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Disney+ Film

‘Dedalus’, la distopia dei social e l’inganno della Stella

Sei sfidanti, un premio in palio, e il volo di Icaro che un padre non vorrebbe mai accadesse. Il film del 2024 di Gianluca Manzetti è su Disney+

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Il film del 2024, 'Dedalus', del regista Gianluca Manzetti è ora disponibile su Disney+. Un contest movie che è lo "Squid Game all'italiana"

Il mito di Dedalo e Icaro. A volte, i social network attraggono come un Sole irraggiungibile, e chi crede di poterne pareggiare la luce finisce con lo scottarsi per la troppa superbia.

Il film di Gianluca Manzetti (Dampyr, 2019; Roma Blues, 2022), Dedalus, si spoglia dell’ottica di un contest movie qualsiasi e riesce – con qualche riserva – a far volare il proprio figlio Icaro oltre i limiti del senso umano.

Dedalus di Manzetti è la distopia di un mondo “social-patico”

“L’unico modo per realizzare un sogno è condividerlo.”

Sei influencer/content creator (Luka Zunic, Matilde Gioli, Francesco Russo, Giulio Beranek, Giulia Elettra Gorietti, Stella Pecollo) vincono le selezioni per partecipare a “Dedalus”, un reality contest nel quale sfidarsi in tre prove di autocontrollo, resistenza e intuito. Se il monito di Squid Game, di Cube o di qualsiasi escape room non sembra intimorirli di fronte a “Dedalus”, alla sua non ben definita organizzazione e opaca missione, quel che convince i sei a partecipare è il premio, in caso di vittoria: 1 milione di euro e un contratto siglato con uno sponsor internazionale.

I concorrenti sono collezionisti seriali di views e di like, vivono di social per i social, stereotipici, connessi h24 alla loro maschera virtuale e ai loro migliaia di follower. Infatti, se dovesse accadere, non sarebbero soli a festeggiare la vincita, perché gli occhi di milioni di spettatori (fan e hater), dal momento in cui il gioco inizia, sono puntati famelici su di loro. Nell’eccitazione e nell’ansia – da prestazione – di essere oggetto del desiderio dei voyeur dietro lo schermo nero, gli influencer sfidanti fanno di tutto per cercarsi l’approvazione cui anelano. Come se, per ascendere al Pantheon, questi semidèi fossero chiamati a sostenere prove di forza che ne cullino e alimentino tutto l’ego, per però prosciugarsi a gusci vuoti nel momento in cui cedono il loro lato più umano in cambio del raggiungimento divino.

Personaggi social-patici, arricchiti dal successo (o da un presunto tale), ma fondamentalmente trasformati in macchine prive di emozioni o incapaci di provare colpa. È questa l’icona, scalfibile eppure inconsistente, che il film, in una volta, commenta e pone a esempio di una visione distopica. Troppi influencer, troppe “influenze” (negative).

Il film del 2024, 'Dedalus', del regista Gianluca Manzetti è ora disponibile su Disney+. Un contest movie che è lo "Squid Game all'italiana"

Fotogramma di ‘Dedalus’ (2024)

Pirandello docet

I sei personaggi in cerca di reaction, di seguaci e di capri espiatori contro i quali sfogare una rabbia repressa, si presentano con il loro nome di battesimo, i nickname dei loro profili social, si intende. Mentre le piattaforme dove quotidianamente “postano” video, foto e spezzoni di vita, sono diventate le loro carte d’identità e i passepartout che li rendono irrefrenabili.

Da un giorno all’altro, passano dal vivere il loro smartphone all’aggirarsi per le stanze illuminate a candela di un vecchio castello, sede del misterioso gioco che li vede coinvolti. Nessun segnale, nessun contatto con l’esterno, se non attraverso un lungo schermo “monolitico” e i commenti dei viewers che ogni tanto vi appaiono sopra a scorrimento. Il tempo sembra essersi fermato, forse fuori da lì sono morti tutti, ma nessuno dei sei ne può essere sicuro.

