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‘Billy Elliot’, una favola moderna tra sogni e lotte sociali
1984, Inghilterra del nord. Billy Elliot è un undicenne orfano di madre che vive con la nonna, il fratello e il padre, entrambi minatori. Quando gli scioperi operai infiammano il ragazzino si appassiona segretamente alla danza. Ciò cambierà la sua vita per sempre.
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Ilaria PivaNel suo approdo cinematografico, Steven Daldry ha cercato di trasmettere la complessità di una realtà sociale specifica con la storia di una chimera giovanile. È il sogno di un undicenne che desidera diventare ballerino nell’Inghilterra operaia degli anni ’80.
Billy Elliot (2000) conta sull’enorme talento del suo protagonista, l’allora esordiente Jamie Bell. Non è da meno il cast di supporto, a partire da Gary Lewis nei panni del burbero papà. Notevole anche la prova di Julie Walters (la mamma dei Weasley in Harry Potter) nelle vesti della maestra di danza. Il film ha ricevuto tre nomination agli Oscar 2001 (miglior regia, attrice non protagonista e sceneggiatura). Ha ispirato spettacoli teatrali in tutto il mondo occidentale, tra cui uno con le musiche di Elton John. Dalla sua uscita al cinema a oggi Billy Elliot è diventato un classico nel genere di formazione.
Il lungometraggio combina sapientemente commedia, dramma sociale e racconto di crescita. Nonostante l’approccio convenzionale del regista, dato da un suo background teatrale, le vite dei personaggi sono ottimamente delineate. Il fascino del film, sceneggiato da Lee Hall (Orgoglio e pregiudizio, Rocketman), sta nel modo in cui si rapporta al pubblico. Specificatamente, nel legame totalizzante ed empatico che si instaura tra quest’ultimo e il protagonista. A ciò si aggiunge la scelta di raccontare un contesto non facile in cui si evita di dipingere in modo macchiettistico i soggetti secondari. Gli uomini, i bambini, i ragazzi che abitano l’universo di Billy Elliot si animano in dinamiche precise. Si tratta del mondo degli scioperi della classe operaia, dei minatori per la precisione, nell’Inghilterra di Margareth Thatcher. Il titolo è disponibile per la visione su Amazon Prime Video.
Il contesto sociale e politico
Nel 1984 nel Regno Unito, il governo Thatcher ordina la chiusura di miniere di carbone in alcune zone del nord. L’inevitabile conseguenza è una rottura coi sindacati seguita da un violento sciopero dei cavatori. Prevedibilmente, ci sono stati scontri brutali tra minatori scioperanti e la polizia. Quest’ultima viene mobilitata quotidianamente per smantellare potenziali rivolte. In aggiunta ci sono operai non aderenti alle proteste che rischiano a loro volta. Come conseguenza i crumiri che attraversano le linee di picchetto sono in pericolo fisico. In conclusione, solo la presenza di ufficiali armati impedisce l’esplosione della conflagrazione. Nel 1985 gli scioperi sono dichiarati illegali dal Primo Ministro e i sindacati vacillano. Sono così indeboliti da accettare concessioni minime, molto meno di quanto e per quanto hanno combattuto. Questo è il quadro di sfondo di Billy Elliot, necessario per capire a fondo lo sviluppo della trama.
Daldry (The Hours, The Reader) sceglie uno luogo sociale e un tempo insolito in cui ambientare un dramma di formazione. Il contesto di fondo è un contorno piuttosto grande, in senso civile e politico, per il tipo di vicenda narrata. E in effetti il cuore del film riguarda un ragazzino che si appassiona alla danza. La trama si snoda all’interno di un ambiente omofobo, maschilista, figlio di un’Inghilterra proletaria. L’evento storico serve come campo portante, crea una dicotomia tra il milieu sociale e personale. Non a caso le scene di guerriglia si stagliano su quelle dolci del balletto. Il contrasto tra mondo operaio e artistico. Tra sogno e realtà. Ma è proprio nelle trame più complesse e improbabili che germogliano sviluppi inaspettati.
