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Approfondimenti

‘The Before Trilogy’ – Il silenzioso fluttuare dei momenti ordinari

A 30 anni dall'uscita del primo capitolo, The Before Trilogy rimane rilevante nella sua indagine dell'umanità a confronto. Scopriamo una delle più oniriche storie d'amore del cinema.

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Si è persa l’arte del parlare, del raccontarsi e dell’ascoltare il prossimo. Così, 30 anni dopo, The Before Trilogy sembra ancora all’avanguardia. Forse più un triste riflesso dell’umanità. Nei caffè, per strada, in coda dal macellaio, in sala d’attesa dal dentista: siamo ormai stagnanti e inerti nell’agonizzante Incomunicabilità come illustrata dal maestro Michelangelo Antonioni.

MINIMALISTA E LOW BUDGET: quasi del tutto priva di trama

L’obiettivo della trilogia è la pura esplorazione di una connessione. Non vi è coercizione dell’etica dell’autore, né compromesso dei personaggi per raggiungere un certo pathos. Nessuna competizione con lussureggianti blockbuster hollywoodiani o colpi di scena salienti. Richard Linklater si mostra allergico all’affettazione e a posture ampollose. Eppure la sua diegesi è tanto viva da aver cambiato il cinema per sempre.

Before Sunrise (Prima dell’alba) – prefazione di questa trilogia – si apre in una carrozza del treno con la sinfonia d’opera del clamore di una coppia austriaca in preda ad una accesa discussione. Tra sguardi incuriositi e sospiri pesanti di sentenza, incontriamo i giovani Céline (Julie Delpy) e Jesse (Ethan Hawke). Uno dei capitoli di chiusura dell’ultimo film della trilogia, Before Midnight (2013), si esaurisce invece proprio con una versione molto più adulta ed esausta dei nostri beniamini in preda ad un litigio animato proprio come la coppia rumorosa nel treno. 

Uno specchio e una sorta di allarme per ricordare l’inevitabile natura ciclica delle relazioni. Quei due esasperati austriaci erano la norma ma noi ci siamo convinti che Jesse e Céline sarebbero stati l’eccezione. 100 minuti di conversazione nelle mani del regista Richard Linklater non portano alla luce solo una delle storie d’amore cult più anelate e invidiate. No, nella sua narrazione 100 minuti sono un viaggio volto all’esplorazione dell’umanità con il semplice atto della parolaIl testo è così fitto di discussioni filosofiche, ideologie esistenziali e intime confessioni da non permettere di ridurre il film ad una commedia su due giovani ragazzi che si incontrano su un treno e si concedono all’amore tra le strade di Vienna.

Capitalismo, arte, religione, solitudine, femminismo e morte: questi due estranei non hanno alcun timore di mettersi a nudo. O meglio, ne hanno, ma essere onesti e presentarsi per quel che si è, è l’unica scelta onorevole a vent’anni. Buffa e inquietante l’idea che amanti di lunga data tendano a schivare le parti più vere di sé. Con il tempo intagliano nella propria essenza l’immagine che credono desiderata dal partner piuttosto che offrire se stessi. Forse questa è una delle formule vincenti che ha portato il primo volume della trilogia al successo. In Before Sunrise i due hanno avuto il coraggio di fare ciò che la massa teme: essere sinceri. Tra balbuzia e toni saccenti di chi vuole torreggiare, con l’esasperazione di aspettative dei genitori fallite e l’insicurezza che la tenera età porta con sé di prassi. Jesse e Céline si raccontano, si regalano parti di loro stessi che si è soliti tenere per sé. La sceneggiatura è sottomessa all’organicità dell’interazione e mai il contrario. Gli attori non sembrano recitare un copione ma esistere soltanto.

L’ARTE DEL SOTTOTESTO

La bellezza di questi film sta in ciò che non dicono. La struttura non vuole farsi studente esemplare di un tipico film. Introduzione, peripezie e risoluzione non sono rintracciabili. Solitamente ogni azione compiuta, frase pronunciata o oggetto mostrato in un film è il codice attraverso il quale lo spettatore deve decifrare il racconto. Il primo piano di una mano che sposta la tenda scoprendo una macchina sospetta parcheggiata in veranda, una scarpa con la punta leggermente girata verso sinistra ai piedi del letto, il sorriso malinconico che svanisce con l’incalzare della musica: tutto ha uno scopo. Ma non qui.

