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Il genio visionario di Terry Gilliam

Terry Gilliam al Festival di Porretta Terme

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Ospite d’onore al 24esimo Festival del Cinema di Porretta Terme, Terry Gilliam ha presentato il 7 dicembre Jabberwocky, il suo film d’esordio alla regia in solitaria del 1977, mai distribuito in Italia. Abbiamo deciso di ripercorrere la sua vasta e unica carriera, dall’ironia dei Monty Python al cinema di fantascienza, passando per opere impossibili e presunte maledizioni.

Gli inizi da animatore

Terrence Vance Gilliam nasce a Minneapolis nel 1940, per poi trasferirsi con la famiglia a Los Angeles e laurearsi al college in scienze politiche. Tuttavia, i suoi interessi sono ancora ben lontani dall’attività politica. Ancora studente, inizia a lavorare alla rivista umoristica studentesca Fang, diventandone l’editore in breve tempo.  Gilliam, emigrato in Inghilterra, inizia la sua carriera da animatore e vignettista per alcune  serie televisive come Do Not Adjust Your Set e We Have Ways of Making You Laugh, (entrambe del 1968).

Si tratta di un anno fatidico per Terry Gilliam, che segna l’incontro con John Cleese, Eric Idle, Terry Jones, Michael Palin e Graham Chapman. Con questi bizzarri comici inglesi formerà il gruppo comico Monty Python. Essendo l’unico del gruppo di origine americana, Gilliam decide di prendere la cittadinanza britannica e rinunciare a quella statunitense. Prima di diventare un membro a pieno titolo, però, inizia a lavorare a degli intermezzi televisivi animati, creando le bislacche animazioni per la serie di sketch in Monty Pyton’s Flying Circus.

I Monty Python

Comicità e satira assurda

Monty era il nomignolo del generale Montgomery, eroico combattente nella battaglia di El Alamein durante la Seconda Guerra Mondiale. Affiancato al serpente pitone (Python), il nome del sestetto evoca il classico agente dello spettacolo senza scrupoli inglese di quegli anni. L’umorismo dei comici è pungente, acuto, intellettuale, ma al contempo demenziale e soprattutto irriverente. La loro satira prende di mira la politica, i loro sketch sfidano le convenzioni sociali a colpi di acuta ironia. La prima serie televisiva ottiene un successo enorme. I Monty Python fondano un nuovo stile di commedia e di un umorismo che ancora oggi è fonte d’ispirazione per i comici.

Con il passaggio dalla televisione al cinema, Gilliam e Jones dirigono Monty Python e il Santo Graal (1974), un assurdo adattamento della leggenda di Re Artù. Nonostante il basso costo di produzione, il film viene apprezzato dal pubblico e dalla critica. Iniziano, però, a sorgere le prime polemiche. Il successivo film del 1979, Brian di Nazareth, diretto solamente da Jones, viene duramente criticato per aver ironizzato sulla figura del Messia. Le critiche non fermano certo i Monty Phyton. Nel 1983 il gruppo conclude la sua filmografia con un gran finale: Monty Python – Il senso della vita, che vince il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.

La fine, o anche no

Dopo la morte di Graham Chapman nel 1989, i Monty Python si sciolgono definitivamente come gruppo. I membri continuano singolarmente la propria carriera, cinematografica o televisiva, verso cui si erano già gradualmente avviati. Nel 1988 Cleese e Palin avevano lavorato assieme in Un pesce di nome Wanda. Nello stesso anno, Gilliam aveva diretto Le avventure del barone Munchausen con Eric Ilde come attore. Ma la comicità dei Monty Python ha fatto storia, e il gruppo inglese si riunirà un’ultima volta nel 2014. Produrrà uno spettacolo composto da sketch comici e balletti, il Monty Python Live (Mostly). A testimonianza dell’amore del pubblico, immutato dopo più di trent’anni, i biglietti si esauriscono in meno di un minuto.

Brazil e le prime opere fantasy

Sulla scia del successo del primo film dei Monty Python da lui co-diretto, Terry Gilliam prosegue la sua carriera da regista autonomo con Jabberwocky (1977). Si tratta di una commedia fiabesca in stile medievale ispirata all’omonima poesia di Lewis Carroll. Questo è solo il primo di una lunga serie di film a tema fantasy e fantascienza. Verrà seguito da Time Bandits (1981), un’avventura fantastica su un ragazzo che viaggia nel tempo assieme a una banda di nani a caccia di tesori. Il fantasy di Gilliam è un mondo spumeggiante e visivamente ricchissimo, che mescola egregiamente umorismo e grottesco. Miti e fiabe classiche sono rielaborati con originalità, storie fiabesche ambientate nel Medioevo.

Nel 1985 arriva il suo primo grande capolavoro: Brazil. Un mondo futuristico, comico ma spaventoso, ispirato a 1984 di George Orwell. Un film distopico il cui protagonista è Jonathan Pryce, nei panni di un impiegato che insegue la donna dei suoi sogni, scontrandosi con l’opprimente burocrazia che controlla totalmente la sua vita. Nel cast si trova anche Robert de Niro,  in un bizzarro idraulico che, contro il sistema, ripara abusivamente le case dei cittadini. Brazil è una metafora contro le dittature nate in nome della libertà e vanta un Oscar alla sceneggiatura co-scritta da Gilliam: una storia attuale più che mai, sospesa tra il sogno e la realtà.

«Non è né futuro né passato, eppure un po’ di entrambi. Non Est. Non Ovest. È ovunque nel XX secolo, al confine tra Los Angeles e Belfast, qualunque cosa significhi.»

