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Viva la cultura militante, viva la pace

Sono tempi difficili quelli che stiamo vivendo, ecco perché sentiamo la necessità di unirci e far sentire la nostra voce anche attraverso il teatro.

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* Kepler-452 – Foto in evidenza di Alberto Camanni.

In periodi storici come quelli che stiamo vivendo, anche la cultura può e deve farsi militante. Le manifestazioni nelle strade e nelle piazze aumentano, mentre le persone levano in alto la voce, all’unisono, intonando canti nati anni prima, ma dal valore e dal significato intramontabile. L’unione fa sempre la forza, ed è per questo che guardarsi intorno e rendersi conto che esiste un sentimento condiviso dà speranza, coraggio, ardore. In tanti, tantissimi (per fortuna), chi in un modo chi in un altro, sta cercando di dare il suo contributo.

L’importanza di alcuni gesti, azioni, opere, anche se minori, non si discute e fa la differenza. Tra chi vuole la pace, la brama, la sogna, la insegue e la persegue, e chi invece non ne comprende lo spirito. Del primo gruppo fanno sicuramente parte quegli autori e artisti, teatrali in particolare, capaci di andare in scena raccontando la realtà circostante attraverso il magico filtro di un palcoscenico.

Titus – Why don’t you stop the show? | Esempi di cultura militante

È il caso di Davide Sacco, regista di Titus – Why don’t you stop the show? in scena al Teatro Quirino di Roma fino al 12 ottobre 2025. Riscrivendo uno dei capisaldi delle tragedie shakespeariane, il Tito Andronico, l’autore realizza qualcosa di estremamente interporto e potente. Classe 1990, originario di Torre del Greco, Sacco ha già dato prova delle sue abilità e delle sue particolari caratteristiche, impegnato in un tipo di teatro poco consolatorio ma molto viscerale.

La nuova mise en scène ne è un esempio perfetto. Metà platea del teatro sparisce, per fare spazio a un palcoscenico quasi a cielo aperto, dove lo spettatore si trova immerso e si muovono queste anime allo sbaraglio. L’umanità sembra sparita dai loro cuori e le prospettive loro offerte hanno a che fare solo con la guerra, la violenza, la vendetta. Tito (un maestoso Francesco Montanari), e chi gli gravità intorno, viene risucchiato, senza possibilità di replica, dalla follia degenerante. Eppure la pace sarebbe lì a un passo, nonostante la pioggia che sembra suggerire il contrario. Il problema è che, per raggiungerla, tanto, troppo sangue è stato versato. E ogni goccia ne richiama altre, fino a un prosciugamento totale.

Il sangue versato che scuote la scena

Titus – Why don’t you stop the show? non risparmia al suo pubblico la vista di questo liquido rosso che dovrebbe simboleggiare la vita e invece significa morte. Anzi, ne esagera l’utilizzo allo scopo di disturbare, sconvolgere e, soprattutto, far riflettere. Coltelli sporchi, mani e camici imbrattati, schizzi sul terreno. Se a livello scenografico appare evidente la potenza visiva dello spettacolo, è la sua drammaturgia a dare il colpo di grazia (e di maestria!). Basandosi e ancorandosi alla tragedia del Bardo, l’adattamento di Sacco fa riferimento a una serie di elementi che lasciano poco spazio all’immaginazione, ma molto al riflesso della realtà.

Titus Montanari cultura militante

Francesco Montanari in Titus – Why don’t you stop the show?

Si parla della scomparsa di migliaia di bambini, di una striscia di terra, di fratelli pronti a uccidersi, di uomini intrappolati in un terribile circolo vizioso, di una violenza senza fine e impossibile da contemplare. Ed è così, con Shakespeare alle spalle, un impianto scenografico unico – e magistralmente supportato da luci e suoni -, un gruppo di attori straordinariamente carnali, che il teatro si fa portavoce di un’esigenza. Che possa diventare sempre più urgente e risolutiva.

A Place of Safety| Attivisti su un palcoscenico teatrale

La stessa esigenza ha mosso Enrico Baraldi e Nicola Borghesi, fondatori e componenti della compagnia Kepler-452 e autori di A Place of Safety. Andato in scena al Teatro Vascello di Roma dal 26 al 28 settembre 2026 – ma atteso in una lunga tournée che lo porterà anche in Francia -, lo spettacolo è un altro meraviglioso, lodevole e imperdibile esempio di cultura militante. In questo caso ci troviamo dinanzi a un altro tipo di narrazione, poco legata alla drammaturgia tradizionale. Sì perché sul palco, insieme allo stesso Borghesi, non ci sono attori professionisti, ma un gruppo di operatori di Life Support – la nave di EMERGENCY e di Sea-Watch, che risponde ai nomi di Flavio Catalano, Miguel Duarte, Giorgia Linardi, Floriana Pati, José Ricardo Peña.

Ricostruendo l’immagine di una nave da soccorso in mare aperto, con tanto di giubbotti di salvataggio e faro di ricerca, walkie talkie e proiezioni con piani di emergenza, la piece porta il pubblico a conoscere da vicino chi dedica la sua vita per salvarne altre. Attraverso le voci e i racconti dei protagonisti, uno scenario spaventoso e tragico si delinea davanti ai nostri occhi, che pian piano si riempiono di lacrime.

La cultura militante si mostra ai nostri occhi

Ma non c’è spazio per i sentimenti quando si tratta di affrontare onde alte due metri, l’oscurità della notte e del fondo marino, gli attacchi armati della “cosiddetta guardia costiera libica”. Un momento di panico può causare la perdita di tante anime.

A Place of Safety cultura militante

A Place of Safety – Ph. Luca Del Pia

Lo sanno bene coloro che hanno, almeno una volta nella loro esistenza, calcato il ponte di un’imbarcazione votata alla ricerca e al soccorso di migranti in mare. Esattamente come hanno fatto Borghesi e Baraldi, che per cinque settimane hanno viaggiato a bordo della Sea-Watch 5, alla ricerca del materiale per il loro spettacolo e decisi a mettere davvero qualcosa in più di una semplice firma su un canovaccio.

E così è accaduto anche per due dei protagonisti di A Place of Safety. Miguel Duarte e Flavio Catalano si sono infatti imbarcati sulla Global Sumud Flottilla verso Gaza. A sostituirli, di volta in volta, attori (Elio Germano, Lino Musella, Lodo Guenzi, Pietro Sermonti) partecipi di ciò che sta accadendo nel mondo e volenterosi di dare una mano. In qualsiasi modo a loro possibile.

*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.