Approfondimenti

‘Il ladro e il ciabattino’: il film maledetto che cambiò l’animazione

Published

on

Qual è il più grande film d’animazione mai realizzato? Quello che ha cambiato la storia del cinema? Oppure quello a cui un uomo ha dedicato quarant’anni della sua vita per inseguire un’utopia? Senza mai arrendersi, nonostante i continui fallimenti, tradimenti ed ingiustizie.

La risposta non è certa. Ma ciò che è realmente accaduto è la storia de Il ladro e il ciabattino. Una vicenda che pochi conoscono davvero. Una vicenda che ha commosso persino lo stesso Spielberg. Un’opera tormentata, passata di mano tra produttori e studi, fino a diventare uno dei più celebri casi di ‘film maledetto’ della storia del cinema d’animazione. La durata legata alla realizzazione del film, entrò addirittura nel Guinness dei primati. Il protagonista di questa vicenda è Richard Williams, che aveva un obiettivo ben preciso: la realizzazione de Il ladro e il ciabattino. Il racconto lo trovate in un video appassionato di Enrico Gamba, alias 151eg, sul suo canale YouTube. E fidatevi: non è una storia che si dimentica.

La trama

“C’era una volta una città dorata. Al centro della città dorata, sulla cima del più alto minareto, c’erano tre palle d’oro. Gli antichi profetizzarono che se le tre palle d’oro fossero sparite, l’armonia sarebbe stata spezzata e la città sarebbe precipitata verso rovina e morte. Ma gli antichi predissero anche che la città sarebbe stata salvata dalla più semplice anima con la più piccola e semplice delle cose.”
(Dialogo di apertura del film)

Da qui prende vita una favola fuori dal tempo, dove l’umile Tacco, la principessa Yum-Yum ed un ladro muto e pasticcione si ritrovano al centro di intrighi, tradimenti e minacce di guerra. A contrastarli c’è il visir Zigzag, pronto a tutto pur di conquistare il potere. Le varie versioni del film manipolate, incompiute o ricostruite dai fan, raccontano la stessa storia attraverso forme diverse. È proprio in questa pluralità di frammenti che il film continua a vivere: non solo come racconto di avventura, ma come enigma incompiuto. Si tratta di uno specchio di un’opera che, pur privata della sua forma definitiva, non ha mai smesso di esercitare fascino e potere immaginifico.

Dove tutto ha avuto inizio

Nel lontano 1937 Walt Disney porta al cinema la sua opera più importante: Biancaneve e i sette nani. Si tratta del primo lungometraggio animato della storia, costato così tanto che Disney stesso arriva addirittura ad ipotecare la casa. Un rischio enorme, ma che si rivela un trionfo: pubblico in delirio, Oscar, Festival di Venezia e un film che diventa la “Cappella Sistina” dell’animazione.

Tra gli spettatori c’è un bambino di cinque anni, Richard Williams.

“Quando avevo 5 anni mia madre mi portò a vedere Biancaneve e disse che da allora non fui più lo stesso. Tutti gli altri bambini lo guardavano e pensavano che fosse tutto reale, ma io sapevo che erano disegni. Non potete immaginare l’impressione che fece su un bambino di 5 anni che comunque non smetteva mai di disegnare: pensai che fosse fantastico!”

Crescendo, si rinchiude per ore nella sua stanza a disegnare, ad inventare piccoli cartoni animati. Convinto che quella sarà la sua strada.

Ma la strada non è facile. A Londra vive quasi di stenti, lavora a pubblicità, corti, niente di davvero stabile. Eppure, piano piano, il talento emerge: A Christmas Carol gli vale addirittura un Oscar come miglior cortometraggio. Diventa dunque il primo segnale che sì, quel ragazzo possiede qualcosa di speciale.

