Sinossi: Il film narra la storia del rapporto tra Karamakate, uno sciamano dell’Amazzonia e ultimo sopravvissuto della sua tribù, e due scienziati che lavorano insieme per 40 anni, cercando in Amazzonia una rara pianta sacra…
Recensione: Ciro Guerra, giovane ma già solido cineasta, con il suo terzo lungometraggio, El abrazo de la serpiente, pellicola che ha incassato tantissimi premi in molti festival, oltre che una nomination all’Oscar per il miglior film straniero nel 2015, ci conduce nello spazio sacro della natura incontaminata dell’Amazzonia, dove Karamakate, uno sciamano scampato allo sterminio del suo popolo dovuto alla cosiddetta ‘guerra del caucciù’, accompagna due studiosi, in due periodi storici differenti, alla ricerca di una misteriosa pianta, la yakruna, che si riteneva potesse guarire da ogni malattia.
Negli anni dieci del Novecento assistiamo al disperato tentativo del ricercatore tedesco Theodor Koch-Grunberg, affetto da una grave malattia, di attraversare l’impervio territorio della giungla, per giungere nel luogo in cui abbondavano gli alberi della pianta medicamentosa, e il suo è un viaggio assai faticoso, in cui fa esperienza delle culture indigene, di cui ha imparato la lingua, ma con cui non riesce a intrattenere fino in fondo un vero dialogo, giacché le profonde differenze etniche non consentono di abbattere totalmente le barriere che dividono due mondi, quello occidentale, colonizzatore e violento, e quello amazzonico, legato indissolubilmente all’eccedenza di una Natura di cui non smette di celebrare l’ancestrale saggezza.
“Cosa c’è di più saggio di un fiore, di una pianta?”, chiede Karamate al suo compagno di viaggio, e lo spettatore contemporaneo, completamente distolto oramai dalla magnificenza di un creato che ha ancora la fortuna di abitare, viene fortemente convocato a riposizionare le consuete prospettive d’osservazione per recuperare il flusso emotivo di un passato che resiste alla prosaicità dell’attualizzazione, nel senso che si conserva come materia pulsante depositaria di una riserva inesauribile di senso. E Guerra, che, è bene segnalarlo, ha scritto il suo film rifacendosi a quanto riportato dai due scienziati (realmente esistiti) – le loro sono le uniche testimonianze sulle culture indigene dell’Amazzonia che ci sono giunte -, non si sottrae al doveroso compito di mettere alla berlina l’aggressività dell’atteggiamento occidentale: in uno sconvolgente episodio del film siamo condotti in una zona a ridosso del fiume, in cui si è installata una delirante ‘comunità’ cristiana, dove un folle personaggio, che si è completamente immedesimato nel Cristo, domina incontrastato, servito dai docili nativi del luogo, oramai completamente soggiogati. Durante un’assurda cerimonia, dopo aver bevuto una pozione, il farneticante messia, in preda a uno stato di esaltazione, invita i suoi discepoli a mangiare le sue carni, e assistiamo al terribile banchetto, con tutti i membri del gruppo che gli si scagliano contro mordendone le membra. L’etnologo americano Richard Evans Schultes (al tempo del suo viaggio siamo negli anni ’50), dopo l’increscioso avvenimento, prosegue il suo cammino, determinato ad apprendere le sconosciute proprietà della yacruna. Karamate, che nel frattempo è divenuto anziano, e che ha dimenticato tutti quei riti che, in quanto sciamano, un tempo praticava, acconsente a guidare il giovane studioso perchè capisce che questo è il suo destino, cioè restituire ciò che aveva sottratto molti anni prima, distruggendo, incendiandoli, tutti gli alberi della miracolosa pianta. Il finale, che non sveliamo, è di un’accesa visionarietà, il colore invade il bianco e nero della pellicola, segnalandoci l’emersione di una temporalità altra che magicamente irrompe, arrestando momentaneamente la deiezione di un mondo che precipita fatalmente in una spirale di morte e distruzione.
Vi consigliamo, dunque, El abrazo de la serpiente per la caparbietà della narrazione che, incurante dei ritmi congestionati di tanta cinematografia contemporanea, ci esorta a fermare il frenetico movimento in cui siamo avviluppati per riguadagnare quel respiro universale che ancora è presente in qualche luogo impenetrabile della nostra anima.
Movies Inspired distribuisce coraggiosamente il bel film di Ciro Guerra, portandolo in alcune sale delle principali città italiane.
Luca Biscontini