Intanto, dentro il labirinto del castello che inganna la coscienza morale dei suoi prigionieri, la perdita del senso di umanità, la discesa anestetizzante nella brutalità e lo scadere dell’artificio ludico, sono la punizione che spetta a chi ha smarrito il filo d’Arianna.

Privati della loro identità sociale, della loro integrità non necessariamente autentica, del gomitolo che riavvolgeva le loro vite dopo ogni uso, i sei ormai non sanno che farsene della dignità e si abbandonano alle scelte più immorali. Serve qualcuno a riportarli alla ragione, il loro autore, il mastermind di “Dedalus” (Gian Marco Tognazzi), che può ridare loro una faccia. O togliergliela per sempre.

Gli manca la grinta, ma qualcosa, nella coltre, passa

Che cosa vuole essere davvero Dedalus? Perché se c’è un po’ del contest, c’è anche un po’ del dramma, del revenge movie e della distopia sci-fi. A parte questo mix – che comunque non è da biasimare – il film pecca di forza e chiarezza su altri punti, un po’ più nascosti. L’impianto mastodontico che monta sulle figure di sei giovani, protagonisti eccelsi in quanto prototipi di una categoria spesso incompresa, crolla come una torretta di ramoscelli nell’istante in cui il film prende tutt’altra direzione e si avventura per un sentiero scosceso. Tutto accelera e piomba nel finale, con un tonfo che, forse, poteva essere reso più morbido. Nulla resta, infine, di quella costruzione, le cui premesse erano state tanto buone quanto concettualmente piatte, e che vedevano l’influencer ligio al suo lavoro come un Mefistofele tronfio.

Serve poco fare paragoni tra questa e altre produzioni che, sempre dal contest, ossia dalla sfida per preferire la morte dell’altro alla propria, partono a raccontarne una versione iperbolica e malata. Perché la somiglianza si rivela scontata. C’è il conflitto, il lutto, la vendetta, c’è il “noi” vs. “loro” che presto si ribalta o diventa un “tutti contro tutti”.

La mescolanza dei generi inficia male la numerosità di temi che il film vorrebbe affrontare in appena un’ora e mezza scarsa. Forse i troppi voli pindarici potevano essere risparmiati a una sceneggiatura (Vincenzo Alfieri, Nicola Barnaba, Roberto Cipullo e Francesco Maria Dominedò) che, con la giusta calma e il giusto dosaggio, avrebbe saputo dare i propri frutti.

Se non altro, passa, quasi ignorando il disturbo esterno, il sentimento di vendetta che trova una conclusione azzeccata e che lascia interdetti (giustamente) per la spietatezza della modalità.

Il film del 2024, 'Dedalus', del regista Gianluca Manzetti è ora disponibile su Disney+. Un contest movie che è lo "Squid Game all'italiana"

Fotogramma di ‘Dedalus’ (2024)

Icarus vuole il Sole

Nella presunzione di poter fare e dire quello che vogliono, i sei contendenti di un premio incredibile si mostrano increduli appena vengono loro tarpate le ali: il gioco diventa per loro mortale nell’attimo – fugace, narrativamente poco coeso – in cui l’obiettivo della loro presenza lì si palesa, anticipando la catastrofe.

C’è un’idea, forse un ideale, di divismo social che, come per il cinema, viene a volte ricordato, ma la cui teoria si ferma al cliché, al pregiudizio o all’aspettativa di chi altro non può osare eguagliarsi ai suoi divi. Impossibile raggiungere qualcosa che brilla di luce propria, che gli ci sia amico o nemico. Se un Icaro è troppo furbo per non ascoltare le avvertenze di un Dedalo, troppo accecato dalla luce che emette quella “stella” per abbassare lo sguardo e accorgersi dell’abisso su cui si libra, con troppa tracotanza finirà per morire.

L’Icaro sono gli influencer, che sognano il cielo, e siamo noi Dedalo, che viviamo per vedere loro sognare.

Dedalus

  • Anno: 2024
  • Durata: 92'
  • Distribuzione: Eagle Pictures, Disney+
  • Genere: contest movie, drammatico
  • Nazionalita: Italia, Spagna, Polonia
  • Regia: Gianluca Manzetti
  • Data di uscita: 24-October-2025