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‘L’attachement – La tenerezza’ intervista con la regista Carine Tardieu
Dal 2 ottobre in sala il nuovo film della regista francese con protagonista Valeria Bruni Tedeschi
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2 giorni agoon
Nelle sale dal 2 ottobre, L’attachement – La tenerezza è il nuovo film di Carine Tardieu. Dopo essere stato presentato alla Biennale di Venezia 2025 nella sezione Orizzonti, il film di Carine Tardieu arriva al cinema con No.Mad Entertainment.
In occasione dell’uscita abbiamo fatto alcune domande alla regista Carine Tardieu per comprendere meglio quello che si nasconde dietro il film.
Qui per leggere la recensione del film
L’attachement – La tenerezza di Carine Tardieu
Il film è tratto da un romanzo. Come sei entrata in contatto con il romanzo? E quando hai capito che avresti potuto realizzare un film del genere?
Sì, il film è tratto da un romanzo, ma in realtà ho usato solo una parte del romanzo che è quella che mi era piaciuta maggiormente: l’incontro tra Sandra e i suoi vicini dopo la morte della donna, quindi il punto di partenza del film. Poi a un certo punto il romanzo andava in una direzione che era molto diversa da quella che si vede nel film e che mi interessava meno. Per questo all’inizio non ero completamente sicura. Ma alla fine, dopo aver anche riletto il libro, mi sono decisa a rendere Sandra il personaggio centrale del film, anche se non era così nel libro (in quel caso è Alex al centro). Ho chiesto all’autrice del romanzo se era d’accordo con questa scelta e lei mi ha risposto di sì. Da quel momento ho lavorato su questa storia e ho cambiato molte cose rispetto al romanzo.
In effetti la prima parte sembra quasi mandarci in una direzione, sottolineando il rapporto che si crea tra Sandra e Elliott, e l’ho trovata molto piacevole. Il loro rapporto sembra come il rapporto tra una madre e un figlio e i due sono centrali nella narrazione. Subito dopo, però, cambia tutto anche perché Elliott va dal padre e sparisce per un certo periodo di tempo. E secondo me questo aspetto è importante perché alla fine non c’è un vero protagonista ne L’Attachement. Ci sono tanti personaggi, ma al centro del film c’è il tema.
La mia idea è di vedere come le persone sono in grado di legarsi (attaccarsi, per riprendere il titolo, ndr) gli uni agli altri con un effetto boomerang. Fondamentali sono le emozioni che guidano la storia del film: quindi quando uno si attacca all’altro ma l’altro non è disponibile, la conseguenza è che si attacca ancora a un altro, e così via. Per me Sandra rimane il centro della storia, ma è vero che Alex, tramite Sandra, incontra Emilia, perché in una famiglia, che sia una famiglia più o meno classica, i legami sono sempre in movimento ed è questo ciò che mi interessa: dire che le cose non sono sempre fissate, e che è in funzione delle emozioni e degli eventi che le relazioni si reinventano.
L’evoluzione dei rapporti umani e lo scorrere del tempo
È come se il film mostrasse l’evoluzione dei rapporti umani. Anche perché c’è un altro tema, quello della morte, e il fatto che la scomparsa di questa donna abbia conseguenze sugli altri personaggi. Viene mostrata l’evoluzione di queste conseguenze.
Sì, anche perché ci sono la morte e la vita. In francese c’è un’espressione che, parafrasata, dice che sulla cacca dei cavalli crescono i fiori più belli. Sostanzialmente c’è bisogno che qualcosa muoia perché qualcosa viva.
La morte di questa donna è la nascita di una piccola figlia ed è quest’ultima che ritma il film. La vita è più forte della morte.
E infatti volevo proprio chiederti perché hai scelto di utilizzare la vita di Lucille per scandire il tempo del film.
Per dire che non è la morte che vincerà, ma la vita. Da quando sono mamma anche io ho notato che i bambini ci portano verso la vita, non c’è scelta. I bambini crescono ogni giorno, fanno progressi ogni giorno e ogni settimana le cose avanzano nel senso della vita, in maniera irreversibile.
I bambini ci forniscono l’opportunità di avanzare ed è questo quello che volevo raccontare. E il fatto di scandire il tempo attraverso Lucille è un modo di vedere i legami di attaccamento che si rafforzano. E poi questo modo aiuta anche il processo di accettazione del dolore e della perdita di Alex perché, a poco a poco, il tempo lo allontana dalla morte di sua moglie.
Sentirsi in colpa
Lucille è utilizzata per scandire il tempo e infatti la vediamo crescere, ma non è un personaggio principale, nonostante sia comunque essenziale per la storia.
Sì, perché è la sua nascita che crea questo rapporto, e il fatto di doversi prendere cura di un piccolo bambino per un uomo che ha perso la moglie, lo obbliga a rimanere vivo, ad avanzare. Ed è quello che Sandra dice ad Alex, che non ha il diritto di piangersi addosso perché non è lui a essere morto e si deve fare forza per la figlia.
Mi ero, in effetti, segnata questa frase in contrapposizione con quella che pronuncia quando è con Emilia, alla quale dice che forse avrebbe preferito essere lui a morire perché si sente in colpa per quanto accaduto.
Esattamente, e Emilia gli dice di non sentirsi in colpa perché è una scelta che è stata fatta insieme, se non avesse voluto questo bambino l’avrebbe detto. E stessa cosa per Emilia stessa.
