Arriva nelle sale italiane il 21 luglio 2025 L’Arca, opera prima di Giorgio Caporali, giovane regista già affermatosi nel panorama dei cortometraggi e finalista ai David di Donatello con La tragedia. Prodotto da Undicidue3 e distribuito da World Movies, il film trae ispirazione da due storie realmente accadute dando vita a un racconto intenso e particolarmente toccante. Il giovane regista è autore anche del soggetto e della sceneggiatura. La fotografia è affidata a Dario Germani, mentre la colonna sonora, prodotta da Bixio Edizioni Musicali, include musiche originali di Davide Di Francescantonio affiancate da brani di Massimo Macera, Stefano Petrone, Fabrizio Belli e David Cerquetti.
Martin (Francesco Venerando) e Ryan (Malich Cissè) sono due giovani con vite molto diverse, uniti da un’insoddisfazione comune. Martin desidera fuggire dalle regole e dai compromessi di una società che non sente sua, mentre Ryan, appena sedicenne, è arrivato clandestinamente in Italia dall’Africa via mare e sogna di tornare a casa dalla madre e dalle sorelle, dopo aver visto infrangersi il mito del sogno europeo. L’amicizia tra i due si trasforma ben presto in un progetto condiviso: rimettere a nuovo una barca a vela, la Cassiopea, per navigare lungo la costa e riportare Ryan a casa.
Accanto a loro c’è Beatrice (Sabrina Martina) una ragazza che, sebbene inizialmente appaia distante per temperamento e vissuto, condivide con loro una visione del mondo affine e gli stessi ideali di libertà.
Martin – che in realtà si chiama Luca –è un ragazzo dallo spirito libero, stravagante, quasi infantile. Gioca a fare il pirata rincorrendo il mondo con occhi pieni di meraviglia. Ma dietro questa apparente leggerezza nasconde un segreto che ha scelto di non rivelare agli amici.
Attraverso questo ambizioso progetto i tre protagonisti si confronteranno con le proprie fragilità e speranze, scoprendo che il vero viaggio è quello che conduce alla scoperta di sé stessi e alla forza di vivere, nonostante tutto.
Una morale semplice ma potentissima
Caporali consegna al cinema italiano un’opera prima che sceglie di non compiacere, di non omologarsi, ma di parlare con sincerità al cuore dello spettatore. Un film che riesce a essere insieme poetico e politico, duro e pieno di tenerezza. Attraverso una narrazione intima e coinvolgente il film invita a riflettere sul valore del tempo, sull’importanza dei legami autentici e sulla necessità di vivere appieno, anche di fronte alle difficoltà. È una storia che lascia una traccia luminosa e che incoraggia – come i suoi protagonisti – a vivere con determinazione e a inseguire senza esitazioni la propria felicità.
La forza del cast
Il film trova grande forza espressiva soprattutto nelle interpretazioni del suo giovane cast, capace di trasmettere con sensibilità e misura le sfumature emotive dei personaggi.
Il personaggio di Martin è il fulcro centrale della storia. FrancescoVenerando, qui al suo debutto cinematografico, sorprende per la naturalezza con cui da vita al personaggio: un ragazzo complesso, sempre in bilico tra ironia, dolore e desiderio di libertà.
Il personaggio di Ryan, interpretato con intensità da Malich Cissè, rappresenta chi si sente ai margini, chi è in cerca di un posto nel mondo. Tramite la sua storia il film trasmette con delicatezza il senso di smarrimento, di solitudine e il desiderio di ritorno che accompagna chi ha dovuto lasciare qualcosa – o qualcuno – alle spalle. Ryan incarna il bisogno profondo di appartenenza, di radici, ma anche il coraggio di chi prova a ricominciare nonostante le difficoltà.
Beatrice, infine, è il cuore sensibile del trio. Sabrina Martina dona al personaggio una profonda tenerezza e nello stesso tempo una forza silenziosa. La sua capacità di esserci nelle circostanze avverse, di accettare l’altro per ciò che è senza giudicare la rende la figura più luminosa della narrazione.
Un esordio molto promettente
Con L’Arca, Giorgio Caporali dimostra un’ottima padronanza del mezzo cinematografico e una visione autoriale ben definita. La sua regia, misurata ed essenziale, restituisce con grande efficacia la complessità delle vicende raccontate. Ciò che colpisce maggiormente è proprio la verità che attraversa ogni scena perché queste sono storie vissute, sentite, che portano con sé il peso e la bellezza dell’esperienza umana.