Nella Before Trilogy tutto ciò che viene inquadrato è meritevole di attenzione per il suo semplice atto eroico di esistere, di esserci. Non vi sono correlazioni al progresso della trama. Le frasi interrotte da ripensamenti, le mani che combattono l’urgenza di una carezza: tutto è semplicemente umano. L’autore masterizza l’arte della sospensione. La dottrina vuole che i personaggi si incontrino, si bacino, incorrano a fraintendimenti e distacco per poi scambiarsi le promesse del fatidico per sempre. Linklater invece esplora il sottotesto. Cosa accade nel mentre? Come si è arrivati a quell’infatuazione viscerale? Quante parole devono essersi detti per non volersi ascoltare più?

BEFORE SUNRISE, BEFORE SUNSET, BEFORE MIDNIGHT: la genesi

Divenuto noto ad un pubblico internazionale con l’uscita di Before Sunrise nel 1995, Richard Linklater si è affermato come pioniere del cinema indie americano asceso al successo con Slacker (1990) e Dazed and Confused (1993). La premessa della prima pellicola della serie attinge ad una esperienza personale dello stesso filmmaker. Sulla via del ritorno in Texas da New York, Richard incrocia lo sguardo di una ragazza. Quel rincorrersi con gli occhi tramuterà in una notte passata a passeggiare in Philly alle tre del mattino, cercando di cogliere ogni attimo prima che la poesia venga interrotta dalle responsabilità e un volo da prendere. Proprio come nel film. 

LA PREMESSA

Jesse incontra Céline su un treno proveniente da Budapest. Lei, studentessa universitaria, è sulla strada del ritorno verso casa, a Parigi, lui, vagabondo col cuore spezzato, è diretto a Vienna per prendere un volo per tornare negli Stati Uniti. Nonostante abbiano passato insieme giusto il tempo di un pranzo nella carrozza ferroviaria, loro si sono scoperti, messi a nudo come gli amici d’infanzia non hanno più il coraggio di fare. Jesse convince Céline a scendere dal treno e passare la nottata con lui per esplorare questa connessione avendo totale libertà di darsi alla fuga nel caso in qualsiasi momento e prendere il treno del mattino dopo. La pellicola termina quando il sorgere del sole ricorda che il tempo è scaduto e bisogna ritornare alla persona che si era prima – sempre che questo sia possibile; ormai una parte di loro è cambiata, segnata per l’eternità –. Before Sunrise si conclude con un addio e la promessa di incontrarsi nello stesso posto, sullo stesso binario sei mesi dopo. È letteralmente il preludio di un amore, muore sul nascere, si fa buio prima che il sole possa sorgere. Before Sunset (Prima del tramonto, 2004) adattato a nove anni da quel lungo abbraccio davanti al treno a Vienna, si apre con un Jesse che finalmente ha dato spago alla sua arte. Ci imbattiamo in lui a Parigi, nel pieno di un meet & greet nella storica libreria Shakespeare and Company per la presentazione di un suo manoscritto. Lì, appoggiata all’arco della porta, schiva e orgogliosa di lui, troveremo Céline. Momenti prima che lui debba raggiungere l’aeroporto per lasciare la città. Decidono di passeggiare, lasciarsi incantare dall’atmosfera suggestiva de La Ville Lumière e mettersi a nudo come solo loro sanno fare. Si perdono in retorica e intime confessione; esattamente come fecero nove anni prima per le strade di Vienna. Scoprono ognuno i fallimenti dell’altro. Con tono più assertivo e meno tremore nelle mani, ma ritroviamo i nostri Jesse e Céline. Stavolta però, altre al volo da prendere vi sono una moglie e un figlio a casa ad aspettare. Quest’ultimi sembrano non essere abbastanza per separare i nostri innamorati, perduti e ritrovati. Non commettono lo stesso errore che gli negò una gioventù insieme.

“- Baby, perderai quel volo.

  • Lo so.”

