Dal 15 al 23 novembre 2025, Milano torna a essere la casa del cinema indipendente e d’autore con FilmMaker Festival 2025. Le proiezioni si terranno tra Arcobaleno Film Center, Cineteca Milano Arlecchino e Cineteca Milano MIC, per nove giorni di visioni, incontri e scoperte.
L’inaugurazione, sabato 15 novembre alle 21.30 all’Arcobaleno Film Center, è affidata a un maestro del cinema mondiale: Werner Herzog, che presenta in anteprima il suo nuovo film, Ghost Elephants.
Ghost Elephants: il potere del mito e dell’immagine
Con Ghost Elephants, Herzog torna a interrogare i confini tra verità e rappresentazione, realtà e immaginazione. Come sempre nel suo cinema, il documentario diventa un terreno ambiguo, dove la forza della narrazione prevale sulla semplice testimonianza.
«Non dovete aspettarvi un film sugli animali selvatici: questo è un film su una missione», afferma il regista tedesco. Gli elefanti fantasma del titolo appaiono appena, in immagini sfocate catturate da un cellulare. Ma ciò che interessa a Herzog non è l’oggetto della ricerca, bensì lo spirito che la anima, la tensione tra desiderio e conoscenza, tra l’uomo e la natura.
Un viaggio tra ossessione e desiderio
Il protagonista del film è Steve Boyes, biologo sudafricano ossessionato dall’idea di documentare l’esistenza di queste misteriose creature che abitano gli altopiani dell’Angola e della Namibia. Nessuno sembra averle mai viste, ma lui continua la sua missione, spinto dalla speranza di non trovarle mai davvero.
In fondo, suggerisce Herzog, la ricerca stessa è ciò che dà senso alla vita. L’autore segue Boyes con il suo sguardo ironico e poetico, più interessato agli incontri e alle epifanie del paesaggio che al traguardo finale. Il film diventa così un viaggio interiore, dove la realtà si confonde con la mitologia e il cinema diventa strumento di riflessione sul potere dello sguardo.
Il ritorno di un autore inconfondibile
Con la sua voce inconfondibile e il suo stile riconoscibile, Werner Herzog conferma anche in Ghost Elephants la fiducia assoluta nel gesto filmico. Ogni suo progetto è una variazione su un tema centrale: l’uomo di fronte alla grandezza e all’enigma del mondo.
La sua ironia, mai gratuita, trasforma l’avventura in un racconto filosofico e beffardo, dove la menzogna diventa una forma di verità. Ancora una volta, il regista ci regala illuminazioni feconde, capaci di sorprendere e far riflettere.
Nove giorni di cinema e pensiero
Oltre all’apertura con Ghost Elephants, FilmMaker promette un programma ricchissimo.
Il festival proporrà prime mondiali, una grande riscoperta, e due sezioni competitive:
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Concorso Internazionale, aperto ai nuovi sguardi del cinema del reale.
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Prospettive, dedicato ad autori e autrici italiani under 35.
Accanto alle proiezioni, non mancheranno ospiti internazionali, incontri con i registi, e momenti di confronto sull’evoluzione del linguaggio audiovisivo. FilmMaker si conferma così un laboratorio aperto sul presente, un luogo dove il cinema continua a interrogarsi sulle proprie forme e sulle domande del nostro tempo.
L’immagine e il segno: la locandina di Stefano Ricci
A firmare la locandina e la sigla ufficiale del festival è l’artista e disegnatore Stefano Ricci, autore di un immaginario visivo che unisce poesia e inquietudine. Le sue illustrazioni, caratterizzate da linee nervose e atmosfere sospese, dialogano perfettamente con lo spirito di FilmMaker: un festival che non si limita a mostrare film, ma cerca di stimolare uno sguardo critico e sensibile.
FilmMaker 2025: sguardi, storie, incontri
Dal suo debutto negli anni Ottanta, FilmMaker ha costruito un’identità forte e coerente: un festival delle idee più che delle mode, capace di valorizzare l’autenticità dello sguardo e la libertà del racconto.
L’edizione 2025 prosegue su questa strada, riaffermando la centralità del cinema come atto di conoscenza, come esplorazione del mondo e delle sue contraddizioni.
Tra immagini, parole e desideri, il festival invita il pubblico a perdersi e ritrovarsi, proprio come gli “elefanti fantasma” di Herzog — presenze invisibili che continuano a muoversi, silenziose, dentro il nostro immaginario.