Il Cinema Ritrovato

Tra De Sica e Teheran: la poetica delle emozioni di Asghar Farhadi

Il festival bolognese accoglie e omaggia un protagonista del cinema internazionale

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Asghar Farhadi viene accolto al Festival del Cinema Ritrovato 2025 di Bologna con un’ovazione in sala che si tributa solo ai più grandi autori, dove rispetto per il talento si coniuga al seguito affettuoso del pubblico per film che hanno scritto la storia del cinema iraniano imponendosi oltre i confini nazionali. Al Cinema Modernissimo per una lezione magistrale, il regista, anche master teacher presso l’International Filmmaking Academy, racconta la sua formazione cinefila, l’influenza dell’Italia, il suo approccio alla scrittura, la definizione di personaggi, la creazione di storie, si esprime su poesia e personale poetica dietro la macchina da presa. In una conversazione moderata dal curatore Ehsan Khoshbakht, suo connazionale, Farhadi si mantiene riservato rispetto alla convulsa e allarmante situazione geopolitica in corso in Iran, condividendo però una riflessione finale sulle ferite del suo paese.

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L’aura di prestigio artistico che inaugura l’incontro richiama un palmarès ammirevole: vincitore dell’Orso d’argento e d’oro a Berlino, per About Elly e il superlativo Una separazione (a cui si deve anche l’Oscar come miglior film straniero), premiato due volte a Cannes per Il cliente (miglior sceneggiatura) e Un eroe (Grand Prix). Eppure Farhadi, di fronte all’eventuale soggezione dei suoi spettatori per tali riconoscimenti, antepone con spontaneità un umile amore personale, quello per l’umanità dei film di Vittorio De Sica e di Ladri di biciclette, che declama con incontenibile entusiasmo fin dalle prime parole.

Il regista esplica una parentela non troppo lontana tra le pellicole del Neorealismo e il cinema iraniano, la cui rinascita si deve proprio alle lezioni di Rossellini e De Sica, alle loro opere che lui stesso ha conosciuto in televisione, ancor prima di quelle americane, le quali secondo Farhadi non instaurano una sintonia dialogante per affine vocazione tematica quanto quelle nostrane. Una comunanza così intensa di istanze sociali e necessità espressive radicate nel reale più prosciugato da aver indotto l’ospite ad approfondire altri nomi rinomati del nostro patrimonio, ma più estranei in patria, come Mario Monicelli.

Complessità e purezza di sguardo

Nel Neorealismo è l’approccio emotivo a interessare il regista, il medesimo che lui pretende dai suoi racconti, per fondare un privilegiato spazio per il pubblico. Fondamentale quindi per il suo cinema di incastri corali è il sistema dei personaggi e delle loro sofferenze, che in fase preparatoria Farhadi delinea per gradi, ampliando progressivamente il coordinamento di ciascuno di loro, come nella trama di un arazzo che si arricchisce nella progressione del lavoro. Una forma di stratificazione insita nella cultura persiana, con una lingua, il farsi, che assegna più significanti al significato, con una miriade di parole, ad esempio, per denominare un bicchiere. Ne deriva anche il rifiuto di uno stile simbolico, che non necessariamente sa cogliere le sfumature del reale, e la predilezione, all’opposto, per una messinscena di studiati dettagli.

Una domanda verte poi sul ruolo dei bambini nella sua filmografia e si ricorda l’attuale retrospettiva su Luigi Comencini al Cinema Ritrovato. Componenti essenziali per verità di sguardo, come in Una separazione, il regista iraniano ne rivendica l’importanza quasi ontologica per il dispositivo filmico; chiarisce infatti che il primo occhio è quello della cinepresa, il secondo quello dei bambini, che sanno creare per primi quello spazio emotivo che il pubblico pretende di fronte al grande schermo.

Dopo un commosso omaggio al maestro Abbas Kiarostami, deceduto nel 2016, a cui fu vicino nell’ultimo periodo di malattia avanzata, Farhadi spiega la motivazione del suo cinema espatriato all’esterno, in Francia, nonostante lui viva anche in Iran:

“vorrei girare nel mio paese, per le strade, ma riprendendo le donne libere, senza velo; ritornerò a lavorare là solo quando la situazione sarà cambiata”.

 

 

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