Promosso in vari contesti festivalieri, a livello internazionale il film si è diffuso attraverso il suo titolo tradotto Somewhere in Love (Une Vie Rêvée il titolo originale). Il nuovo film di Morgan Simon tocca dei temi che sappiamo già cari al cineasta francese: in A Taste of Ink (Compte Tes Blessures) ha infatti raccontato il rapporto tra il giovane protagonista e il padre, al centro della trama della nuova pellicola assistiamo invece al tentativo di immortalare l’esperienza di Nicole come madre e quella di Serge, cresciuto senza padre e con la consapevolezza che sua madre fosse “diversa”.
Si tratta di una co-produzione franco-belga che ha coinvolto lavorativamente Wildbunch Company, Trois Brigands Productions e Frakas Productions.
Nel 2025 arriva finalmente in Italia grazie alla 39esima edizione del MIX Festival di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer, a Milano (link alla pagina del festival).
La quotidianità dei protagonisti
Il film segue la vicenda di Nicole Bonny, interpretata dall’attrice italo-francese Valeria Bruni Tedeschi, recentemente premiata con il suo quinto David di Donatello per il ruolo da non protagonista in L’Arte della Gioia.
Nicole è alle prese con un periodo economicamente difficile, da conciliare con le responsabilità di madre nei confronti di un giovane universitario, Serge (interpretato da Félix Lefevbre, giovane promessa del cinema francese). I due, nonostante le recenti complicazioni in ambito di economia domestica, vivono tutto sommato una vita abbastanza normale. Serge, che si sta frequentando da poco con una ragazza della sua età, ha difficoltà ad aprirsi con sua madre in questo tipo di conversazioni.
Sua madre, d’altro canto, vive la paura del fallimento personale e genitoriale. Le difficoltà economiche e la consapevolezza di aver fatto delle scelte sbagliate la gettano in uno stato di sconforto che assomiglia molto a una depressione. Nonostante questo leggero annebbiamento della sua lucidità, il personaggio di Nicole riesce a emergere, dimostrando di essere dotata di una grande sensibilità, genuinità e capacità di donare affetto.
Commedia o dramma? L’eredità della commedia francese in Somewhere In Love
Somewhere In Love presenta delle semplici ma interessanti scelte di “messa in scena”. Nella prima inquadratura Nicole Bonny sale una stradina in salita che assomiglia molto a una rampa di tangenziale percorrendola per tutta la lunghezza del suo perimetro. L’ordine e la precisione della traiettoria compiuta dalla protagonista lungo il perimetro della strada creano un contrasto con la gestualità del personaggio, cioè con i modi in cui Nicole si getta e si muove nello spazio.
Si tratta di una gestualità slapstick in quanto introduce elementi comici nel suo essere talvolta impacciata, suscitando sincere ma contenute risate negli spettatori.
Questo tipo di espressività dei caratteri è accompagnata da un altro elemento ricorrente nelle commedie francesi, quello cioè dell’umorismo nei dialoghi. Sono frequenti infatti giochi di parole e battute secche e argute che sembrano improvvisate dai personaggi.
Nella scena in cui si reca presso la banca vediamo Nicole divenire protagonista di una gag piuttosto complessa: la protagonista, appena entrata nell’ufficio per consulenze, sistema le sue cose e poi inizia a spogliarsi. Interpellata dall’agente bancario sulla natura di quel gesto, sembra ravvedersi dalle sue azioni e, guardandosi attorno, afferma di aver confuso l’ufficio con quello di un ambulatorio medico.
Significati e metafore nascoste tra le immagini
Per quanto riguarda la questione della messa in scena Simon realizza molti primi piani in cui segue la protagonista, interpretata da Valeria Bruni Tedeschi. Il regista utilizza spesso anche i campi medi e lunghi che servono a inquadrare l’altro grande protagonista: lo spazio urbano, quello della periferia delle metropoli francesi.
Molto interessanti risultano alcune scelte di montaggio, curato da Marie Loustalot. Nascosta all’interno della sequenza al centro commerciale, vi è una scena in cui veniamo guidati verso le decorazioni natalizie e su alcune insegne pubblicitarie. Qui, c’è l’alternarsi due inquadrature: la prima raffigurante una pubblicità (probabilmente di prodotti cosmetici) con la scritta: “Offritevi più di un regalo”; a seguire, l’inquadratura di un’insegna con la parola “FEMME” (DONNA).

