Pare che la regista Teona Strugar Mitevska abbia impiegato ben 25 anni per realizzare il suo Mother, film di apertura della sezione Orizzonti a Venezia 82, che racconta uno spaccato della vita di Madre Teresa di Calcutta. Con una Noomi Rapace che presta il volto alla protagonista, il film ci immerge nella Calcutta del 1948, mostrando 7 giornate intense che mettono alla prova anche la suora.
Il film è prodotto da Entre Chien et Loup, Sisters Brother Mitevski, Piodor Gustafsson e distribuito in Italia da Adler Entertainment S.r.l.
La sinossi di Mother a Venezia 82
Calcutta, India, agosto 1948. Teresa, madre superiora del convento delle suore di Loreto, attende con ansia la lettera che le permetterà finalmente di lasciare il monastero e creare un nuovo ordine in risposta alla chiamata ricevuta da Dio. E proprio quando tutto sembra pronto si ritrova di fronte a un dilemma che ne mette alla prova la fede e le ambizioni, in un momento di svolta importante della sua vita. (Fonte: La Biennale)
La recensione
Il tentativo, forse non del tutto riuscito da parte della regista, è quello di cercare di uscire dalla zona di confort che ha sempre contraddistinto una figura come Madre Teresa di Calcutta, tanto che il Mother presentato a Venezia 82 nella sezione Orizzonti non è il canonico biopic, ma un mettere in luce un momento particolare della vita della suora in attesa della risposta alla richiesta di creare un nuovo ordine. Quello che succede e si sussegue nei 7 giorni precedenti all’arrivo della tanto agognata lettera è un insieme di metafore e allegorie che, oltre a far vacillare la donna, mettono in crisi anche lo spettatore che si ritrova a non comprendere o a cercare delle spiegazioni fin troppo elaborate. Dalla stanza che si restringe agli incubi a occhi aperti, passando per i molteplici significati attribuibili al sangue in più forme, Mother tenta di raccontare a suo modo un mondo (e una visione del mondo) che avrebbe meritato forse un approfondimento maggiore.
La musica e le scelte in Mother a Venezia 82
Punto forte del film è sicuramente la scelta musicale che, un po’ per anticonformismo, un po’ per avvicinarsi a una realtà e una contemporaneità, soprattutto a livello di tematiche, contrasta volutamente con quanto viene mostrato sullo schermo.
Allo stesso modo anche le inquadrature hanno una valenza particolare che, invece che alla contemporaneità, richiamano a un’idea di cinema che va oltre quello del raccontare semplicemente una figura più che celebre. La scelta, per esempio, di filtrare spesso i personaggi attraverso ostacoli fisici come sbarre, ringhiere, grate sembra richiamare la difficoltà della protagonista nel relazionarsi con determinate situazioni e determinate tematiche, dal destino, alla compassione, passando per scelte morali giuste o sbagliate.
Esistere è peccare.
Madre Teresa (interpretata da una Noomi Rapace che affascina, ma che sfugge) è costantemente in balia di ciò che le accade intorno e, nonostante mostri apparente sicurezza, è in realtà provata a tal punto da non riuscire a liberarsene. Come una prigione (prima il convento, poi le grate del confessionale e poi gli incubi) la suora è logorata dalle decisioni che si trova costretta a (non) prendere.
Una figura controversa
Indubbiamente una figura particolare quella di Madre Teresa di Calcutta che la regista macedone ha studiato in maniera approfondita e che ha cercato di portare sullo schermo facendola sua e cercando di spiegare il suo punto di vista, riversandolo il più possibile sul quotidiano e su argomenti che ancora oggi sono fonte di dibattito. Basti pensare che la questione più spinosa è affidata alle parole di un sacerdote che altri non è che il confessore di una suora che, seppur una figura controversa e con posizioni particolari, bisogna tener conto che ha comunque vissuto cento anni fa.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli