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‘La gatta sul tetto che scotta’: Paul Newman bravo e sexy

Un torrido dramma

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Quest’anno la 43ª edizione del Torino Film Festival ha celebrato Paul Newman (2025-2008), con una cernita delle sue interpretazioni più celebri. Tra i film presentati, La gatta sul tetto che scotta di Richard Brooks e con Elizabeth Taylor.

Un torrido dramma, tratto dall’omonima piéce teatrale di Tennessee Williams, che offre a Newman una delle sue migliori e più difficili performance attoriali, oltre a proporlo come uno dei divi più sexy.

La gatta sul tetto che scotta – sinossi

Big Daddy vive in un’immensa tenuta, la più grande del Delta del Mississippi, con molti servitori neri. È un uomo obeso e morente, ma i medici gli hanno mentito dandogli un certificato di buona salute. La sua famiglia si riunisce intorno a lui, apparentemente per festeggiare il suo sessantacinquesimo compleanno.

Big Daddy è spavaldo e ottimista, perché pensa di avere una nuova prospettiva di vita. Ma c’è un testamento da firmare e alcuni membri della famiglia e alcuni seguaci sono lì per assicurarsi di ereditare parte della sua ricchezza.

Il figlio prediletto Brick (Paul Newman), ex star del football e la sua voluttuosa moglie “Maggie the Cat” (Elizabeth Taylor). C’è anche il fratello maggiore di Brick, “Gooper” (Jack Carson) e un avvocato d’affari imperturbabile.

Gooper sta tramando per impossessarsi dei soldi del padre e ha una moglie, Mae (Madeline Sherwood), calcolatrice e avida che lavora a stretto contatto con lui.

Brick cerca di stordirsi bevendo, anche se non riesce mai a ubriacarsi veramente e a dimenticare il senso di colpa per il suicidio di Skipper, il suo migliore amico ed ex compagno di squadra di football. Brick è malinconico, distaccato, emotivamente insensibile, il suo cuore è inerte di fronte alla vitale e ardente fame di sesso e amore di Maggie. Come gli dice Maggie,

“Non stiamo vivendo, stiamo solo occupando la stessa gabbia”.

Una raffinata trasposizione cinematografica

La produzione teatrale originale del 1955 di “La gatta sul tetto che scotta” andò in scena per quasi settecento repliche. Fin dalla sua prima rappresentazione l’opera ha suscitato polemiche per la sua ambigua rappresentazione dell’omosessualità,.

Prodotto dalla MGM nel 1958, L’adattamento cinematografico è stato fatto dal socialmente impegnato regista e sceneggiatore Richard Brooks, e vide la partecipazione di grandi star come Elizabeth Taylor, Paul Newman e, riprendendo con efficacia il suo ruolo teatrale di Big Daddy, Burl Ives.

Il film fu molto apprezzato e fu candidato a diversi premi Oscar, tra cui quello per il miglior film.  Sia la Taylor che Newman furono candidati per le loro interpretazioni. Mentre per quanto riguarda l’omosessualità al centro dell’opera, il Codice Hays cancellò dal film ogni traccia.

Il film si concentra su una famiglia disfunzionale, tema ricorrente in molte narrazioni hollywoodiane. Nel film Brick è pieno di sensi di colpa e di odio per se stesso per aver riattaccato il telefono in faccia a Skipper poco prima che questi si suicidasse. Gli spettatori sono portata a credere che il comportamento autodistruttivo di Brick sia il risultato del suo rifiuto di un amico perché “debole”.

Brick è come se fosse incapace di accettare l’età adulta, la vita agiata che un tempo conduceva come un affascinante atleta è finita da tempo. È diventato solo un altro giocatore di baseball fallito diventato commentatore sportivo, incapace di crescere.

Big Daddy è schietto, onesto, arrabbiato, crudele e insensibile. È anche la presenza più potente e vibrante del film, un uomo con un intenso desiderio di vita. Ives offre un’interpretazione carismatica nel suo ruolo, mentre si scaglia contro la “menzogna”, l’ipocrisia e le bugie esistenziali che dominano il suo mondo rozzo e materialista, di cui è parte integrante.

La sua schiettezza gli permette di affrontare Brick per la sua incapacità di affrontare il fatto che i sogni non sempre si realizzano. A suo modo, Big Daddy è uno che dice la verità (anche se la vera conoscenza di sé potrebbe sfuggirgli), ma il film suggerisce che il suo potere e la sua incapacità di offrire affetto, solo cose materiali, abbiano contribuito a trasformare un Brick in lacrime in “un ragazzo di trent’anni”, un uomo che ha difficoltà ad affrontare la vita.

È una spiegazione plausibile, fedele alla pièce teatrale, in cui la relazione omosessuale sommersa tra Brick e Skipper aveva una carica emotiva più marcata. Anche nel film, tuttavia, si percepisce sempre un sottotesto sessuale nascosto nel comportamento di Brick.

Il film è tecnicamente patinato, interpretato in modo impeccabile dai suoi attori. Ha il vantaggio di essere un adattamento di una delle migliori opere teatrali di Williams. In effetti La gatta sul tetto che scotta è più un’opera teatrale filmata che un’opera cinematografica di fantasia.

A volte, i dialoghi sembrano troppo espliciti. Ciononostante, il film è eloquentemente fedele all’originale, nonostante una scena conclusiva di riconciliazione tra Brick e Big Daddy che contiene più di un tocco di pedestre sentimentalismo.

Eppure, nell’adattamento di Brooks, la convinzione di Williams nelle difficoltà e nel bisogno di connessione umana in un mondo senza amore, ipocrita ed emotivamente impoverito risuona con forza. Si tratta di un raro adattamento cinematografico dell’opera di un grande artista che, pur presentando qualche difetto, non compromette il cuore della sua visione.

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