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‘Scanners’: David Cronemberg e il controllo delle menti

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Iniziano gli anni 80, David Cronemberg firma l’horror che lo consacra in uno generi più significativi del decennio. E nel farlo mette in rassegna, quasi fosse un manifesto programmatico, i temi e i motivi che ne caratterizzeranno l’intera carriera. Il film è disponibile nella rassegna che Mubi gli sta dedicando.

Chi sono gli Scanners

Come conseguenza inattesa di un esperimento medico-scientifico nascono gli Scanners, una generazione di persone dotate di straordinari poteri telepatici, capaci di entrare nella mente di chi gli sta intorno e veicolarne i pensieri. Ci sono Scanners buoni che vivono il superpotere come una condanna, uno stigma di diversità con cui convivere, e poi ci sono gli Scanners malvagi, quelli che intendono sfruttare le loro doti per crearsi un esercito e occupare il mondo. Il campo di battaglia: la mente. Revock (Michael Ironside) è lo scanner cattivo, Cameron (Stephen Lack) è lo scanners buono, il dottor Ruth (Patrick McGoohan) è lo scienziato che li ha creati e che ora deve impedire che il lato oscuro della sua imprevista creatura abbia la meglio.

Il percorso del regista

Il film rappresenta il primo vero successo per il regista anche perché risulta essere forse il primo lavoro veramente accessibile al grande pubblico di genere. I suoi primi film: Il Demone Sotto Pelle e Rabid raccontavano storie di anarchia sociale come conseguenza di mutazioni del corpo ma non ottennero all’epoca il riconoscimento adeguato. Nei film successivi, Brood, Videodrome e appunto Scanners,il regista fa un salto di qualità e ottiene il meritato successo. Alla base c’è sempre la ricerca scientifica e tecnologica che sfugge di mano e  devia verso il terribile. In più, nel trittico c’è l’angoscia dei suoi protagonisti che interiorizzano il tema della mutazione dei corpi e il manifestarsi del complicato rapporto con la tecnologia. Di lì a poco arriveranno La Zona Morta e La Mosca.

La poetica di un autore

È il 1981. Scansionare un documento è l’ultima frontiera della tecnologia, non ci sono ancora i telefoni cellulari, e ovviamente non è ancora immaginabile il potere di Internet. Eppure il film sembra figurare situazioni quanto mai attuali. Gli Scanners hanno infatti il potere di entrare nella mente di altre persone per osservarne, comprenderne e soprattutto, manipolarne i comportamenti. Oggi entrare con un pc in un altro è all’ordine del giorno così come sono chiari i condizionamenti remoti dei social e della rete in generale. David Cronemberg questo già lo prefigurava e ne anticipava la prossimità.

Ex post è facile vedere quanti motivi ricorrenti della poetica del regista canadese siano già enunciati in questo film: la pericolosità sociale della ricerca scientifica e tecnologica, che per profitto non si fa lo scrupolo di sacrificare società e corpi (La Mosca, Inseparabili); la con-fusione tra uomo e macchina e tra organico e inorganico (Il Pasto Nudo, Crash); l’ibridazione che crea nuovi tipi di esseri viventi (M Butterfly, Existenz); il body-horror (Videodrome, Crimes of the Future); i temi più generali della cospirazione, della ribellione e dei problemi collettivi che diventano privati (La Zona Morta, The Shrouds).

Il film ha un veloce ritmo narrativo, al decimo minuto c’è il primo shock con l’esplosione della testa, da lì in poi la scrittura del film procede scandita e veloce verso l’apice finale. Siamo ancora in una fase poco più che embrionale della carriera dell’autore, negli anni successivi il regista imparerà il fascino delle ellissi narrative e delle allusioni.

Scene cult

Il film non è il migliore di David Cronemberg, nemmeno il regista lo ha mai particolarmente amato. Si racconta che la lavorazione fu molto affrettata dalla produzione, la mattina scriveva le scene che il pomeriggio doveva girare, c’era l’urgenza di terminare il lavoro per ottenere i finanziamenti. Di questo il regista se ne è sempre lamentato.

Ciononostante ci sono alcune scene che sono entrate nella storia del cinema. Su tutte quella citata della testa che esplode a seguito dello scontro telepatico, scena che è diventata una gif degli smartphone.

Poi la battaglia uomo-macchina: quella in cui Cameron, lo Scanner buono, entra telepaticamente attraverso un telefono pubblico nel sistema informatico della multinazionale di turno. Lo fa per spiarne le attività e interromperne i delittuosi programmi, ma i cattivi se ne accorgono e allora per difendersi usano l’arma estrema cioè l’autodistruzione: distruggere i propri circuiti informatici sperando di coinvolgere nel suicidio il sistema nervoso di Cameron.

Altra scena iconica quella dello Scanner artista, quello che non sta né con i buoni né con i cattivi, quello che si è ritirato e nella segretezza alleggerisce il peso della propria diversità facendo lo scultore.

“My art keep me sane.”

confessa lo Scanner artista a Cameron. Creare opere è il modo che questo isolato Scanner ha trovato per incanalare quella potente forza telepatica che lo sovrasta. Nella figura dello Scanner artista tutta la critica ha unanimamente riconosciuto lo stesso David Cronemberg e i fantasmi che lo agitano. E l’incontro tra lo Scanner artista e lo Scanner buono avviene inevitabilmente dentro un’opera d’arte a forma di testa umana.

L’inizio di un’era

Non sono ancora arrivati gli effetti speciali digitali per cui in Scanners si utilizza sapientemente la plastilina come materiale per trucchi ed effetti. L’effetto per chi vede il film oggi risulta quindi quello di un pregiato antiquariato ma negli anni Ottanta lo rese un campione della letteratura horror-splatter. Del film si contano anche due sequel: Scanners 2 – Il nuovo Ordine (1991) e Scanners 3 (1991), e due spin-off Scanner Cop (1993) e Scanner Cop 2 (1995). Progetti a cui David Cronemberg non prese parte anzi se ne allontanò.

 

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