Il Ladro, il Ciabattino e una principessa troppo avanti

Williams però non si accontenta. Non vuole rimanere l’uomo dei corti. Vuole fare “il più grande film d’animazione mai realizzato”.
Dal naufragio di un progetto fallito, salva un personaggio buffo, il Ladro: un cleptomane muto che tenta di rubare e fallisce sempre. Un’idea che anni dopo ricorderà il personaggio di Scrat presente ne L’Era Glaciale.

Attorno a questo personaggio costruisce Il ladro e il ciabattino: la storia di una città dorata minacciata dalla distruzione. Una principessa che combatte per il suo popolo. Un ciabattino gentile e silenzioso, e quel ladro comico che continua a infilarsi dappertutto.

Ma è qui che emergono i problemi. La Disney rifiuta il progetto: troppo costoso, troppo complesso. Williams vuole un’animazione a 24 fotogrammi al secondo, vale a dire il doppio rispetto allo standard di 12 che usava la Disney. Il tutto doveva essere disegnato a mano, senza computer. Poiché per l’artista il significato di mettersi in gioco attraverso il disegno aveva un significato ben preciso:

“Un buon disegno non è una copia superficiale. Ha a che fare con la comprensione e l’espressione. Non vogliamo imparare a disegnare solo per finire imprigionati nel mostrare la nostra conoscenza delle articolazioni e dei muscoli. Vogliamo ottenere quel tipo di realtà che una macchina fotografica non può catturare. Vogliamo accentuare e sopprimere alcuni aspetti del carattere del modello per renderlo più vivido”

Una scelta produttivamente insostenibile. Una sfida impossibile da sostenere: un’animazione troppo costosa, personaggi muti e una principessa fuori dagli schemi, indipendente e combattiva. Troppo avanti per l’epoca. Si tratta di una  visione narrativa troppo innovativa per l’industria dell’epoca, incapace di accettare una principessa di questo calibro.

Il principe arabo e la sequenza capolavoro

Hollywood lo snobba, ma il destino cambia forma in modo inaspettato: un principe arabo decide di finanziarlo. Gli consegna 100mila dollari per creare i primi dieci minuti di film, con la promessa che, se soddisfatto, avrebbe continuato a finanziare l’intero progetto.

Williams ci mette un anno per realizzarli. Un’animazione straordinaria, costruita con prospettive vertiginose, ritmo calibrato ed una fusione di comicità e tensione che il pubblico non aveva mai visto prima. Un livello di fluidità e precisione che persino la Disney, allora punto di riferimento assoluto, non aveva mai raggiunto.

Il principe però si tira indietro. I soldi finiscono ed il progetto resta sospeso. Eppure quella sequenza entra nella leggenda: ancora oggi è citata tra le scene animate più complesse mai realizzate.

Spielberg, Roger Rabbit e la consacrazione

Il talento di Richard Williams non passa inosservato. A Hollywood gira voce di questo “pazzo visionario” che sta lavorando a un film impossibile, da vent’anni in lavorazione. Tra i curiosi ci troviamo Steven Spielberg, che rimane folgorato dalle sue pubblicità animate e da quelle sequenze già completate del Ladro e il Ciabattino.

Spielberg decide così di dargli una chance: prima, però, deve occuparsi di un altro progetto, uno dei più ambiziosi degli anni ’80. Un film che unisce live action e animazione, cartoni del passato e attori veri: Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988).

Williams accetta, lavora giorno e notte, e realizza un’animazione mista che ancora oggi lascia senza fiato. Il film è un successo mondiale, vince 3 Oscar e riporta la Disney al centro della scena. Richard Williams diventa ufficialmente uno dei più grandi animatori viventi. A quel punto, la strada sembra spianata.

Warner Bros e il sogno che si trasforma in incubo

La Warner Bros decide di finanziare il film. È l’occasione della vita: Williams lavora con un team immenso, ingaggia attori del calibro di Vincent Price per dare voce all’antagonista Zig-Zag, e crea alcune delle sequenze animate più raffinate mai concepite. I personaggi prendono vita con una mimica incredibile, mentre il design visivo punta ad un livello mai raggiunto prima.

