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Transcendence

“Transcendence” è un film che mette in campo una serie di tematiche – morali, filosofiche e scientifiche – enormi, ma alla fine dei conti non riesce a essere all’altezza delle carte che scopre o, quantomeno, a giocarle in modo consono attraverso una narrazione coerente, e così si butta a capofitto in una storia d’amore che ripercorre, in modo meno appassionato e viscerale, quella già recentemente vista sul grande schermo in “Her” di Spike Jonze

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transcendence

Anno: 2014

Distribuzione:  01 Distribution

Durata: 120′

Genere: Drammatico

Nazionalità: USA

Regia: Wally Pfister 

Data di uscita: 17 Aprile 2014

Ammettiamolo: ci mancava vedere Johnny Depp senza trucco e senza inganno lontano dalle maschere, seppur molto spesso piacevoli, che Burton gli impone o dalla macchietta di se stesso che ormai, dopo ben quattro lungometraggi tre dei quali con molto poco da dire, il personaggio di Jack Sparrow gli ha cucito addosso.

A far ritornare l’attore agli antichi fasti privi di trucchi e di inganni ci ha pensato Wally Pfister con Transcendence: l’aiuto regista di Christopher Nolan, alla sua prima prova dietro la macchina da presa, ha infatti scelto Depp per impersonare il Dottor Will Caster, brillante e poco ortodosso studioso di intelligenza artificiale che lavora sul PINN (Physically Independent Neural Network), un sistema altamente avanzato di computer con autocoscienza basato sul cervello di scimmie che vengono usate come cavie. Le teorie e gli studi di Carter non piacciono affatto a una frangia terroristica auto-costituitasi sotto il nome di RIFT (Revolutionary Independence From Technology) che è pronta a tutto pur di fermare lo scienziato, senza rendersi conto che sarà essa stessa a spingerlo al successo, inducendolo a provare su di sé il PINN, incitando anche la moglie Evelyn (Rebecca Hall) e il suo migliore amico Max Waters (Paul Bettany), entrambi ricercatori, a chiedersi se sia giusto andare avanti. Le loro peggiori paure diventano realtà quando la sete di conoscenza di Will sembra trasformarsi in un’ossessiva ricerca di potere, di cui non si conosce la fine. L’unica cosa che è terribilmente chiara è che forse non c’è modo di fermarlo.

Il termine trascendente nel significato etimologico di ciò che è superiore a ogni altro nello stesso genere viene spesso riferito a Dio e, in effetti, sul parallelismo tra il Creatore e Caster si gioca non poco all’interno del lungometraggio.

La verità è che Transcendence è un film che mette in campo una serie di tematiche – morali, filosofiche e scientifiche – enormi, ma alla fine dei conti non riesce a essere all’altezza delle carte che scopre o, quantomeno, a giocarle in modo consono attraverso una narrazione coerente, e così si butta a capofitto in una storia d’amore che ripercorre, in modo meno appassionato e viscerale, quella già recentemente vista sul grande schermo in Her di Spike Jonze, ricordando anche a tratti lo storico legame tra Pierre e Marie Curie uniti e divisi dall’amore e dalla scienza. La verità è che Transcendence è una grande occasione sprecata.

Sandra Martone

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