Alice nella città

‘Dance of the living’, la lotta come resistenza

La lucha canaria come simbolo di lotta alla vita

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In Dance of the living, in concorso ad  Alice nella città, il regista José Alayón sceglie di raccontare la lucha canaria, antica disciplina che diventa metafora di vita. Una lotta contro la morte, fisica o metafisica, reale o immaginaria, concreta o mentale.

Il film segue Miguel (Tomasin Padron), un uomo distrutto dalla perdita della moglie, e sua figlia Mariana (Yazmina Estupinan), adolescente che cerca nella forza fisica un modo per non cedere alla disperazione. Padre e figlia abitano un arcipelago di vento e silenzio, un’isola che sembra sospesa tra il presente e il ricordo, specchio di un mondo interiore che non trova pace.

Dance of the living: la lotta come metafora di resistenza alla vita

Alayón non racconta la lotta come competizione, ma come rito. Ogni allenamento, ogni caduta è un atto di fede. Il film osserva i personaggi con una calma quasi ascetica. Non c’è enfasi, non c’è spettacolo. In questo modo, Dance of the living diventa un film sulla resistenza, sull’ostinazione del vivere anche quando ogni colpo sembra l’ultimo.

La relazione tra Miguel e Mariana è il centro del film. Lui rappresenta la memoria, il corpo che si spegne ma non vuole arrendersi; lei è la forza cieca di chi crede ancora di poter vincere qualcosa. I due si amano e si feriscono, si cercano e si respingono, come se l’unico modo per comunicare fosse passare attraverso il dolore. Non c’è sentimentalismo, solo verità nuda. La morte della madre, presenza assente che aleggia in ogni inquadratura, è il vuoto intorno a cui ruotano i loro corpi; ma è anche il motore che li obbliga a continuare a lottare.

La lentezza di Dance of the living può apparire eccessiva, ma è proprio in quella dilatazione del tempo che il film costruisce la sua profondità. Ogni attesa è una domanda, ogni silenzio è carico di significato. Alla fine, quando la lotta termina e il ring si svuota, non sappiamo chi abbia davvero vinto. Ma quello che resta è la consapevolezza che la vita stessa è un combattimento, e che la grazia non sta nel trionfo, bensì nel continuare a rialzarsi. 

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