Giornate degli Autori

‘Short Summer’ di Nastia Korkia: la guerra dagli occhi dei bambini

La fiera non si vede, ma riempie tutti gli spazi del film

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L’infanzia, età in cui ogni battito del cuore cammina di pari passo con gli scossoni dell’animo bambino che ascolta immagini e suoni del mondo intorno a sé. Anche nella campagna russa c’è una fanciullezza che sente le orme della guerra e guarda ai grandi come eroi ormai smunti. 

Così in Short Summer di Nastia Korkia – in concorso alle Giornate degli Autori – che è una partitura di gesti e sussurri sulla guerra vista dagli occhi dei bambini, quelli della piccola Katya anzitutto, che arriva nel casolare dei nonni una mattina d’inizio estate. Con sé ha soltanto un piccolo specchio, o un vetro rotto, con cui cattura spicchi di luce sul suo cammino. 

La guerra in ogni fotogramma

Non sono altro che bagliori d’innocenza nell’arida Cecenia, dove la guerra non si vede ma riempie tutti gli spazi del film, come un fantasma che s’intrufola tra i fotogrammi e ne logora ogni illusoria serenità. La campagna russa di Korkia allora è una grande bugia con i suoi paesaggi dalla glaciale bellezza che nascondono sempre qualche minaccia: sirene, annunci radio, la morte a pochi passi.

Eppure, i bambini giocano come meglio possono lungo un prato brullo, mentre alle loro spalle scorre una trafila stridula di carri armati a smascherare tutte le loro finzioni. A volte basta un campo lungo come questo per rendere un film come Short Summer che pensa per immagini, oltre ogni pornografia del dolore o grigio autobiografismo, verso un cinema che crede ancora nella tragedia del reale.  

La guerra e i bambini

Attenzione: ricercato un uomo di 30 anni, avvistato l’ultima volta con una giacca blu. É un veterano che partecipava alle operazioni antiterroristiche in Cecenia e soffre di disturbo post-traumatico”: legge sul giornale il piccolo amico di Katya, perdendosi in quel volto immortalato sulla pagina. Ma le parole della guerra no, non sconcertano più i bambini; anzi,  compongono il loro vocabolario proprio come il volto di Putin riempiva l’inconscio popolare russo in Dreams about Putin,  lavoro precedente di Korkia tra footage e animazione 3D.

E qui la giovane cineasta lascia tutto il sangue della guerra fuori campo, ma non la desolazione che questo porta con sé, la vita sciupata nelle campagne e le parole di morte – sempre le stesse – dei notiziari che riempiono le case di un’indicibile angoscia. Restano soltanto le favole per bambini a cui aggrapparsi, racconti di coccinelle e infiniti soli, o chissà, un riflesso di luce che squarcia l’ombra del quotidiano.

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