Alice nella città
Intervista alla regista Carla Simón
Tutto sul passato della regista e sulla nascita del nuovo film
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2 mesi agoon
Salsedine, onde alla risacca, pescherecci e il vento che gonfia la vela. Siamo nel viaggio visivo e filosofico di Romería, il nuovissimo film diretto da Carla Simón. Alice nella Città omaggia la regista spagnola con la proiezione dei suoi film. L’abbiamo intervistata ripercorrendo la storia della regista dagli studi in Spagna al lavoro dietro la macchina da presa. Tra epifanie e riflessioni personali conosciamo Simón in questo speciale incontro.
Carla Simón: la vita che ispira l’arte
La trama di Romerìa: la vita che spiega le vele
Siamo sulla sponda di un dramma biografico romantico e appassionato. Marina, la giovane protagonista parte alla volta della Galizia e della famiglia di suo padre, morto di AIDS molti anni prima. Adottata ‘altrove’, ha bisogno di un certificato anagrafico per ottenere una borsa di studio. Marina si sporge alla prua delle navi che la portano lontano, e si fa strada tra zii e cugini che conosce per la prima volta. Non solo il bisogno di una firma, ma quello ancestrale di comprendere le sue radici. La storia sui suoi reali genitori ha dettagli rimasti sepolti per anni e che ora le si rivelano a lettere magiche tra i racconti dei suoi parenti. I luoghi sono il tracciato reale di quella storia, gli stessi in cui sua madre e suo padre sono stati innamorati e felici, disperati e sconfitti. Marina conosce, e si riconosce, cercando un posto nel mondo e un nuovo slancio verso il futuro.
Carla Simón si racconta a partire dal mare
Romería è il film che chiude la sua trilogia di lungometraggi. Il film è infatti preceduto da Estate 1993 (2017) e da Alcarràs (2022) con il quale ha vinto l’Orso d’oro a Berlino. Alla Festa del cinema di Roma, Carla Simón parla ai nostri microfoni della sua storia, del mondo marino di Romería, e della forza di fare del cinema l’epifania visiva di sé stessi.
Il mare è il vero protagonista di questo film (Romería). Quanto è stato importante per te la scelta dei luoghi, capaci di riflettere l’inconscio?
Per me è stato naturale girare in Galizia, a Vigo. Mio padre era originario di Vigo come la sua famiglia, pertanto mia madre e mio padre hanno vissuto la loro vita lì. In un certo senso, quando ero bambina, ho perso entrambi i miei genitori e ogni volta che tornavo a Vigo mi riconnettevo con le mie radici familiari. Sono tornata in quei luoghi chiave della mia famiglia dopo tempo e sono orgogliosa di esserci riuscita.
La scelta del cast e il tema del viaggio
I tuoi personaggi sono spesso giovani, attori emergenti. In special modo vorrei soffermarmi sulla protagonista, una giovane ragazza capace di incarnare il tuo alter ego. Com’è stato sceglierla, dirigerla ed entrare in connessione con lei?
Prima di tutto è stato importante trovare il cast giusto, abbiamo impiegato molto tempo, non è stato facile. Circa 3000 attori. La ragazza l’abbiamo trovata per strada, e l’abbiamo fermata, invitandola a venire al casting. Aveva negli occhi curiosità e determinazione, l’innocenza che io stavo cercando, ma allo stesso tempo tanta forza. Per questo ho voluto che interpretasse due ruoli. Per prepararla abbiamo dedicato molto tempo, anche con un vocal coach. Abbiamo costruito la storia su momenti degli anni ’80 e momenti degli anni ‘2000. Si è creata una costruzione reciproca e una buona connessione.
Hai studiato in Spagna, hai trascorso un anno all’Università della California e hai conseguito un master alla London Film School. Come sono riuscite queste realtà ad influenzare la tua prospettiva sulle cose? Visto anche il forte focus tematico del viaggio nel tuo film.
Io credo proprio che i viaggi mi abbiano cambiata. Da Barcellona all’anno di scambio-studio in America. Questi spostamenti sono stati molto importanti per me, mi hanno dato la forza di continuare e soprattutto di iniziare a fare cinema praticamente. A Londra ho condiviso la classe con persone provenienti da tutto il mondo, in quella fase mi sono chiesta “cosa mi rende diversa dagli altri e cosa mi rende particolare?”. La risposta era nel luogo da cui provengo ed in particolare dalla mia famiglia. Questo è stato il cuore dei miei primi film.
Il qui e ora, e lo sguardo al futuro
Il cinema ha l’abitudine di esaltare l’eccezionale. La tua filmografia invece ha un’altra direzione, dà spazio alla vita di tutti i giorni. Cosa o chi ti ha aiutato ad attuare questa focalizzazione in Romería?
Di sicuro sta tutto nel modo in cui lo racconti. Io sento che nella vita di tutti i giorni si nascondano tantissime storie. Quando riusciamo a rappresentare al cinema momenti che all’improvviso scorgi e con cui ti senti connesso, sai che potrebbe accadere lo stesso per altre persone, magari nella stessa mattinata. Dare spazio a questi momenti ti fa sentire vicino agli altri. Lo spettatore ha l’impressione che stia accadendo qualcosa all’improvviso anche se è tutto preparato prima. Mi piace mescolare scene che fanno progredire la storia con scene che senti non progrediscono, ma a loro modo lo fanno perché alcuni piccoli dettagli quotidiani illuminano di senso la storia.
Il film Romería chiude un cerchio sul tema della memoria. Soprattutto ci sono tanti frammenti sparsi della tua persona in questo e nei precedenti tuoi film. Alla fine di questo viaggio autoriflessivo, cosa ha rivelato il cinema su di te che prima non conoscevi?
Io credo che questi tre film mi abbiano fatto crescere molto. Questa è la mia storia. Dalla mia prospettiva e da quella della mia famiglia, dei miei amici. Ho imparato molto sui loro sentimenti. Ho capito che tutto ciò che mi tocca è cercare di capire la vita degli altri, oltre che la mia. Ora il cerchio si chiude e posso affermare di sentirmi più libera, sento di aver detto tutto. Ho esplorato le mie radici e posso guardare altrove, in nuove direzioni. Persino libera di guardare a cose che non conosco ma che voglio imparare.
Capirsi
La ringraziamo e le facciamo le congratulazioni per la sua florida carriera. Carla Simón è una regista e sceneggiatrice capace di disegnare la costellazione del suo mondo interiore con innocenza e curiosità. Le sue creature sono genuinamente fragili e ci portano con loro nel ritmo lento della ricerca. Come ci ha svelato in quest’intervista, conta questo per la regista catalana dalla brillante carriera: capirsi a fondo e affacciarsi con grazia alla finestra degli altri.
Guarda l’intervista al link youtube.