Billy Elliot in una scena del film
Billy Elliot
Primi anni ’80. Billy (Jamie Bell) è un undicenne che vive nella contea di Durham in Inghilterra. Sua madre è morta anni prima e sia il padre Jackie Elliot (Gary Lewis) che il fratello Tony (Jamie Draven) sono minatori. I due prendono parte a un grande sciopero. Billy viene lasciato a casa a guardare la nonna che invecchia e nel mentre, per volere del papà, prende lezioni di boxe. Nel seminterrato della palestra dove si allena solitamente, si esercita anche una classe di danza classica: un giorno infatti le stanze designate alle danzatrici vengono riservate alla mensa dei poveri. Ecco così che il gruppo di ballerine comincia ad allenarsi nella palestra di pugilato. Il protagonista osserva le fanciulle che volteggiano; si ritrova improvvisamente attratto da quello spettacolo.
In seguito, Billy decide di usare i soldi che gli sono stati dati per saldare le lezioni di boxe per quelle di ballo. Segretamente inizia a frequentare il corso. Quando il padre lo scopre è furioso e bruciante di rabbia, sopraffatto dall’omofobia. L’uomo è incapace di comprendere il figlio e le motivazioni dietro a questa scelte. Il ragazzo è determinato e farà di tutto per far sì che il genitore non intralci la sua passione. Billy Elliot comincia in modo similare a tanti altri film sul pugilato. Fornisce sorprendentemente uno sbocco potenziale sulle difficoltà giovanili di chi si rifugia in quello sport. Tuttavia, il nostro protagonista è un inetto sul ring e presto trova la sua dimensione nelle lezioni di classica. Ci saranno conseguenze inaspettate sul piano personale e nei rapporti con chi gli sta attorno.
Un vero romanzo di formazione
Billy Elliot ha tutti crismi necessari per essere considerato un coming of age. La vicenda riguarda molto più del semplice desiderio di un giovanotto di diventare un ballerino e frequentare la Royal Ballet School. Piuttosto ha per le mani un materiale emotivo complesso. A partire dalle dinamiche familiari, che risentono della morte della madre fino agli effetti dello sciopero dei minatori. Il ragazzino ha 11 anni, è nella preadolescenza, ed è in una fase della sua vita piena di cambiamenti. Si ritrova a mettere in discussione tutto ciò che gli è stato insegnato fino a quel momento. Sta passando dall’idolatrare suo padre e suo fratello maggiore a contestare la loro autorità. Quindi il ballo, nella sua forma più pura, lo aiuta a fronteggiare le frustrazioni causate dal disordine circostante.
Billy inizia a rendersi conto che la vita domestica dei genitori dei suoi compagni scolastici non è in realtà così apparentemente perfetta. Il suo miglior amico Michael (Stuart Wells) sta scoprendo la sua sessualità e gioca con abiti femminili. L’insegnante di danza della scuola è sposata con un alcolizzato e sua figlia Debbie (Nicola Blackwell) non si fa scrupoli a scaricare i problemi sul nuovo prodigio della madre. Da qui arriva anche il risveglio sessuale del giovane. L’interesse che ha verso Debbie va oltre l’amicizia infantile che esiste fino a quel punto della vita. In alcuni casi, il romanzo di formazione non riguarda solo l’approdo di un adolescente al mondo dei grandi. Piuttosto, in questo genere, l’adulto con cui il fanciullo si interfaccia ha a sua volta bisogno di maturare.
Questa figura deve, in sostanza, prendere coscienza di realtà che fino a quel momento aveva scansato, come si vede nei suddetti ruoli di altri racconti formativi, quali The Holdovers (2023) o Paternal Leave (2025). Così quando Billy ha finalmente il coraggio di mostrare al padre cosa può fare, questi apre gli occhi sul talento del secondogenito. L’uomo inizia a pensare che il ragazzo non si meriti quella vita, che esistono direzioni diverse da quella che lui ha sempre seguito. Il bene per suo figlio e il desiderio di prospettive migliori lo portano a compromettere i suoi principi. Quindi assistiamo a qualcosa di caro al bildungsroman: il vecchio che rinuncia a sé per far progredire i giovani. Tutto ciò si evince chiaramente nei personaggi di Lewis e di Walters.
