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‘Gli sdraiati’: Francesca Archibugi ci parla di adolescenti e genitori

Dal flusso di coscienza del libro di Michele Serra, con Gli sdraiati Francesca Archibugi e Francesco Piccolo hanno costruito un romanzo famigliare, in cui il conflitto tra padre e figlio rispetta le ragioni, e i torti, dell’uno e dell’altro

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Film e recensione di Taxidrivers sono del 2017.  Ve li riproponiamo, perché   Gli sdraitati è  stato  rilanciato recentemente su Raiplay.

Gli sdraiati

Foto tratta da Filmitalia

Si sono ritrovati, ancora una volta insieme, Francesca Archibugi e Franceso Piccolo, per la scrittura di quest’ultimo film della regista romana. Lunga e impegnativa, dice lei, e le si può credere. Il libro di Michele Serra da cui è tratto, infatti, (un pre/testo e non un pretesto), è un flusso di coscienza di appena cento pagine. Monologo interiore, divertente e struggente. Lettera non spedita, un confronto con se stesso e con le proprie inadeguatezze paterne fino alla sofferenza, se pure stemperata dall’ironia consueta dell’autore. Aveva bisogno di una trama, che è stata intessuta con pazienza. Quindi, rispettare un testo scritto tradendolo, come ci ha spiegato Paolo Taviani a proposito del romanzo di Fenoglio, Una questione privata.

Gli sdraiati Michele Serra soddisfatto

Per Gli sdraiati la storia andava interamente costruita, e Michele Serra si è dichiarato soddisfatto, perché  questo nuovo romanzo famigliare non ha perso nulla degli umori, dei sentimenti, delle atmosfere. Rischiava di sfiorare il cinismo, data l’antipatia che a volte sanno suscitare i due protagonisti, il padre Giorgio (Claudio Bisio), giornalista televisivo di successo, e il figlio Tito (Galdo Bacchini) adolescente a tempo pieno. Due persone che non fanno mai un passo verso l’altro, in una coazione a ripetere senza scampo, una relazione sclerotizzata, un’ansia genitoriale e un’ansia adolescenziale che rispecchiandosi si amplificano.

Lo stile

Sono passati tanti anni da Lezioni di volo, nel quale Francesca Archibugi aveva fatto sì che i suoi due diciottenni, Pollo e Curry, andassero fino in India per sbloccare quel processo di individuazione che era rimasto paralizzato nella loro vita di famiglia. Famiglia borghese romana, come quella di Tito, che invece è milanese (Milano, vista dall’alto o percorsa da Tito in bicicletta, è resa benissimo con i suoi grattacieli, i suoi colori che quando ci sono, sono belli davvero). Gli Sdraiati parla di adolescenze,  ma il punto di vista comprende anche quello dell’adulto, la sua rabbia,  mai un pregiudizio da parte della regista. Davanti al perfezionista della negligenza che occupa il divano di casa, solo o con altri cinque sdraiati come lui (loro, sì, la vera famiglia di Tito).

Claudio Bisio nel ruolo del genitore impacciato è credibilissimo. L’interprete naturale, visto il successo a teatro con Father and son, anch’esso tratto dal testo di Serra. Una parodia di padre, che somma le due debolezze: la smania protettiva della madre, le pretese di rettitudine del padre, che soccorre e contemporaneamente sgrida, caricatura schizofrenica dell’autorità (da Gli sdraiati di Serra).

gli sdraiati

Una storia di formazione

Una storia di formazione, allora, che riguarda i padri e i figli, che vorrebbero abbassare le armi, e non ci riescono. L’’adulto è sempre alla ricerca della parola giusta, del comportamento che potrebbe farlo entrare nell’intimità del ragazzo. Questo sfugge con destrezza ad ogni possibile confronto. Alcune sequenze del film potrebbero essere utilizzate nei corsi per genitori. Là dove illustrano perfettamente le trappole del doppio legame. I disturbi della comunicazione, le proiezioni inconsapevoli dei padri, le interferenze ingombranti nel processo di crescita. Non credono, i genitori, che i figli lavorano anche quando sono sdraiati, forse di più, nella sospensione apparente del pensiero.

Dal libro al film

Uno dei due ragazzi di Lezioni di volo diceva di vivere sempre nell’attesa di qualcosa: “Così non è che vivo, ammazzo il tempo, ammazzo il lunedì, il martedì, il mercoledì e non arriva niente, nessuno”. È questa sospensione che gli adulti non riescono a cogliere. E nelle loro manchevolezze, si sentono in colpa per non avere pazienza.  Forza d’animo, autorevolezza, severità, generosità, esemplarità……troppe, troppe virtù per chi nel frattempo cerca di continuare a vivere (Serra). Ed è proprio questo l’equivoco in cui staziona Giorgio, quello di pensare di continuare a vivere e di non individuare nell’adolescenza del figlio un’occasione di crescita anche per se stesso.

È pieno di tutti questi spunti il film dell’ Archibugi, e sarà molto apprezzato da chi vive o ha vissuto l’adolescenza di figli e ne è sopravvissuto. Si ha l’impressione però che avvicinandosi ai vissuti delle due generazioni, nello sforzo di mantenere la giusta distanza, si sia persa un po’ la sua capacità di commuovere.  L’assoluta empatia nei confronti dell’adolescenza, che è il tratto distintivo della sua poetica.

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  • Anno: 2017
  • Durata: 103'
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Francesca Archibugi
  • Data di uscita: 23-November-2017