Questa sequenza anticipa infatti due momenti successivi della storia. L’associazione tra pubblicità di cosmetici e la parola “donna” anticipa l’insicurezza della protagonista dovuta all’invecchiamento. Come vedremo più tardi, Nicole chiederà a suo figlio di promettergli di pagargli un “lifting” non appena se lo potrà permettere.
In secondo luogo invece il messaggio “offritevi più di un regalo” sembra racchiudere un altro movimento interiore nell’animo della protagonista: la solitudine. Nicole è infatti inizialmente scoraggiata dalla consapevolezza di non potersi permettere un regalo per suo figlio. La vera malinconia, però, sopraggiunge alla vista delle persone presenti al centro commerciale.
Osservare le famiglie felici aumenta infatti il suo senso di colpa. Non essere riuscita a creare un legame solido con un’altra persona con cui crescere Serge è percepito come un fallimento. Una fonte di angoscia e dolore che viene infatti vissuta come mancanza per suo figlio ma forse anche per se stessa. La parola “donna” anticipa la possibilità che Nicole possa ritrovare in una donna, piuttosto che in un uomo, una persona alla quale sentirsi legata in modo romantico e con affetto.
Intersezione di tematiche sociali diverse
Un altro tema evidentemente caro al regista Morgan Simon è quello della multiculturalità nell’ambiente urbano, il quale si sposa spesso inevitabilmente con quello dell’immigrazione.
Il paesaggio urbano è protagonista della cifra stilistica di Morgan Simon. Il regista torna a riflettere sulla relazione tra “centro” della metropoli e periferie dopo il suo cortometraggio We Shall Meet Again (Nous Nous Reverrons). In questo film del 2021 l’autore si esprime infatti su come le classi sociali si stratifichino sul suolo urbano in balia di una forza alla quale non possono opporsi. Costrette da una gravità e un moto di tipo centrifugo, le classi sociali meno abbienti sono dunque spinte sempre più fuori dal centro.
Il desiderio di denunciare la maniera in cui politiche poco solidali contribuiscono a plasmare la “progettazione” delle città, defluisce anche in Somewhere in Love. La periferia diventa un luogo dove accatastare i reietti e dal quale è veramente difficile uscire. Anche Nicole è costretta a trasferirsi lì dopo aver perso il lavoro, non potendo permettersi altro. Allo stesso modo però le vengono precluse opportunità di lavoro a Parigi in quanto gli spostamenti sui mezzi di trasporto costituiscono per i datori di lavoro un fattore di rischio.
La periferia diventa anche luogo di intersezione e confronto tra persone che affrontano istanze sociali diverse e apparentemente sconnesse tra loro. Nicole ferisce emotivamente, sebbene senza volerlo, uno dei ragazzi che frequentano il bar gestito dalla donna che gli piace, perché non comprende appieno le battaglie quotidiane di persone razzializzate.
Allo stesso modo i due ragazzi si risentono del fatto che Nicole non li abbia mai salutati prima perchè non comprendono la quotidianità di una donna che cammina per strada da sola.

In sintesi
Sebbene il film segua in un certo senso il filone della commedia francese, Simon si serve di strumenti che creano un ibrido tra il registro comico e quello drammatico. Il risultato è un film con buon equilibrio, che serve anche a donare maggiore verosimiglianza alle interazioni tra personaggi.
Oltre a raggiungere un importante livello di introspezione dei personaggi, il regista francese tenta di dipingere un piccolo quadro di umanità . Simon combatte il pressappochismo dilagante nella società capitalista fornendoci quella che ritiene essere la chiave di volta per comprendere la vita: le persone.
L’ottimismo di Simon è quasi nauseante. Sebbene non si palesi direttamente, la vita di Nicole perde il pallore dato dalla depressione in un preciso momento: quando si apre alla donna che ama, mostrandoci un nesso di causa-effetto che sarebbe ambizioso definire utopico.
Guardando ancora meglio, si capisce infine come per Simon la risposta giusta alle domande della vita siano da cercare nei piccoli gesti di affetto e nel seguire le proprie sensazioni, il cuore. Il risultato è un film di un romanticismo struggente che sembra costruirsi principalmente su due tipi di affetto, quello per un genitore e quello per un partner. In realtà il film contiene invece un’idea dell’amore che è molto più universale e che invita le persone a creare connessioni senza paure.