Billy Elliot
Lo sfondo sociale
L’ambiente sociale rappresenta un profondo punto di svolta nel potere dei sindacati e delle politiche governative nel Regno Unito. Il regista usa magnificamente questo scenario nei momenti più cruciali. Per esempio giustappone Billy che litiga con il padre a una linea di picchetto quando arrivano dei crumiri. Non casualmente ciò accade poco prima di una rivolta. Questo schema avviene a più riprese nel film, generando contrasti molto commoventi. Non sono scelte accidentali neanche le sequenze dei ragazzi al pub. Qui la luminosità brilla solo sotto alcune piccole finestre, creando un effetto simile al crepuscolo. Analogamente succede nella sala di danza, coi movimenti fluttuanti nell’aria delle mani di madame Wilkinson. Sono gli spiragli di luce che si vedono in un clima così cupo per la storia britannica. Da una parte i ragazzi, il futuro speranzoso, dall’altra l’insegnante, il passato buio.
Lo sciopero dei minatori ha cambiato l’intero significato di comunità in Inghilterra. Questo, in Billy Elliott, è in qualche modo dimostrato nel sostegno che Jackie e Billy ricevono dalla collettività locale, in particolare, quando il padre sta cercando di capire come portare il figlio a fare audizioni a Londra. Un effetto simile è visibile anche nelle reazioni generali quando il sindacato è irrimediabilmente crepato. Il focus sociale nel film riguarda primariamente la lotta dei lavoratori per difendere il loro ruolo ma anche l’oppressione spesso usata dalle forze dell’ordine per reprimere le proteste. Inoltre ci sono altri fattori che le riprese evidenziano: per esempio la pressione e la solidarietà verso chi non prende parte agli scioperi per motivi diversi. Se da una parte sono compresi dai colleghi, dall’altra vengono osteggiati.
L’uso della manifestazione è ben studiata. Dai primi passi sulle punte dell’undicenne alle audizioni, il lavoro va di pari passo con le proteste sociali. Daldry è probabilmente aperto a sentimentalizzare questioni politiche complesse, anche per rendere conscio chi guarda dei problemi reali. Non è stata casuale la focalizzazione su un evento traumatico nella storia britannica come sfondo del cambiamento di Billy.
Billy Elliot in una scena del film
La figura del padre
Jackie è già un vedovo in lutto quando lo incontriamo la prima volta, e la tensione finanziaria degli scioperi ha iniziato a spezzarlo. Si sente la rabbia che ribolle nel suo personaggio, ma mai al punto di percepirlo come davvero cattivo. Tutta la sua stabilità è sparita e sta cercando di trovare un senso alla realtà circostante. L’amore del figlio più piccolo per la danza è un qualcosa che inizialmente non è in grado di comprendere. È tutto ciò che sfida il suo riserbo maschile e il suo nozionismo sull’essere uomini. Quando scopre della passione del secondogenito, esplode con una prevedibile reazione indotta dal testosterone. Si appella al fatto che i ragazzi veri pratichino calcio, wrestling o boxe. Non di certo balletto e lezioni alla sbarra con punte ai piedi.
Il signor Elliot pensa che la danza possa mettere a repentaglio la sessualità di Billy, e questo lo spaventa. Si è detto infatti che non è una figura cattiva. Più che altro è figlio e vittima dell’ambiente in cui è sempre vissuto e dell’ignoranza che ha conosciuto. Nella realtà dei fatti il padre fa sacrifici necessari per riconnettersi con il suo amato figlioletto, scavalcando i suoi stessi fondamenti morali. Dietro a questo ritratto così strutturato c’è Gary Lewis, l’attore diventato noto grazie a My name is Joe (1998) di Ken Loach, maestro non a caso del racconto sociale britannico.
Jackie espone una vasta gamma di emozioni nel mostrare tutto il suo sconquasso interiore. All’inizio è l’uomo laborioso, dai colletti blu, che non capisce dove sbaglia. Man mano che il film evolve diventa una persona diversa. Modifica il rapporto con i figli; non solo con l’undicenne ma anche con Tony. Il primogenito è convinto che ci siano modi migliori per costringere il governo e la società mineraria a cedere alle richieste del sindacato, mentre Jackie ha paura di ciò che accadrà se Tony perseguirà la linea più dura, ritrovandosi in più di un’occasione a scontrarsi.