Così, proprio come uno dei più bei tramonti, Before Sunset è quell’intermezzo che si fa attendere galante e timidamente. Tutt’a un tratto, prima che cali la notte, è lì, pronto per sfuggire ad occhi distratti, si concede a chi sa cogliere l’attimo: Jesse e Céline colgono l’attimo. Altri nove anni passano e in Before Midnight (2013) siamo accolti da due persone che non hanno nulla a che vedere con la beatitudine e l’incanto letti nei loro volti nel primo volume di questa trilogia. No; in Before Midnight i nostri protagonisti ricordano sempre più quella coppia rumorosa e asfissiante che faceva echeggiare nella carrozza del treno ogni scontento della vita e si addossava colpe come è consuetudine fare quando si è con se stessi così tanto da finire le parti di sé da annientare, dunque si passa alla persona a fianco. Stavolta i due si trovano in Grecia trascorrendo l’ultimo giorno di vacanze con le bimbe, gemelle. Scrittura, l’invecchiamento, sorrisi e carezze… La tensione si infiltra ovunque. Tra i temi di discussione che coloriscono la tavola e tra quei patetici e disperati tentativi di affetto. Se nei precedenti lungometraggi il tempo sembra sfuggire dalle mani e non essere sufficiente a contenere tutto l’amore che hanno da donarsi, la giornata documentata da Before Midnight sembra interminabile. Pesante e colma di litigi soffocati, non si avvicina minimamente all’incanto idilliaco di Before Sunrise. In una stanza d’hotel claustrofobica nella sua incapacità di contenere l’ego e l’insoddisfazione dei personaggi, Céline e Jesse si parlano e ma non si ascoltano più, si guardano ma non si vedono. Non si riconoscono e nemmeno noi. Crudo, vero e privo di edulcoranti, il film si chiude nei pressi del mare. Il vento lambisce la pelle e gli animi si calmano. Nonostante l’ambiguità dell’ultimo atto, c’è speranza per una riconciliazione.

THE BEFORE TRILOGY: il risorgimento della Nouvelle Vague

La sensibilità artistica del regista palesa una dialettica presa in prestito dalla French New Wave. La trilogia si trasforma quindi in un manifesto, un’omelia alla Nouvelle Vague. Il lirismo del regista è erudito nella sapienza con la quale omaggia o inconsciamente si lascia influenzare da pezzi cardine della cinematografia francese. Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle, 1960) scritto e diretto da Jean-Luc Godard, Éric Rohmer con Racconto di primavera (Conte de printemps 1990) e Il Raggio Verde (Le Rayon vert 1986); molteplici sono le impronte. Da François Truffaut e la saga di Antoine Doinel iniziata con  I 400 colpi (Les Quatre Cents Coups, 1959) carpisce l’idea di mostrare personaggi e i reciproci attori crescere in tempo reale. Il cineasta Truffaut si è sempre impegnato nel restituire al cinema il “cruciale contatto con la realtà perso dal suo desiderio di farsi sofisticato”. Proprio come Antoine, Jesse è designato da tratti autobiografici. 

“Sì. Credo che il mio libro sia stato come costruire qualcosa per non dimenticare il tempo trascorso insieme. Come un promemoria del fatto che una volta che ci siamo incontrati davvero, questa cosa era reale… è successa.”

Per esempio, oltre l’avventura che ha ispirato la sceneggiatura di Before Sunrise, esattamente come il regista, il personaggio ha un rapporto viscerale con l’arte, disciplina che utilizza come strumento per metabolizzare e fissare all’eternità i suoi pensieri e le sue esperienze. Sopraffatto dalla poesia del suo incontro scrive un libro che testimoni quel pezzo di vita – un pò come Linklater ha costruito su schermo una storia d’amore che gli ricordasse per sempre quell’incontro a Filadelfia e quello che sarebbe potuto diventare –.

“Voglio dire, non è tutto autobiografico? Vediamo tutti il mondo attraverso il nostro piccolo buco della serratura, giusto?”

Del resto tutto quello che facciamo e diciamo parte da noi. L’arte è costruita perché si ha qualcosa da dire, dovremmo essere noi il punto iniziale e quello finale di ogni opera. Il segno distintivo di Rohmer è un dialogo tra un gruppo ristretto di personaggi: giovani, artisti e intellettuali soliti essere alla ricerca di comprensione, amore, connessione e significato della propria esistenza. in Before Sunset Céline si lascia ad uno sfogo che si appoggia alla malinconia e solitudine vissuta dalla protagonista di Racconto di primavera: la protagonista si sente in trappola in una relazione a distanza con un uomo di cui non è realmente innamorata. Nota di merito alla cinematografia americana. In Linklater rimbomba l’intuizione di Louis Malle con La mia cena con André (My Dinner With André, 1981) scritto e interpretato da André Gregory e Wallace Shawn. L’opera si sviluppa nel corso di una lunga cena tra due amici che si ritrovano dopo tanto tempo. Tra i due commensali ci sono un regista di successo e uno sceneggiatore in difficoltà. Si perdono in racconti di viaggi e massime filosofiche. La battaglia di arguzia che ne consegue è il culmine della maestria lirica che contrassegna gli scambi sagaci e intimi tra Céline e Jesse.

