Presentato alla Berlinale, oggi Beneath Which Rivers Flow, cortometraggio dell’iracheno Ali Yahya, va in scena al Sole Luna Doc Film Festival.
Ci troviamo nelle paludi dell’Iraq meridionale, dove Ibrahim si sente uno straniero. Il suo unico compagno è il suo fedele bufalo. Ma un’imminente catastrofe ambientale minaccia quell’unica vita che conosce, l’unico essere vivente che comprende veramente.
Il potere delle immagini
Sedici minuti che scorrono a ritmo lento e inarrestabile, come lente possono essere le acque di un fiume che scorre e non si cura di nulla. Panta rei, in fondo, vale sempre.
Ci sono solo immagini e suoni in Beneath Which Rivers Flow, nessun dialogo, non una sola parola. Una fotografia che diventa racconto. Tante sfumature di grigio che virano poi al colore, sfumato. Visioni sospese nel tempo e nello spazio, talora dal sapore quasi onirico.
La vastità delle paludi dell’Iraq meridionale avvolge tutto: quegli specchi d’acqua, sempre più sottili, sono la casa di persone che lì vivono e lavorano, strettamente integrate in un ecosistema di fiumi, canneti e animali. Quel tutt’uno, però, soffre. È quasi un acrobata in bilico su un filo sottile.
Ibrahim e il suo bufalo d’acqua
Ibrahim considera questo luogo come la sua casa, quella della sua famiglia e del loro bufalo d’acqua, a cui è profondamente legato. Ogni giorno raccoglie le canne per dar da mangiare alle bestie, i piedi immersi nell’acqua, immagini che ricordano le mondine di altri tempi.
Gesti ripetitivi che cadenzano minuti, ore, giorni, settimane, mesi e anni.
Per Ibrahim, le paludi non sono solo un’ambientazione, sono un’estensione di lui stesso. Trova conforto nel ritmo silenzioso di un mondo isolato. Il suo legame con i bufali è una testimonianza di questa profonda connessione con la natura.
Ma quando cala una nebbia minacciosa, portando con sé i fiumi in secca e la terra screpolata, il mondo di Ibrahim inizia a disgregarsi.
La fatica si percepisce, così come anche la paura.
Crisi climatica
La realtà è che il terreno umido di questa zona dell’Iraq, patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 2016, è diventato sempre più secco a causa del cambiamento climatico.
Come tante persone, i cui mezzi di sussistenza sono minacciati, Ibrahim osserva questi cambiamenti con occhio preoccupato. Ha l’aria spaesata, ma continua a vivere. La natura è bella, di quella bellezza ruvida, intima e misteriosa, in certi luoghi pare spacciata ma è resistente. Si resta un poco spaesati di fronte all’incidere della secchezza.
L’uso sapiente della luce naturale, dall’alba al tramonto, tra nebbia, riflessi e buio profondo, dà vita a immagini di rara intensità. E poi le lanterne lasciano un barlume di speranza…
Come è nato il cortometraggio
In una recente intervista, il regista ha ricordato come le riprese abbiamo preso origine da uno spot pubblicitario.
Osservare il rapporto delle comunità con il proprio ambiente e il loro rifiuto della telecamera lo aveva inizialmente fatto riflettere sull’impatto delle influenze esterne sulle loro vite e le loro abitudini e identità. Con pazienza e comprensione si è guadagnato la loro fiducia.
Ulteriori punti sensibili: Ibrahim non era un attore professionista e aveva alcuni problemi di salute mentale che influivano sulla sua capacità di seguire le istruzioni.
“Il mio approccio è stato quello di lasciare che il film crescesse organicamente attorno a lui, aspettando pazientemente momenti autentici che catturassero la sua personalità e l’essenza della storia, piuttosto che forzare una particolare interpretazione. Ho cercato di creare un ambiente in cui si sentisse a suo agio nell’esprimere le sue esperienze.”
racconta il regista.
E poi c’erano le difficoltà logistiche e il budget ridotto.
L’incontro con Ibrahim però è stato fondamentale: ha permesso di spostare l’attenzione sull’individuo all’interno di un contesto più ampio e di esplorare un tema universale – la resilienza degli individui di fronte alle pressioni esterne – attraverso una storia specifica, ma rappresentativa. Uno per tutti.
Beneath Which Rivers Flow riflette, infatti, le sfide che molti nella regione devono affrontare: degrado ambientale, difficoltà economiche e la pressione per adattarsi a un mondo in rapido cambiamento.
È la storia di una generazione che, alla fine, si trova a dover lottare con la tensione tra la conservazione del proprio stile di vita tradizionale e le esigenze della modernità.