Biennale del Cinema di Venezia

‘La Grazia’ Paolo Sorrentino firma un nuovo capolavoro

La Grazia è il nuovo straordinario lavoro di Paolo Sorrentino con Toni Servillo protagonista.

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Scelto come film di apertura dell’82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, La Grazia è il titolo che riporta dietro la macchina da presa Paolo Sorrentino. L’autore napoletano torna così in concorso nella Selezione Ufficiale della celebre kermesse veneta e lo fa con un’opera assolutamente memorabile. Se sin dall’inizio nessuna indiscrezione è trapelata, possiamo essere grati di questo clima di mistero, che permette di godere appieno di una pellicola che definire ricca è un eufemismo. La poesia, lo stile, l’entusiasmo di Sorrentino traboccano fuori da ogni inquadratura, che riempie gli occhi di chi guarda e il cuore di chi decide di entrarvi dentro.

La Grazia è un film Fremantle prodotto da The Apartment, società del gruppo Fremantle, in associazione con Numero 10 e PiperFilm, prodotto da Annamaria Morelli e Paolo Sorrentino. E da Andrea Scrosati per Fremantle, Massimiliano Orfei, Luisa Borella e Davide Novelli per PiperFilm. Nelle sale italiane dal 15 maggio, distribuito da Piperfilm.

La Grazia | La trama

Mariano De Santis (Toni Servillo, alla sua settima proficua collaborazione con Sorrentino) è il Presidente della Repubblica in carica. Almeno per altri sei mesi. Prima della scadenza del mandato, però, ha un paio di questioni spinose a cui lavorare. In primis la legge sull’eutanasia, che a più riprese la figlia Dorotea (Anna Ferzetti) sottopone alla sua attenzione e critica. E poi alla possibilità di concedere la grazia a due ergastolani: una donna che ha ucciso il marito con 18 coltellate e un uomo che ha ucciso la moglie malata di Alzheimer.

Di chi sono i nostri giorni?

Mentre le vicissitudini politiche lo tengono impegnato, il ricordo della moglie Aurora non lo abbandona mai. Per fortuna c’è la compagnia dell’amica d’infanzia Coco Valori (Milvia Marigliano), “parodia di una critica d’arte” come ama definirsi lei, e le chiacchiere con il corazziere Massimo Labaro (Orlando Cinque), al quale può confidarsi e di cui si fida ciecamente, tanto che gli permette di muovergli persino delle critiche, a patto che siano espresse delicatamente.

Umanità, amore ed emozioni

Il personaggio creato da Sorrentino non parte da nessun politico in particolare, sebbene possa far pensare ai pochi “buoni” che abbiamo avuto nel nostro paese. Mariano De Santis è un uomo integro, dedicato, serio, rispettoso. Ma è pur sempre umano. L’entrare a contatto con il suo lato più fragile, con quello anche ferito, fa sì che la storia acquisti una nuova dimensione. Come accade spesso nei film di Sorrentino, ci sentiamo coinvolti, emotivamente e razionalmente, talvolta messi alla prova dinanzi a ciò che gli preme raccontare, mostrare, suscitare. Il fatto che gli piaccia profondamente alzare sempre l’asticella non dovrebbe più essere un mistero. Eppure continua a sorprendere. Se l’apertura richiama tantissimo del suo cinema, bastano pochi attimi per rendersi conto di quanto la potenza visiva, narrativa, stilistica stiano compiendo un altro passo avanti.

Io non sono mai stato un uomo coraggioso.

C’è tanto amore ne La Grazia, inteso in modi differenti e anche simbolici. C’è l’amore per una donna che è scomparsa lasciando dietro di sé domande e dolore. C’è l’amore per i figli che non conoscono il proprio padre e che a sua volta non si fa conoscere da loro. C’è l’amore per la giustizia e per l’etica, difficili da sostenere soprattutto quando sei il Presidente della Repubblica.

“Cemento armato” è il soprannome del protagonista e rende bene l’idea dell’uomo a cui è assegnato. Attraverso la sua storia e le sue vicende, non si vuole esattamente spingere a riflettere su qualcosa di particolare – sebbene di temi e di suggestioni ce ne siano a bizzeffe – quanto piuttosto a provare emozioni che smuovono e che restano. 

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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