Linklater è la progenia di un cinema rivoluzionario nel suo silenzio

Un ulteriore ispirazione rintracciabile tra le trame delle sue opere è Scene da un matrimonio (Scener ur ett äktenskap, 1973). Miniserie televisiva svedese di Ingmar Bergman che esamina la rottura di una coppia nel corso degli anni. La medesima dissezione di una relazione di lunga data che si ha in Before Midnight.

“- Quando ho sempre qualcuno intorno, mi sento come se soffocassi.

– È per questo che hai una relazione con qualcuno che non c’è mai?”

Il cerchio però non si è chiuso con lui. La posterità di Richard Linklater ha portato l’esordio di registi del calibro di Hong Sang-soo. Completamente guidati dalla conversazione, anche i suoi film esplorano la nozione di tempo, ripetizione e fato. Esempio lampante è Right now, wrong then (2015). L’intermezzo dell’opera è segnata da un’anomala ripartenza. Senza alcun artefatto fantascientifico, si torna indietro nel tempo esplorando diverse scelte e diversi risultati; come se si riprendesse il concetto di Jesse e la sua macchina del tempo che ha conquistato tutti noi e convinto la bellissima e innocente Céline a scendere da quel treno con lui:

“Facciamo un salto in avanti, 10, 20 anni, ok? E sei sposata. Solo che il tuo matrimonio non ha più la stessa energia di una volta. Inizi a dare la colpa a tuo marito. Inizi a pensare a tutti quegli uomini che hai incontrato nella tua vita e a cosa sarebbe potuto succedere se avessi rimorchiato uno di loro. Beh, io sono uno di quegli uomini. Sono io. Quindi pensa a questo come a un viaggio nel tempo, da allora a oggi per scoprire cosa ti stai perdendo. Vedi, questo potrebbe essere un favore enorme sia per te che per il tuo futuro marito, scoprire che non ti stai perdendo nulla. Sono solo una grande perdente come lui. Totalmente demotivato. Totalmente noioso. E tu hai fatto la scelta giusta e sei davvero felice.”

LA MAGIA DELLA SOSPENSIONE

I fatidici se e ma attraversano l’intera colonna vertebrale della trilogia rendendosi quesito portante della narrazione. È come se ogni film non avesse realmente ne inizio ne fine. In ogni suo capitolo sorprendiamo i personaggi nel mezzo della vita, passiamo una giornata con loro senza sapere come si è arrivati lì dove li incontriamo, e tantomeno dove saranno diretti eppure mantengono una forte ciclicità. Si avvicinano a noi  in momenti cruciali in cui non si può venir meno a prendere una decisione. Scendere dal treno, perdere il volo, separarsi o rimanere insieme? In ogni componente della Before Trilogy Céline e Jesse contemplano le scelte prese e fantasticano sulle realtà alternative. Ed ecco la magia della sospensione. 

“La cosa fantastica è che tutta questa serata, tutto il nostro tempo trascorso insieme, non dovrebbe ufficialmente compiersi.”

Cosa sarebbe successo se Céline non avesse avuto paura di volare e avesse preso l’aereo invece che il treno per Parigi? O se sua nonna fosse morta giorni dopo o settimane prima permettendole di presentarsi ai binari ferroviari il 16 dicembre per incontrare Jesse? Fato, scelta, coincidenza: una decisione annulla tutti gli altri percorsi che la tua vita avrebbe potuto intraprendere. Richard Linklater ci insegna che sono i momenti ordinari e i piccoli gesti a definirci. Nessun caos o eccitamento nasce dalla platealità. Tutto sorge dalle parole non dette e le promesse infrante, da un semplice ciao e l’innocente desiderio di sfiorare il volto di qualcuno.

LE TRE VOCI OCCULTE DELLA NARRAZIONE

Cosa potrebbero raccontare le mura di quelle stanze di hotel che hanno ospitato ore e ore di meeting tra Richard Linklater, Julie Delpy e Ethan Hawke? Sono infatti tre le voci a tessere la trama di questo capolavoro. Non vi è improvvisazione – a differenza di quanto molti credono grazie alla naturalezza delle interpretazioni – né una sceneggiatura tanto rigida da imprigionare i due attori a meri esecutori. Questa è una danza a tre, una coreografia eseguita meticolosamente i cui passi sono scelti insieme. Nessuna autocrazia da parte del regista. È proprio questa la carta vincente. La morte e la sua centralità, per esempio, erano del tutto estranei al copione originale ma Julie e Ethan ne hanno marcato il tema della transitorietà e mortalità.

