo il titolo del film, un inno alla vita vissuta pienamente e senza rimpianti. Non c’è una maturità felice ed accettata, ma si infrange anche il sogno dell’eterna giovinezza, dunque ciò che rimane è solo la possibilità di sfruttare al meglio i propri anni vivendo ogni singolo giorno con sfrontata allegria.

Emiliano Longobardi

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