In ebraico shiva indica il numero 7. La seduta di Shiva, secondo la tradizione ebraica è quel periodo – pari a 7 giorni – in cui i familiari più intimi osservano il lutto per un parente deceduto. È quello che accade in Una settimana e un giorno a Eyal Spivak e sua moglie Vicky, genitori di ragazzo morto di cancro, che dopo la canonica settimana funebre, devono elaborare il lutto e tornare alla quotidianità. Non è facile per un genitore. Un inaspettato regalo, lascito del figlio, aprirà un varco nel muro eretto prima da Eyal e poi da Vicky. Una confezione di marjuana per scopo terapeutico, trovata da Eyal nella stanza della clinica dove era ricoverato il figlio, sarà il pretesto per ricominciare. Il supporto arriverà dal vicino di casa, coetaneo del figlio, che asseconda le sue richieste, sino a diventare complementare alla storia
Una Settimana e un giorno è l’opera prima di Asaph Polonsky, giovane regista cresciuto negli Stati Uniti ma di origini israeliane. La pellicola ha ottenuto numerosi riconoscimenti, pluripremiata non solo al Jerusalem Film Festival ma anche alla Semaine de la Critique a Cannes. La sua peculiarità oltrepassa certi lavori in cui il dolore per la perdita di una persona cara è talmente lancinante da deprimere lo spettatore. Il prodotto di Polonsky supera tali limiti, in quanto punta a trattare tematiche spigolose, con il supporto dello humor delicato e mai banale.
Come spiega lo stesso regista: “Per dirla in parole povere mi piace ridere e piangere e ho cercato di mettere insieme le due cose”. La fusione è ben riuscita; in un perfetto equilibrio, il dolore e la leggerezza trovano il proprio spazio, senza invasioni di campo. Nell’economia del film, il figlio dei vicini non rappresenta la spalla su cui piangere, bensì il complice di Eyal per sballarsi. Insieme a una bambina che vigila sulla madre malata nella clinica dove è morto il figlio del protagonista, si costituirà un terzetto assortito, che permette alla pellicola di alternare il registro comico e demenziale a quello drammatico. In uscita l’11 Maggio nelle sale italiane, Una Settimana e un giorno rappresenta un punto di vista parallelo al pensiero della morte come fine di un percorso.
Dario Cataldo