Ogni sopracciglio arricciato, tentennamento nell’accarezzare l’altro, ogni ruga e ammissione di solitudine è puramente personale e discussa a tavolino tra gli interpreti. Mantenere lo stesso cast nel corso dei decenni rende il progresso palpabile; dona una tempra sensoriale talmente umana da ingannare la psiche. Gli attori fanno respirare i loro più personali timori, crescono e invecchiano insieme a Céline e Jesse, e noi con loro. Ed ecco che la trentenne Céline imbarazzata dal suo aspetto un po’ consumato dalla vita smette di essere personaggio e vive nella sincerità dell’attrice. Ogni battuta, ogni gesto, ogni pausa, tutto è studiato ad hoc. Come riesce la realtà a farsi spazio quando deve essere architettata in 50 righe per pagina di pura performance?

ESILIATI DAL TEMPO, CULLATI DALLO SPAZIO: l’ambientazione come onirico confine tra corporeità e astrattezza

Il primo film ha luogo in 12 ore, il secondo è ambientato in quei 80 minuti che separano Jesse dal ritorno al grigiore della monotonia di una vita piena di insoddisfazioni. Il terzo segue i personaggi anch’esso per mezza giornata. Scelta apparentemente fortuita, in realtà marca la ciclicità delle storie, degli stadi emotivi rappresentati e l’intenzionalità dell’autore. La ciclicità della vita è un aspetto osservato dal regista con subliminali, non vi è un’enfasi spettacolarizzata. L’autore si arma del potere della ripetizione con sequenze e inquadrature replicate in tutte e tre le installazioni nella Before Trilogy. Oltre a Richard Linklater, Julie Delpy e Ethan Hawke, tempo, spazio e spietata debolezza umana sono forse le vere tre voci occulte della narrazione. Tutti gli episodi si svolgono inoltre in città europee diverse – non a caso – così da incatenare la corporeità del racconto ad un simbolo differente a secondo della fase di vita indagata. I personaggi si prendono il diritto di respirare autonomamente e darsi il coraggio che le strade di casa sono solite evirare. In città sconosciute i passi sono incerti e il cameratismo forza la complicità. Eloquentemente l’antitesi americano- europeo rappresentato visivamente, si fa pungente anche nella sceneggiatura, si pone tra Jesse e Céline, definisce la tresca tra l’irriverenza indie di Richard Linklater e la malinconia pagana della Nouvelle Vague. L’idiosincrasia culturale sfocia nel linguaggio e nel giudizio, ed ecco che ritorna quella primitiva incomunicabilità di Michelangelo Antonioni.

“Quindi io sono il volgare americano rozzo che non parla nessun’altra lingua e non ha cultura, giusto?”

Vienna è l’ignoto, la sorpresa che concede spontaneità e romanticismo, libertà dalle catene di aspettative e responsabilità: è sognante. Before sunrise è uno spazio liminale in cui Linklater coniuga inquietudine e malinconia, coscienza e immaginazione. A Vienna, non solo Jesse e Céline esistono ma prendono le sembianze di chi desiderano essere. Nessuno li conosce per cui percorrono quel fatiscente confine tra niente e tutto. Loro sono al contempo nessuno e chiunque. A Parigi, nove anni dopo invece, la dinamica cambia perché è casa di Céline. Stavolta lei ha il controllo; non sono eguali. Navigano luoghi alla quale lei è legata sentimentalmente; ciò che rappresenta una scoperta per lui, tra bar, ponti e librerie, per lei è un tuffo nelle memorie. Lei si presenta a lui con il suo bagaglio di vita. Per la prima volta, nella trilogia, siamo accolti in un luogo fisico privato: l’appartamento di Céline. Così la nostra protagonista si apre come non si è mai data il permesso di fare. Qui abbiamo una delle scene più delicate di Before Sunset. Dopo ore di conversazione, all’improvviso la parola cessa di significato e esaurisce il suo potere. Ogni gradino della rampa di scale che porta all’appartamento di Céline rappresenta un passo verso la sua essenza, non carnale ma spirituale. All’improvviso, l’impavida e indipendente Céline con la battuta pronta e sempre intenta a cavillare i detti altrui, non ha nulla da dire. Il suo sguardo è belligerante tra la resa e l’incertezza. Una delle uniche sequenze in cui il silenzio regna e impera.

