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64. Festival di Berlino: “Fucking Different ΧΧΥ” di AA.VV (Panorama)

Che il sesso sia il nemico sociale per eccellenza è un dato di fatto, che lo si sia fatto diventare nemico sociale, permettendone un controllo mirato, pure. Il merito di “Fuckyng Different ΧΧΥ”, compilation visiva sul trangenderismo resa da filmmakers e protagonisti che lo vivono sulla propria pelle, è soprattutto quello di demistificare

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Anno: 2014

Durata: n. d. 

Genere: Documentario

Nazionalità: Germania

Regia: Buck Angel, J. Jackie Baier,Felix Endara, Kay Garnellen, Jasco Viefhues, Mor Vital, Sasha Wortzel,Gwen Haworth 

Il sesso è una specie di buco nero. L’ho sempre concepito così, e demistificarlo è il primo passo da compiere per coglierne il reale fascino, il mistero. Che il sesso sia il nemico sociale per eccellenza è un dato di fatto, che lo si sia fatto diventare nemico sociale, permettendone un controllo mirato, pure. Il merito di Fucking Different ΧΧΥ, compilation visiva sul trangenderismo resa da filmmakers e protagonisti che lo vivono sulla propria pelle, è soprattutto quello di demistificare. Nel flusso, a tratti discontinuo, di ‘illuminazione’ di un esistere autentico, che i 7 corti tentano di esprimere, nello stare al mondo per quello che si è, per come si è. Nell’inquietante rivelazione di un doppio attrattivo-repulsivo che coglie chi guarda e ascolta corpi che sprigionano nella realtà dimensioni relegate da sempre al perverso, ad un ‘oltre’ per i più non praticabile se non immaginativamente o furtivamente, in una doppiezza parallela.

A loro è dedicato Fucking Different ΧΧΥ. Ed anche a me e ad altri che quel mondo lo osservano dall’alto del buco nero, senza la voglia di entrarci, o meglio, senza mai averlo percepito come una realtà che coinvolge esseri umani in carne ed ossa, perché relegato ad una fetta di esistenza distante anni luce dalla propria. Alcune percezioni sono evidenti nei contrasti che suscitano, ed è il caso sicuramente di Jesse, intervista che Buck Angel, icona di cultura polare, educatore, filmaker e motivatore, fa ad un transessuale. Qui il livello di doppiezza è reso abilmente, tra una comparazione visiva e parallela di una esibizione masturbatoria rivelata in proporzioni di corpo, e la naturalezza del racconto che Jesse fa di se stessa, distesa sul letto, coperta solo da un lenzuolo. Ci racconta del suo uomo fisso con cui sta da un po’, di come normalmente chi vuole fare sesso con lei non pensa a comprenderla nella propria realtà. Fa sesso con lei e basta. Di come lei ami fare sesso. E questa creatura inquietante che ho davanti, inquietante perché concretizza due ambiti da sempre socialmente scissi (il reale e il perverso), li fa diventare quotidianità, umanità, mi dimostra la demistificazione.

Per il resto, Transaction è il più banale nella resa di atti estremi abbastanza stereotipati di fusioni sessuali in coppia, a tre…anche in un sadomaso poco empatico. Julianna Lev, nella forma autofagocitante di un reality, testimonia l’essere transessuale e pornostar in Israele, nella fuga dall’arretrata Jaffa, il ripudio della famiglia, l’abbandono di una figlia che crede Julianna morto. Grind e Grind fa rivivere senza sostanza visiva, dentro un’atmosfera da pura intervista di alcune frequentatrici, lo storico Clit Club, locale lesbo a New York, punto di riferimento negli anni di una libertà sessuale clandestina, chiuso con l’avvento dell’Aids. Internal body shots cattura (riuscendo nell’intento) in una dimensione ‘borghese’ di un salotto, identità femminili e maschili nei loro corpi trasformati o semplicemente in una nudità da cui traspare la naturalezza delle propria essenza, una normalità che prescinde da gusti sessuali, o cambi di genere. A woman with a past ci mostra un vecchio poeta transessuale, la sua autoironia nel vivere una condizione dominata dalla solitudine, dall’emarginazione… Anche i transessuali invecchiano… La demistificazione è completa.

Maria Cera

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