Giornate degli Autori

‘Qui Vit Encore (Who is still alive)’: i fantasmi di Gaza ci guardano

La tragedia di Gaza nel vivido racconto di coloro che sono riusciti a scappare dal suo inferno.

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Evento Speciale di questa Edizione 22 delle Giornate degli autori, il lavoro di Nicolas Wadimoff  è una storia di esperienza. I ‘graziati’ da un caso, da una sorte, da un gesto di lucidità, sono lontani nel corpo ma non nell’anima e nello spirito dalla propria Terra.

Qui Vit Encore (Who is still alive) elimina i livelli di mediazione, sovrapposizione, soprattutto visiva. Non vediamo immagini della devastazione di Gaza, di civili morti, di esplosioni. Non assistiamo a grida strazianti. Potentemente, ciò che ci avvicina alla realtà, che ci fa comprendere cosa i protagonisti hanno vissuto, è il racconto, la testimonianza di chi ha conosciuto l’orrore di uno sdradicamento: dalla propria casa, dai propri affetti, dai propri sogni, progetti di vita. Dalla bellezza di una Terra che si affaccia sul mare.

Il set di cui si compone Qui Vit Encore è innanzitutto un luogo lontano: il Sudafrica. Rifiutati dalla Svizzera, la troupe e i suoi fantasmi simbolicamente pericolosi sono stati accolti da uno dei primi Paesi che ha preso di petto la questione palestinese successiva al 7 ottobre 2023. Portando Israele di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) con l’accusa di genocidio a Gaza.

Uno studio cinematografico asettico accoglie la sagoma di Gaza disegnata con la vernice bianca e i quadrati delle altre 4 Gaza (pezzi di puzzle umano tra tendopoli e case costruite con le proprie mani) dentro La Striscia: è ciò che di materico abbiamo di fronte. Eppure tutto si materializza presto. I corpi, i volti dei 9 ‘fantasmi’, che impariamo a conoscere inizialmente come gruppo astratto ed eterogeneo.

La mole possente del più anziano: Jawdat Khoudary, un imprenditore fattosi tutto da solo, che parla orgoglioso del suo studio vicino al mare, di come fosse piacevole lavorare in quel posto. Dell’unico bene che i Palestinesi hanno costantemente coltivato e grazie al quale sono riusciti a realizzarsi, a vivere: la pazienza.

La pazienza è l’unico bene che ci rimane

La giornalista Haneen Harara, Eman Shannan, oncologa, Hana al Aiwa, imprenditrice: punti di riferimento per le donne, per la comunità, costrette a non poter restare.

Il musicista Feras Elshrafi, che nel lasciare Gaza ha portato con sè solo il suo strumento: il qanun e la musica della sua terra, della sua vita. Mahmoud Jouda, esiliato. Nella scrittura ha trovato il modo di  restare sempre in contatto con la Palestina: una memoria per la figlia Magda e per tutti, ricordando e testimoniando luoghi, cultura, tradizioni, cancellati per sempre. Sdel Al Taweel che, nell’arte delle immagini, trasfigura il dolore.

I giovani gazawi

Che eredità lascerà l’annientamento di Gaza ai giovani? Malak Khadra e i social, dove condivideva soprattutto la bellezza, la positività di Gaza, la 16 enne Ghada Al Masri, che avverte lo scollamento tra il luogo che la ospita (l’Egitto) e la sua patria di cui non può condividere l’inno nazionale, costretta a sentirne un altro cantato a scuola.

 Terapia di gruppo e dialogo intimista con ciascuno di noi

Nicolas Wadimoff  che ha da sempre legato il suo cinema in senso ampio alla Palestina, trasforma Qui Vit Encore in una terapia di gruppo per i suoi protagonisti, in una reale condivisione con noi che riusciamo ad empatizzare emotivamente in ciò che singolarmente i 9 protagonisti raccontano.

Impariamo a capire che se si sentono le bombe si è vivi, se non le si sentono, ti possono colpire e l’odore della morte ti coglie inaspettato. Impariamo a capire cosa significhi vedere improvvisamente morire i propri genitori, i propri fratelli, sorelle. Avere la vita distrutta in pochi attimi. Essere intrappolati fino al collo in un cratere generato da un bombardamento. Perdere il controllo di tutto.

Avere fame, dormire solo due ore al giorno, fuggire insieme a mille persone, camminando sotto il sole senza poter prendere una macchina, un autobus, non avere una meta se non sopravvivere. Vedere infranto tutto ciò che con fatica si è costruito, dovere abbandonare i propri luoghi di identità, perderli definitivamente. Sentirsi vivi ma estranei al mondo che ti circonda. Incompresi nella sofferenza e nei ricordi indelebili diventati parte di ognuno dei 9 protagonisti.

Girato tra settembre e ottobre 2024, prima che tutto precipitasse definitivamente, Qui Vit Encore, farà ancora più male nell’implacabile ingiustizia in atto a cui siamo assistendo in questi giorni.

 

 

 

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