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Blade Runner 2049, il regista Denis Villeneuve racconta la realizzazione dell’atteso sequel: “ci ho pensato per mesi prima di accettare la regia”

Blade Runner 2049 è il sequel dell'omonimo film diretto nel 1982 da Ridley Scott, basato a sua volta sui personaggi del romanzo di Philip K. Dick "Il cacciatore di androidi". Il Regista Denis Villeneuve presenta a Roma brevi scene in anteprima per la stampa e racconta la realizzazione di uno dei film più attesi degli ultimi anni. Al cinema in Italia dal 5 ottobre.

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“Non è stata una decisione presa a cuor leggero, ci sono voluti mesi prima che accettassi di dirigere il film”, racconta il regista canadese Denis Villeneuve, sbarcato a Roma insieme a Sylvia Hoeks (una delle protagoniste del film), per presentare alla stampa alcuni minuti di Blade Runner 2049, “era fondamentale essere in una situazione di controllo assoluto, ma sapevo che girando il sequel di un capolavoro mi sarei sicuramente esposto a delle critiche, ma ho deciso di rischiare per la passione e l’ amore che ho nei confronti del cinema. Per me il cinema è arte e non ci può essere arte senza rischio”.

Autore  di film come Arrival, Sicario, Enemy, La donna che canta e Prisoners, Villeneuev firma uno dei sequel più attesi degli ultimi anni. Blade Runner 2049 è ambientato molti decenni dopo rispetto al film diretto da Ridley Scott nel 1982.  “Per chi conosce bene il primo capitolo troverà sicuramente un mondo diverso, da incubo”, spiega il regista canadese, “il film mostra come negli anni le cose non siano andate per il verso giusto: il clima si è evoluto in modo disastroso e chi sopravvive lo fa in condizioni terrificanti. L’oceano si è alzato e le città sono protette da giganteschi muri”.

In Blade Runner 2049 un massiccio black out ha cancellato tutti i dati digitali, perdendo così molte tracce con il passato; un escamotage narrativo molto caro a Villeneuev: “internet non è mai una cosa semplice da raccontare per noi sceneggiatori, perché sappiamo bene come non ci sia nulla di più noioso che vedere un poliziotto alla scrivania che cerca indizi sul computer. Ecco perché ci siamo inventati un black out, creato ad un massiccio impulso elettromagnetico, che porta alla distruzione di tutti i dati, facendo in modo che sia impossibile per le persone basarsi sulla tecnologia digitale, con il conseguente ritorno a una realtà più analogica. Questo ci invita a riflettere sulla potenza, ma anche sulla fragilità, della nostra memoria. Inoltre, mi piace che il mio protagonista abbia bisogno di mettere le mani nel fango, incontrare la gente e girare per le strade, piuttosto che sedersi e cercare infomazioni su internet”.

L‘Agente K della polizia di Los Angeles, interpretato da Ryan Gosling, scopre un importante segreto che potrebbe minare le sorti dell’intera società, gettandola irrimediabilmente nel caos. K si mette alla ricerca di Rick Deckard, (Harrison Ford), un ex blade runner scomparso da oltre trent’anni. “Quando abbiamo iniziato a scrivere la storia, Ridley Scott mi ha subito proposto Ryan Gosling come protagonista, e io trovai straordinaria la sceneggiatura e il personaggio, che era perfetto per Ryan. Abbiamo subito escluso che ci potessero essere dei sostituti per interpretare l’Agente K. Gosling non aveva mai fatto film di questa portata, ma quando ha letto lo script se n’è innamorato. Non ho avuto difficoltà a convincerlo, ha accettato spontaneamente. Si è ispirato molto al Rick Deckard di Harrison Ford del primo capitolo, ma il suo lavoro è stato un po’ più complesso. Io amo gli attori che non fanno gli attori, ma che incarnano il personaggio. Un attore come Clint Eastwood porta presenza, senza neanche parlare; ha un carisma che riesce ad aggiungere sfumature particolari al personaggio. Ryan Gosling è un artista straordinario e un attore di grandissimo talento. Il suo personaggio è in ogni inquadratura, per questo serviva un artista come lui, che con il suo carisma sorreggesse l’intero peso del film sulle proprie spalle. Ci sono poce persone adatte per questo ruolo come lui. Per questo, come ho scelto tutto il cast, ho selezionato anche tutte le comparse; una ad una, su migliaia di proposte. Perchè per questo film servono dei volti particolari che non tutti hanno”.

