The Stringer: The Man Who Took The Photo è un documentario diretto da Bao Nguyen, disponibile su Netflix.
Il film ha debuttato al Sundance Film Festival e si concentra sulla paternità di una delle più famose foto di guerra di sempre. La foto in questione è “The Terror of War“, più semplicemente nota come “Napalm Girl“.
The stringer Il contesto storico
La guerra in Vietnam ebbe inizio dopo il 1954, quando lo stato ottenne l’indipendenza dalla Francia. In seguito, nacquero dei conflitti interni che risultarono nella divisione tra Vietnam del Nord e Vietnam del Sud. Nel Nord si costituì una repubblica popolare comunista, guidata da Ho Chi Minh, mentre nel Sud si instaurò il governo autoritario del presidente cattolico Ngô Đình Diệm.
A quel punto, la lotta per l’unificazione nazionale si trasformò in un teatro della Guerra Fredda. Gli Stati Uniti decisero infatti di intervenire e prendere parte alla guerra, sostenendo il Sud, per evitare che il comunismo si propagasse in Vietnam e negli stati confinanti. La Cina e l’Unione Sovietica si schierarono invece a favore del Nord.
La guerra del Vietnam andò avanti per vent’anni, dal 1° novembre 1955 al 30 aprile 1975, causando la morte di più di tre milioni di persone. Il conflitto si concluse con la caduta del governo sudvietnamita e la successiva riunificazione del paese sotto il governo comunista.
La foto
La foto, nota come “Napalm Girl“, ritrae un gruppo di bambini vietnamiti che corre disperatamente lungo una strada, appena fuori dal villaggio di Trảng Bàng, dopo un bombardamento con napalm avvenuto l’8 giugno 1972.
Al centro dell’inquadratura c’è Phan Thị Kim Phúc, una bambina di nove anni, completamente nuda, che corre verso l’obiettivo con le braccia aperte e un’espressione di dolore straziante. I suoi vestiti sono stati bruciati dal calore del napalm, provocandole gravi ustioni alla pelle.
La Associated Press (AP), un’agenzia di stampa internazionale, diffuse la fotografia lo stesso giorno. Il mattino seguente era già stata pubblicata in tutto il mondo. Divenne un forte promemoria, per il mondo occidentale, degli orrori che stavano accadendo in Vietnam, mostrando il trauma sui civili e influenzando l’opinione pubblica. L’immagine diventò un simbolo universale della sofferenza infantile nei conflitti e ispirò il movimento pacifista negli Stati Uniti, rafforzando il sentimento di ostilità verso la guerra.
Per oltre cinquant’anni, la foto è stata universalmente attribuita a Nick Út, fotografo dello staff della Associated Press. Per quello scatto, Nick Út divenne celebre, vincendo il premio Pulitzer e il premio World Press Photo of the Year, nel 1973.
The Stringer
Il documentario mette in discussione la versione ufficiale, sostenendo che sia stato qualcun altro, uno stringer, a scattare quella foto. Per “stringer”, si intende un fotografo freelance, una persona esterna che non fa parte dello staff fisso di alcuna testata, ma viene ingaggiato occasionalmente. Durante la guerra del Vietnam, per l’Associated Press era normale servirsi, oltre ai loro fotografi ufficiali, anche di diversi freelance, che poi, a fine giornata, vendevano loro le foto. Era anche uso comune che poi il merito per gli scatti venisse attribuito a qualcuno che faceva parte dell’agenzia e non ai collaboratori occasionali.
Lo spunto per il film ha inizio da una confessione: un ex editor dell’AP, Carl Robinson, che quel giorno visionò le foto, dichiara che venne istruito dal suo superiore, Horst Faas, a inserire Út come autore, perché quel giorno era l’unico fotografo dell’agenzia presente sul posto. Robinson sa che è stato uno stringer a scattare la foto e ammette di aver mantenuto il segreto per più di cinquant’anni.
Il veterano fotografo di guerra Gary Knight, assieme a un gruppo di giornalisti, si mette allora sulle tracce del freelance sconosciuto, nel tentativo di scoprire la verità.
Il potere di uno scatto
Nel documentario viene mostrato più volte come Napalm Girl non fosse affatto l’unica foto di Kim Phúc scattata quel giorno, eppure quella precisa immagine ha una forza e un impatto emotivo che le altre non avevano. Viene detto che: “Alcune fotografie semplicemente trascendono tutte le altre. È difficile spiegarlo, ma in qualche modo lo capisci subito quando le vedi.”
Alcune immagini diventano parte della storia, trasformandosi in simboli indimenticabili e cambiando anche la vita di chi le ha catturate. Per via di un semplice scatto, un avvenimento di una frazione di secondo, ci troviamo di fronte a due vite che si sono incrociate, per poi andare in direzioni lontane e totalmente diverse: da una parte Nick Út, un fotografo celebre e ammirato per il suo lavoro, considerato come un vero e proprio eroe del Vietnam; dall’altra, un uomo che per molti anni è rimasto nell’anonimato, senza alcuna prova per dimostrare di essere l’autore di una foto famosa in tutto il mondo.
La ricerca della verità
The Stringer offre un’indagine reale e coinvolgente, una vera e propria inchiesta giornalistica, tra il Vietnam e gli Stati Uniti. Lo svelamento della verità procede tramite indizi, testimonianze, ricerche, interviste e persino ricostruzioni 3D, riuscendo a coinvolgere e incuriosire lo spettatore, un tassello alla volta.
In generale, la durata del documentario avrebbe potuto essere ridotta in alcune parti, senza rischiare di perdere la forza e la coesione di quanto mostrato. Ci sono infatti alcuni momenti, soprattutto nella seconda parte, che rischiano di risultare un po’ ripetitivi, senza apportare molto alla narrazione.
La ricerca di Nguyen Thanh Nghe, il fotografo freelance vietnamita che ha presumibilmente scattato la foto, costituisce forse la parte più interessante del documentario, assieme ad alcune riflessioni e domande che il film spinge a porsi. Ad esempio: che vita avrebbe potuto avere Nguyen, se avesse ricevuto il riconoscimento per quello scatto? Se davvero non è stato Nick Út a scattare quella foto, ha mai provato del rimorso per una menzogna durata tanto a lungo? O è davvero convinto di esserne l’autore? Chi decide quali nomi restano impressi nella storia e quali invece vengono dimenticati?
Quella foto rimarrà infatti uguale, senza perdere forza o impatto, ma il suo potere non risiede solo in ciò che mostra, ma anche in quanto ha oscurato. Il documentario non restituisce certezze assolute, ma porta alla luce vicende e dinamiche complesse nascoste dietro la creazione di un’immagine dalla portata storica, svelando dinamiche di potere, le resistenze e l’autorità delle grandi agenzie e la fragilità, e a volte impotenza, del singolo individuo.
Il raggiungimento della verità diventa quindi anche il raggiungimento di un certo senso di giustizia, non solo per il merito o il riconoscimento di una sola persona, ma anche per il valore della memoria.
Il regista
Bao Nguyen è un regista americano, di origini vietnamite. The Stringer è un lavoro particolarmente personale, dal momento che i suoi genitori giunsero negli Stati Uniti proprio come rifugiati dalla guerra del Vietnam.
Nguyen è noto per aver diretto i documentari Live from New York! (2015), Be Water (2020), incentrato su Bruce Lee, e The Greatest Night in Pop (2024), che racconta la creazione e la registrazione, nel 1985, della famosa canzone “We Are the World”.
Il trailer di The Stringer: The Man Who Took The Photo