Una sorta di eco alla tenera scena del primo volume in cui i due personaggi si chiudono nel retro di un negozio di musica per ascoltare l’iconica Come Here di Kath Bloom. Tra sguardi sfuggenti e sorrisi smorzati. In Before Sunset però, non vi è staticità. La sequenza di silenzio è stavolta in movimento. Salendo le scale compiono i passi verso un futuro insieme, finalmente. Non sono più timidi ragazzi pieni di immaginazione. No, loro sono adulti che colgono la concretezza del loro sentimento. In casa, Céline si lascia guidare dalle note di Nina Simone nella sua interpretazione di Just in Time – titolo che premonitore – e qui il parallelo tra i primi due film trova celebrazione. Le sue curve ondeggiano di fronte ad un Jesse appagato della sua sola esistenza. Non vi è lontananza: sognare di quella notte a Vienna per tutti questi anni li ha mantenuti vicini, indelebili l’uno nella mente dell’altra. lei si mostra sicura di sé ma non la versione dispotica e altezzosa, quella giocosa e semplice. L’appartamento la protegge così tanto da spingerla a cantargli un pezzo inedito scritto da lei stessa; si dichiara, scopre il velo che la nascondeva dalla vulnerabilità. Ora lui ha il controllo. se ne andrà? uscirà da quel appartamento per riprendere vecchie abitudini e vivere un’esistenza di codardia o rimarrà lì con la sua Céline?

“Non puoi farlo: passare la vita a cercare di evitare il dolore a scapito dell’impegno.”

Before Midnight invece è ambientata in Grecia. Qui la scenografia anticipa la narrazione. Una regione antica caratterizzata dalla preservazione di mura decadenti e strade ostruite: un presagio della loro relazione. La tinta romantica di Vienna e Parigi è barattata per un flair rustico e arido. La loro relazione sta cadendo a pezzi, a tratti riescono a schivare i massi ma divenuta una corsa agli ostacoli. Grottescamente, la connessione tanto celebrata diviene un sepolcro delle loro identità di chi sono stati.Mausole, proprio come il Peloponneso, la coppia affogata nella mitologia di Before Sunrise, si trascina i pesi del passato. Il ciclo si ripete e loro si trovano nuovamente in un luogo sconosciuto. Purtroppo l’ignoto questa volta li allontana. Circondati da rovine e da rimasti archeologici sono costretti a riflettere sulla loro storia. La città li porta a confrontarsi prima di soccombere ai ritmi della quotidianità una volta tornati a casa.

La metafora dell’appartamento si ripropone nell’ultimo sequel della trilogia cambiando vesti. In Before Sunset l’appartamento è sinonimo di intimità e accoglienza, di seduzione e resa; qui la camera d’hotel in cui si rinchiudono si trasforma in un’arena, un ring di combattimento. Lontani dalle figlie, dalla pressione di dover intrattenere la compagnia con auliche conversazioni intellettuali, invece che abbandonarsi al desiderio di due amanti, si lasciano trascinare al risentimento di due nemici. E sono i piccoli gesti a darci l’indizio. Nell’appartamento di Céline, quest’ultima offre a Jesse una tazza di tè. Una forma d’affetto umile e tacita. In Before Midnight prepara e serve del tè solo a se stessa per lenire il proprio dolore. La radice di tutta quella tensione accumulata trova risposta proprio nella fine della seconda pellicola. Ciò che prima era letto come estremamente romantico e coraggioso viene ora interpretato onestamente: lui tradisce e abbandona una moglie ed un figlio verso il quale è ancora negligente, per ricominciare egoisticamente una nuova vita con Céline. Il peso della colpevolezza grava sulle spalle di entrambi che si puntano il dito a vicenda. L’ultimo capitolo della trilogia è lo specchio di tutte le conseguenze delle decisioni prese nel corso degli anni.

“Ho rovinato tutta la mia vita per colpa del modo in cui canti.”

Il dolce lieto fine di Before Sunset prende una forma cupa, si tinge di lacrime amare. Jesse, il giovane e falsamente cinico Jesse di Sunrise direbbe:- “è che le persone hanno queste proiezioni romantiche che mettono su tutto, sai. Non sono basate su alcun tipo di realtà.”

Before Midnight si basa sulla realtà dell’amore, riflette le conseguenze delle nostre scelte. Quella notte a Vienna sarebbe dunque dovuta rimanere un dolce ricordo? Un aneddoto per impressionare i nipotini? Jesse non avrebbe potuto esplorare il suo amore onorando il suo matrimonio con sincerità e firmando le carte del divorzio prima di darsi a Céline? Questo è ciò che diviene l’amore? Semplice abitudine e familiarità? In questo film non vi è più l’ideologia di un amore ma la sua attualizzazione. Triste come Céline in Before Sunrise si apra dicendo “Penso di potermi innamorare una volta che so tutto di lui. Il modo in cui si farà la piega ai capelli, o quale camicia indosserà quel giorno, sapendo esattamente quale storia racconterebbe in una certa situazione. Sono sicura che è allora che saprò di essere veramente innamorata.” La vita invece l’ha smentita, tutto ciò che conosce di lui la irrita, pure il modo in cui fanno l’amore perché per lei ormai è troppo prevedibile.