C’è solo un problema: il tempo. La Warner Bros impone una scadenza ben precisa. Portando Williams ed il suo team a lavorare 60 ore a settimana, ma non basta. Alcuni animatori mollano e vanno a lavorare altrove, alcuni di questi proprio alla Disney, contribuendo ad Aladdin (1992).
Ed è qui che iniziano i sospetti: i personaggi somigliano troppo. Jafar e Zig-Zag hanno più di un tratto in comune, Jasmine ricorda la principessa di Williams, il Genio blu ha echi inquietanti del suo progetto. Coincidenze? Forse. Ma abbastanza per far infuriare la Warner Bros. Alla fine, la major perde la pazienza: nel 1992 Richard Williams viene licenziato dal suo stesso film.

Il furto del film e il sabotaggio di Weinstein

A quel punto la Warner Bros taglia, censura e semplifica l’intera opera. Scene complesse eliminate, momenti comici snaturati, inserti di canzoni in stile Disney piazzate a forza. Cambiando addirittura il titolo in La principessa e il ciabattino.

Ma non finisce qui: nel 1994 subentra la Miramax, con a capo Harvey Weinstein. Succede poi l’irreparabile. Weinstein fa ridoppiare i protagonisti, aggiunge monologhi interiori ridicoli, inserisce battutine rubate da Aladdin e riduce la durata a 70 minuti. Cambiando pure il titolo in The Arabian Knight.
Il risultato? Fu stroncato dalla critica e ignorato dal pubblico. L’opera scomparve in fretta dal mercato. Il film finisce svenduto nei cestoni dei supermercati o  addirittura come omaggio nelle scatole di cereali. Williams si vede rovinare così il suo progetto, dopo trent’anni di lavoro.

L’eredità invisibile: da Mulan a Cartoon Network

Eppure, nonostante il flop, l’impatto c’è stato. Tanti animatori che vi avevano collaborato o che avevano intravisto quelle sequenze ne rimasero comunque profondamente influenzati. Lo stile del Ladro e il Ciabattino ha influenzato film come Mulan, Il segreto di Kells, La canzone del mare, e perfino serie come Il laboratorio di Dexter.
Il personaggio del Ladro, con le sue gag mute e fallimentari, anticipa poi Scrat de L’Era Glaciale. Un’opera cinematografica che l’industria ha tentato di far sparire, senza mai riuscirci. Williams, invece, non si riprese mai del tutto. Scrisse il libro The Animator’s Survival Kit, oggi considerato la Bibbia dell’animazione, e si chiuse alle spalle la porta del film maledetto.

Il ritorno grazie ai fan 

Quando tutto sembrava oramai perduto, accadde l’impensabile. Nel 2000 un appassionato, Garrett Gilchrist, raccolse ogni disegno, ogni bozza, ogni pellicola sopravvissuta, e nel 2013 realizzò The Thief and the Cobbler: Recobbled Cut, una versione restaurata che ricomponeva la visione originale di Williams. Non era ufficiale, ma era finalmente il film che lui in parte aveva immaginato. Per poi dare vita nel 2022,  ad nuova versione del film, con ulteriore restauro con nuove animazioni realizzate da diversi  artisti professionisti: The Recobbled Cut Mk 4-2. Questa travagliata di produzione portò l’opera ad essere riconosciuta come un film di culto.

Richard Williams muore nel 2019. Ma la sua opera rinasce ancora, anche grazie a chi come Enrico Gamba / 151eg ha deciso di fare luce su questa vicenda, portando il film in versione doppiata in italiano, disponibile gratis online. Il doppiaggio in questione è stato realizzato attraverso mezzi propri e da numerosi doppiatori  durante il periodo lockdown per il COVID-19.

Williams voleva creare “il più grande film d’animazione della storia”. Non ci è riuscito nei modi canonici. Ma forse aveva ragione Enrico Gamba:

Questa è la storia più assurda, più commovente e più bella che un film d’animazione abbia mai avuto.”

Exit mobile version