I bambini nel film di Carine Tardieu
A proposito di bambini volevo chiederti di più di Elliott. L’attore è molto bravo nell’interpretarlo, tanto che dai a lui il compito di informare letteralmente anche lo spettatore. Perché la morte della madre la comprendiamo, ma è lui che lo dice apertamente. Lo hai fatto per mostrarlo fin da subito come un adulto, tanto da metterlo sullo stesso livello di dialogo e comprensione degli altri personaggi del film?
È divertente perché credo che le persone che hanno avuto bambini dimenticano cosa significa essere o avere un bambino di 6 anni (quando il film inizia Elliott ha circa 6 anni). Quando ho scritto il film mia figlia aveva più o meno quest’età ed era totalmente in grado di avere questo tipo di riflessioni. I bambini sono grandi, a volte molto più grandi di noi adulti, e hanno un istinto molto forte, sono molto più sensibili rispetto agli altri e spesso si dice che la verità esce dalla bocca dei bambini. Ed è vero nel senso che non hanno un filtro, dicono le cose come le sentono, e spesso è molto giusto. In questo modo possono sembrare quasi più adulti o più grandi di noi, ecco perché non ho avuto bisogno di sforzarmi per rendere Elliott in questo modo. Per me Elliott non è più intelligente di un altro bambino, è solo un bambino a cui si lascia la spazio per esprimere le sue emozioni.
Lui non ha paura di dire della morte della madre, al contrario dell’adulto. È sereno nel dirlo perché i bambini non sanno bene cosa è la morte, probabilmente è ancora in una fase in cui pensa che la morte sia reversibile e infatti dice a Sandra se può vederla, sottolineando che lei sarebbe d’accordo.
Poca musica e poco dialogo
Volevo chiederti di un aspetto più tecnico. Mi sembra che in questo film ci sia, soprattutto nella prima parte, poca musica e pochi dialoghi. Soprattutto all’inizio, un po’ a causa del carattere schivo di Sandra e un po’ per la curiosità, ma al tempo stesso anche la furbizia e l’intelligenza di Elliott, non ci sono molti dialoghi. Loro due soprattutto si capiscono senza dover parlare, attraverso gesti o sguardi. Come mai questa scelta che va di pari passo anche con la poca musica (forse per dare maggiore enfasi a quello che stiamo vedendo come fosse davvero reale)?
Sì, perché all’inizio, quando si parla della morte della madre, durante tutta la prima fase dell’annuncio, non avevo voglia di drammatizzare con musica triste. Il dramma è già lì, senza bisogno di sottolinearlo con la musica. Ci sono alcune note, ogni tanto, che sottolineano il momento, ma non avevo voglia di renderlo ancora più drammatico. La musica arriva a un certo punto per apportare leggerezza a tutto questo e inizia a entrare seriamente nel film, per la prima volta, quando Elliott abbraccia Sandra, con alcune note di violino che sembrano dire che la vita inizia di nuovo.
Si parla anche di femminismo nel film di Carine Tardieu
Abbiamo parlato di morte, relazioni e rapporti umani come tematiche, ma c’è un altro tema importante del film, il femminismo di cui parli attraverso il personaggio di Sandra. Pur rimanendo coerente con i suoi principi si rende disponibile a mettersi in discussione, in parte perché costretta dalle circostanze, ma in parte perché entra subito in sintonia con Elliott.
Se sono le emozioni a prendere il sopravvento, la teoria femminista a un certo punto diventa più fragile. Allo stesso tempo era importante per me che fino alla fine Sandra rimanesse una donna indipendente e libera, e che non finisse con un marito come Alex, per esempio.
Emblematica è anche la scena tra le tre donne (Sandra con la madre e la sorella) dove ognuna racconta di aver vissuto la propria vita dimostrando che possono non essere d’accordo su alcune cose, ma hanno l’affetto e l’amore l’una per l’altra. Oggi viviamo in un periodo in cui tutti dovrebbero essere femministi per far sì che uomini e donne abbiano un’uguaglianza perfetta. Ma è anche un’epoca in cui le donne che hanno dei punti di vista molto diversi sono etichettate in un certo modo perché parte di una generazione molto diversa.
In questo senso si può dire che Sandra, per certi versi, è la contrapposizione di Emilia che, invece, decide di sposare Alex anche se la loro storia d’amore sembra già essere definita fin dal primo incontro?
Ho voluto sottolineare nel film la provenienza di Emilia da una famiglia molto tradizionalista nella quale si deve rispettare un certo ordine, cioè quello di sposarsi e poi di fare un figlio. Anche se lei sa fin dall’inizio di Elliott e Lucille si rende conto fin da subito di entrare in qualcosa che non le va bene, almeno non in quel momento della vita e in una certa maniera deve passarci per capire che non è fatta per questo.
L’arrivo nelle sale
L’attachement adesso esce anche nelle sale italiane. Cosa ti aspetti? Considerando che nel cast c’è Valeria Bruni Tedeschi che in questo film sembra far trasparire le non emozioni di Sandra. È molto brava a nascondere quello che Sandra prova. Com’è stato lavorare con lei?
Sono molto contenta del fatto che il film esca in Italia e spero verrà apprezzato. Valeria Bruni Tedeschi è stata molto brava nel rendere il personaggio di Sandra anche se è stato difficile per lei nel senso che ha dovuto comportarsi in maniera diversa da come si comporterebbe normalmente. Vedendo i bambini le veniva spontaneo avvicinarsi, sorridergli o stare con loro. Sandra, invece, non è così. Sono stata molto felice che lei abbia interpretato questo personaggio per me.
Progetti futuri per Carine Tardieu?
Sì, sto preparando il mio prossimo film in primavera.