“Ma se vuoi il vero amore, allora eccolo. Questa è la vita vera. Non è perfetta ma è reale.”

The Before Trilogy documenta lentamente l’idealismo romantico mutarsi in una decadente disillusione esistenziale. Tutto questo perché non si può sopravvivere il tempo. Il cinema di Richard Linklater non consola né abbraccia lo spettatore. Il suo lirismo viaggia costantemente su un vagone di poesia sacra e derisione insolente dell’ordinario. Con lui anche i personaggi. Li osserviamo a 23, 32 e 41 anni. Così rosea immaginazione lascia spazio alla frenesia degli illusi. Colpevole il tempo, gli stessi secondi che li hanno fatti innamorare – non sapendo che sarebbero presto scaduti – all’istante ora sembrano interminabili frustate all’anima.

“È tutto così definito. Non pensi sia questo a rendere il nostro tempo e momenti specifici così importanti?”

L’accessibilità quotidiana all’amore, alla felicità e al godimento ha fatto sì che essi perdessero il loro valore. Non li rincorriamo più, non ci sforziamo di meritarli né li glorifichiamo quando vengono a noi. L’autore compie il nobile compito di rieducarci all’apprezzamento. Ci ricorda che nella sua eternità, il tempo è definito e in quanto tale dobbiamo coglierlo. Sta a noi fare di un attimo sfuggente il momento della vita.

“Perché pensiamo che le relazioni siano destinate a durare per sempre e che qualsiasi cosa di meno sia un fallimento?”

12 ore per innamorarsi, 6 mesi passati a ponderare e 9 anni esauriti a idealizzare un amore mancato. E poi altri 9 anni vissuti a subire la realtà di quella relazione tanto anelata. Il tempo e la sua mortalità sono concetti essenziali per navigare l’universo della trilogia Before. Amare, perdersi, rimpiangere, immaginare, e vivere: questa storia d’amore non è solo di Céline e Jesse , bensì è anche nostra. avere non appena vent’anni e innamorarsi di Before Sunrise può portare una lettura più perplessa di Before Midnight e al contrario la coscienza e familiarità che un quarantenne può trovare in Before Midnight si trasforma in malinconica nostalgia della tenerezza dei primi due film. 

The Before Trilogy è inquietante e luminale perché non vi è davvero fine a questa storia. Semplicemente passano gli attimi e prendono diversa forma. Céline e Jesse hanno imparato a riconoscere ogni nuova versione di loro stessi? Richard Linklater ci insegna ad amare nonostante lo scorrere del tempo. Before Sunrise insegna ad amare nonostante l’approcciarsi di una fine, Before Sunset ci mostra come amare nonostante il tempo perduto e in fine, Before Midnight ricorda di amare per il passato che si è vissuto insieme.

ICONOGRAFIA DI BEFORE: il riverbero nel tempo

A livello visuale vi sono numerosi elementi volti a mantenere la fluidità della storia nonostante i salti temporali. Per rinforzare l’animo onirico dell’intero racconto, fotografia e scenografia si avvalgono anch’essi del potere della ripetizione per sospendere la sceneggiatura al di sopra dei dialoghi. I personaggi sono ritratti sempre in movimento in tutte e tre le installazioni cinematografiche. Si reitera così il valore transitorio di questi momenti rubati dalla telecamera e documentati. Lunghe camminate, il treno, il tram, la barca e le automobili… tutto li mantiene in movimento da un capo all’altro della città mentre esplorano gli angoli e le profondità recondite dei propri pensieri. Non si possono eludere le ripetute inquadrature dei piedi dei protagonisti, fianco a fianco, nel corso dei decenni. 

INCERTEZZA E TIMIDEZZA NON MUOIONO CON L’ALBA DI UN NUOVO GIORNO

Seduti in un tram – in una delle melliflue scene di Before Sunrise – Jesse cerca di accarezzare e scostare delicatamente ciuffi di capelli di Céline che le coprivano il volto ma un gesto incalzante e istintivo di lei lo porta e fare un docile passo indietro. La fluidità del racconto però ripropone lo stesso momento a parti inverse. In Before Sunset al contrario si trovano in un taxi. Sarà lei a tentennare e arrendersi. Ancora più riconoscibili sono le lunghe sequenze senza stacchi di Céline e Jesse coinvolti in impetuose conversazioni di 10 o 15 minuti in veicoli di diversa natura: la composizione dell’immagine è didascalica. Nella prima pellicola la barca è il luogo in cui i personaggi prendono consapevolezza che quella sarà la loro prima e ultima notte passata insieme.

