Sinossi
Evelin è la titolare di un’azienda di alta moda, ereditata dall’amatissimo nonno ed è talmente legata all’uomo, anche fondatore della ditta, da rivederlo spesso nei suoi sogni. Evelin, inoltre, è così interessata al proprio lavoro da aver sacrificato tutto il resto della sua vita, fino a vivere e dormire all’interno della stessa azienda.
Tuttavia, nonostante gli sforzi della donna e i consigli del fidato responsabile amministrativo Bartolomeo, la crisi colpisce duramente la ditta, e i dirigenti si trovano a dover fare delle scelte drastiche. Forse troppo drastiche per la sentimentale Evelin che si trova, però, in una situazione disperata…
Recensione
Il sottotitolo di SFashion è La Neoborghese Via Crucis e non potrebbe esser stato scelto meglio. Se non fosse che la Via Crucis è soprattutto quella dello spettatore.
Il regista Mauro John Capece cade preda ad un raptus di ambizioni sconfinate e mostra in primo piano e ben illuminata solo la propria mano pesante in una giostra di riprese storte e patinate ed imbarazzanti trovate kitsch (il disturbante albero parlante, l’intermezzo con riferimenti cristologici a cui è stato persino tolto il beneficio della metafora).
La colonna sonora contribuisce ad aumentare la pesantezza dell’opera e la recitazione spesso poco convincente risulta incredibilmente solo l’ultimo ed il più dimenticabile dei problemi.
Forse qualcosa di buono c’era, ma l’impressione è che sia rimasto tutto sulla carta, in fase di sceneggiatura. La regia pedantemente confusa di Capece, infatti, mette in croce lo spettatore, annacqua ogni morale e trasforma SFashion in una bomba all’idrogeno pronta per lo sterminio del buon gusto. Le buone intenzioni spesso non bastano alla riuscita di un buon prodotto e Capece non sembra esserne per nulla consapevole.
Edoardo Saccone