Billy Elliot con il padre
Il rapporto speciale con l’insegnante
Uno degli elementi chiave di Billy Elliot è Julie Walters nei panni di Sandra, l’insegnante di danza di Billy. Viene da una famiglia della classe media, mentre quella del suo allievo è di un ceto operaio vicino alla povertà. La scissione tra le due visioni alimenta gran parte del conflitto tra la donna e Jackie. L’operaio la vede come una snob, con tendenze classiste, che pensa di essere migliore di persone come lui. Quest’ultimo ritiene che faccia il lavaggio del cervello al giovane. E anche che gli instilli ideali bohemien per modificare la sua visione del mondo, rovinandolo per sempre. La realtà dei fatti è lontana da questa prospettiva prevenuta e guidata da convinzioni sbagliate. Più impariamo sulla signora Wilkinson, più diventa un personaggio triste e realistico.
La vita che Sandra conduce non è quella che avrebbe voluto, c’è in lei una forte stanchezza nei confronti dell’esistenza. Dal momento che è disillusa, non appare mai come una maestra appassionata e gioiosa. Lei certamente riconosce le sue capacità, ma al ragazzo insegna una certa disconnessione tra desiderio e realtà. Un’idea di mentore ben lontana da tante figure simili viste nella storia del cinema. Si pensi per esempio a Robin Williams ne L’attimo fuggente (1989) e in Will Hunting (1997). Oppure a Silvio Orlando ne La scuola (1995) o a Francois Bégaudeau ne La classe (2008). In ultimo a Cillian Murphy nel recente Steve (2025).
La figura di Sandra, nonostante tutto, assume un aspetto quasi materno nella vita del protagonista. Cammina su una linea dura affrontando la vita di petto. Wilkinson offre al ragazzo un amore duro e una corazza necessaria. Questi servono a se stessa per affrontare gli abusi coniugali e a Billy per ripararsi dall’ottusità domestica. L’apparenza di ghiaccio nasconde un’anima buona.
La straordinaria rappresentazione della danza
La danza in Billy Elliot non è quella dei classici del cinema. Non è il ballo dal taglio sofisticato di Fred Astaire e neanche l’approccio atletico di Gene Kelly. Neppure il sogno o il riscatto rappresentato nei musical come Saranno famosi o Flashdance. Nell’undicenne di Durham la danza è macinare passi di nascosto in uno scantinato. Altrimenti indossare tutù da cambiare in fretta con abiti da pugilato. È lavorare sui plié assieme a tante ragazzine mentre il padre è convinto che stia imbracciando i guantoni. Il protagonista non è lo stereotipo del solito ballerino maschio. Quanto rappresenta sono la libertà e la necessità di difendere le proprie scelte. L’emancipazione guida tutte le finestre narrative che il film apre. Essere liberi e difendere se stessi vale per ogni personaggio legato al protagonista.
L’insegnante è insoddisfatta della propria quotidianità e si pensa che volteggi per questo. Invece per lei la danza è lo strumento necessario ad affrancare i suoi allievi dal mondo proletario. Soprattutto se si pensa al linguaggio nobilitante per lo spirito umano del balletto. Così Sandra intuisce che la sesta arte può essere la carta di svolta per il giovane. C’è una sequenza in cui la donna e il ragazzo fanno una coreografia che lei stessa ha ideato. Si tratta di una sequenza piena di rabbia, eseguita quando Billy scopre che il padre non vuole che danzi. È una prova colma di insofferenza, a cavallo tra il mondo del dramma e quello del musical. Qui c’è tutta la dualità della storia. Da una parte lo sdegno per il mondo in cui si è, dall’altra la necessità di cambiare tutto. Infine c’è il momento delle grandi audizioni.
La prova pratica è l’elemento della definitiva crisi della mascolinità tossica del padre, che si scioglie di fronte al talento del figlio. La danza ha una valenza totale in Billy Elliot. Diventa il simbolo di frustrazione, desiderio, riscatto, bellezza. Questo ha un valore chiave per Billy, per la signora Wilkinson e per Jackie. E vale per tutte le persone che vogliano intravedere in una personale passione il fuoco necessario a sentirsi vivi.