Una delle caratteristiche più importanti di questo film per l’autore è l’aspetto estetico, un elemento fondamentale nel  Blade Runner di Ridley Scott: ” come sappiamo, il primo film, dal punto di vista estetico, ha fatto la storia del Cinema, soprattutto per l’utilizzo della luce e delle atmosfere cupe. Con Blade Runner 2049 abbiamo voluto creare qualche analogia, ma la principale differenza tra i due film è la neve. La luce è sempre stata al centro della mia cinematografia e, oltre ai toni cupi, tipici di questa pellicola, ho inserito anche la luce che viene dal nord, quindi sfumature di colori freddi, come quelli della neve, appunto. Avevo il controllo assoluto sul film, cosa rara per un regista, e ho potuto lavorare sui colori come meglio credevo. Poi c’è il giallo, un colore per me molto importante, perchè mi ricorda la mia infanzia, e l’ho utilizzato come un fil rouge durante tutta la storia. Tuttavia, non è una tonalità di facile utilizzo per un direttore della fotografia, ma Roger Deakins è il migliore al mondo e ho deciso di dargli qualche sfida”.

Blade Runner

Denis Villeneuve ammette di odiare il colore verde, soprattutto quello del green screen per la CGI: “ho avuto il privilegio di lavorare con un grande budget. Quando si fa un film sci-fi la CGI è molto importante, è chiaro, ma da subito ho scelto di costruire fisicamente tutti i set. Questo avevo chiesto alla produzione e questo mi avevano chiesto tutti gli attori. Abbiamo ricostruito tutta la scenografia, tutti i veicoli, andando al di là dei miei sogni da regista. È stato come ritornare alle origini del cinema, con gli attori che recitano tra le cose vere. Così diventa più facile anche per loro, che possono così concentrarsi sulle proprie emozioni e non sul green screen alle loro spalle”.

Labbra cucite per Sylvia Hoeks, attrice di origini olandese scoperta da Giuseppe Tornatore con La migliore offerta, che in Blade Runner interpreta Luv, il braccio destro di Neander Wallace (Jared Leto). La paura per gli spoiler è così alta che la produzione vieta all’attrice di rivelare qualsiasi dettaglio sul suo ruolo nel film, ma riesce lo stesso a descrivere molto bene la sua relazione con Jared Leto sul set: “è stato il ruolo più divertente della mia carriera. Jared è un attore che applica il metodo, ed è stato molto affascinante vederlo sul set, perché non è mai uscito dal personaggio. Non lo conoscevo prima e non avevo mai lavorato con un attore come lui. Quando ci siamo presentati la prima volta, lo abbiamo fatto con i nomi dei nostri ruoli nel film. I nostri due personaggi hanno un rapporto complesso, io sono il suo braccio destro, ma abbiamo una relazione molto intensa”.

Denis Villeneuve compie 50 anni poco dopo l’uscita di Blade Runner 2049, ma la pellicola di Ridley Scott rappresenta anche qualcosa di molto più intimo per il cineasta, oltre a decreatere un importante giro di boa nella sua carriera: “Blade Runner ha avuto un impatto visivo potente su di me, è uno di quei film che mi hanno fatto pensare di voler fare cinema. All’epoca ero un appassionato di fantascienza, ma cercavo una visione adulta e matura del futuro, è stato un film fondamentale per la mia vita cinematografica”.

Dopotutto Villeneuve è già noto al pubblico per il film di fantascienza Arrival, “sono sempre stato attirato dai temi sci-fi, sin da piccolo. Erano quelli i libri che leggevo, da Asimov a Verne, passando per le graphic novel. La fantascienza mi ha consentito di affacciarmi sull’ignoto e questo film mi ha permesso di esplorare i limiti della mente umana, sull’esistenzialismo. Ci sono tanti libri stupendi sulla fantascienza, ma pochi film che la riguardano. Ecco perché sono grato a Christopher Nolan, perché credo ci abbia regalato grandi film sulla fantascienza”.

Trent’anni dopo gli eventi del primo film, il nuovo Blade Runner 2049 vede sul set Ryan Gosling, Harrison Ford, Jared Leto, Dave Bautista, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Robin Wright, Mackenzie Davis, Carla Juri e Lennie James.

Firma la sceneggiatura del film Hampton Fancher con Michael Green e Ridley Scott, quest’ultimo anche produttore.

Il film verrà distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 6 ottobre 2017, mentre in Italia  il 5 ottobre.

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