“È così strano. è come se il nostro tempo assieme sia solo nostro – la nostra stessa creazione. È come se io fossi nel tuo sogno e tu nel mio.”

Nove anni dopo, su un suolo differente, sarà sempre su di una barca che i due confesseranno di non aver mai superato quella mancata connessione. L’aeroporto invece è dipinto come una tomba allegorica di questa infatuazione, di questo amore consumatosi in una notte in quanto è la destinazione finale di Jesse. Quel richiamo alla vita vera e scenografia degli ultimi fotogrammi del film. In Before Midnight invece si cala il sipario ed eccoci all’aeroporto, dove si ha, non la fine, ma l’inizio di questo nuovo capitolo. Stavolta non è Jesse ad andarsene. Non è più quel ragazzo costantemente in fuga da se stesso. Diametralmente opposto, questo nuovo Jesse rimane. Quest’ultimo della trilogia introduce inoltre un elemento nuovo: il gruppo. Nonostante si mantenga il focus su Céline e Jesse, vi è una componente corale. Caratterizzata da un misto di coppie giovani e anziane, vi è il simbolo delle varie fasi e versioni dell’amore. Quelle che i protagonisti hanno già vissuto e scherniscono, e quella versione che devono ancora imparare ad onorare.

“Come un’alba o un tramonto o qualsiasi cosa così effimera. Proprio come la nostra vita. Noi appariamo e scompariamo.”

L’ARTE DELLA CONVERSAZIONE: come un dialogo è divenuto la più grande storia d’amore del cinema

La trilogia è costruita su opposti. Un tempo affamati di giustizia e progresso, ora i protagonisti non hanno più nemmeno il tempo per contemplare alcuna ideologia. Una volta sicuri di sé e attraenti ora temono i segni del tempo. Si confrontano con le aspettative non incontrate, con le delusioni arrecate, con i fallimenti di una vita passata ad idealizzare l’aridità che una passione ormai consumata ha lasciato “totalmente demotivata, totalmente noiosa.”

Questa celebre storia d’amore in tre capitoli cattura una connessione mentre si crea, ricomincia, si approfondisce e si sgretola nel corso di quasi due decenni. Cosa potrebbe essere, cosa sarebbe dovuto essere e cosa è realmente; questi sono i quesiti ai quali rispondo reciprocamente le tre pellicole. The Before Trilogy scopre le reliquie di due esseri umani che come noi non hanno un manuale su come navigare la vita. Ci avverte di come la bellezza spesso è una truffa, un manto pesante. Così, film dopo film, i personaggi invecchiano e noi con loro. I chili si fanno un po’ più pronunciati i capelli invece più sottili e finalmente risorgono nella poetica autenticità della quotidianità. I tre atti pulsano nella loro carica autonoma, ognuno è intrinsecamente immanente all’altro eppure rimangono a sé stanti. Consumati sequenzialmente però, evocano uno spazio luminale, a metà tra inferno e paradiso. Un fil rouge febbrile di 18 anni in cui Jesse e Céline si purificano dal mondo, espiano le proprie colpe ed evanescenti rubano un pezzo di tutti noi e lo celebrano su schermo.

Trent’anni dopo c’è chi, sognante, s’imbatte in un ciao insolito sul pullman o alla metro e spera di trovare lì il suo Jesse o la sua Céline. E pensare che nella trilogia Before, Richard Linklater ha dato vita alla più grande storia d’amore, un cult intramontabile, semplicemente facendo “parlare” i suoi personaggi.

“Sai, io credo che se esistesse un qualsiasi dio, non sarebbe in nessuno di noi. Né in te, né in me, ma solo in questo piccolo spazio nel mezzo. Se c’è una qualsiasi magia in questo mondo, deve essere nel tentativo di capire qualcuno condividendo qualcosa. Lo so, è quasi impossibile riuscirci, ma che importa in fondo? La risposta deve essere nel tentativo.”

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Before Sunrise, Before Sunset, Before Midnight

  • Durata: 100 min, 80 min, 100 min
  • Genere: Romantico/Drammatico
  • Nazionalita: Stati Uniti d'America, Austria, Francia, Grecia
  • Regia: Richard Linklater