La maledizione

Ma una nuvola di sfortuna sembra iniziare a formarsi sopra la testa di Terry Gilliam. Il film successivo, Le avventure del barone Munchausen (1988), è una commedia surreale sulle fantastiche disavventure di un nobile cavaliere: Karl Friedrich Hieronymus von Münchhausen. Nonostante la divertente premessa e John Neville come protagonista, il film è afflitto da così tanti problemi di budget e battute d’arresto di produzione da dare origine alla leggenda della “maledizione di Gilliam”. È così che un’opera visivamente sbalorditiva finisce con l’essere tristemente ricordata come uno dei più grandi fiaschi commerciali nella storia del cinema. Ciononostante, con il tempo, Le avventure del barone Munchausen diventerà un cult di nicchia che verrà apprezzato dalla critica specializzata.

Due capolavori diversi

La presunta maledizione non ferma certo il talento di Terry Gilliam. Nel 1995 il regista torna a insistere sul tema fantascientifico dirigendo L’esercito delle dodici scimmie. Il film descrive un cupo mondo post-apocalittico, dove un virus letale ha decimato la popolazione umana e i superstiti sono costretti a vivere nel sottosuolo. Nel cast non mancano le star. Bruce Willis veste i panni di un detenuto incaricato di indagare sul virus attraverso dei viaggi nel tempo, mentre Brad Pitt è l’eco-terrorista e malato mentale Jeffrey Goines. La fantascienza distopica di Brazil perde qui la sua comicità, ma mantiene comunque lo stile retro-futurista con ambientazioni meccaniche e claustrofobiche, ormai un tratto distintivo di Gilliam.

«È uno studio di follia e di sogni, di morte e di rinascita, ambientata in un preciso mondo a venire.»

Tre anni dopo l’uscita de L’esercito delle dodici scimmie, il regista sceglie di abbandonare momentaneamente la fantascienza distopica per dedicarsi a un’opera completamente diversa: Paura e Deliro a Las Vegas (1998).  Johnny Depp e Benicio del Toro sono i protagonisti di un viaggio psichedelico tra droghe, follia e paranoia nell’America degli anni Settanta. I colori estremamente saturati e il montaggio frenetico rendono il film un’esperienza sensoriale travolgente, immergendo lo spettatore nello stesso caos che vivono gli assurdi personaggi.

Vento contro

Tuttavia la sfortuna cinematografica di Gilliam non è ancora finita. A cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, Gilliam si mette in testa di realizzare un film su Don Chisciotte della Mancia con Jean Rochefort nei panni del Don, e nuovamente Johnny Depp, come Sancho Panza. Fin da subito le riprese sono un vero e proprio inferno. La location è vicina a una base militare e il rombo dei jet, che sorvolavano costantemente il set, rende impossibile registrare le battute degli attori. Inoltre sopravvengono una disastrosa alluvione e i problemi di salute di Rochefort, che abbandona la produzione. Il progetto fallisce tra soldi e tempo sprecati, e Gilliam perde i diritti della sceneggiatura.

Le ultime opere

Gli anni Duemila

L’inizio del Duemila segna un ritorno al dark fantasy con I fratelli Grimm e l’incantevole strega (2005). Una rielaborazione grottesca delle fiabe dei due fratelli, un’avventura accompagnata da elementi horror e dalla tipica ironia di Gilliam. Gli attori principali sono Matt Damon e Heath Ledger, la cui ultima interpretazione, interrotta dalla sua morte, avrà luogo proprio sul set del fantasy successivo del regista, Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo. Qui il regista recluterà Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell per interpretare delle versioni alternative del personaggio di Ledger, al quale il film viene poi dedicato.

L’ultimo lavoro di Terry Gilliam, prima di intraprendere nuovamente l’avventura impossibile su Don Chisciotte, non può che essere un’opera che corona il genere fantascientifico: The Zero Theorem – Tutto è vanità (2013), il terzo film della trilogia distopica, che affianca Brazil e L’esercito delle 12 scimmie. È un viaggio esistenziale in un futuro tetro e pieno di simbologie, nel quale Christoph Waltz è un hacker geniale che vive in un mondo ipertecnologico, neon e surreale.

Il gran finale?

E finalmente, dopo vent’anni e molteplici tentativi di resuscitare il progetto, il visionario cineasta riesce finalmente a completare quella che ritiene il suo sogno e opera impossibile: nel 2017 esce L’uomo che uccise Don Chisciotte con Jonathan Pryce nel ruolo di Chisciotte e Adam Driver come co-protagonista. Un degno finale a questa travagliata storia e uno dei più gravi development hell della storia del cinema trova un lieto fine: la fatidica sventura del regista sembra spezzata.

In questi ultimi anni, nonostante il rallentamento della sua produzione cinematografica, Terry Gilliam rimane impegnato in una serie di progetti interessanti, come Into the Woods, lavoro teatrale che co-dirige al Theatre Royal di Bath nel 2022. Ma il gran finale deve ancora arrivare. Recentemente, Gilliam programmava di girare quello che riteneva il suo canto del cigno:  Carnival – At the End of Days. Il progetto prevedeva un cast importante: Johnny Depp nei panni di Satana e Jeff Bridges in quelli di Dio, accanto ad attori come Adam Driver e Jason Momoa, ma la mancanza di fondi lo ha costretto a rinunciarvi. Irreducibile, dal 2025 è impegnato in un altro potenziale progetto con la Paramount: The Defective Detective. Potrebbe essere questo, davvero, il suo ultimo film? Non ci resta che attendere, fiduciosi nel genio creativo, folle e senza dubbio fantasioso del grande Terry Gilliam.

 

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