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Sconfort Zone 2: Il ritorno (in crisi) di Maccio Capatonda

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Che cosa può fare un creativo che ha costruito la propria carriera artistica sul concetto di disagio esistenziale quando la sua vita è ormai fatta di agi e sicurezze? È questa la questione al centro di Sconfort Zone, la serie televisiva di e con Maccio Capatonda, prodotta da Banijay Italia in collaborazione con Prime Video. Dopo il successo della prima stagione, si inizia a parlare di una possibile Sconfort Zone 2.

Da “Mario” alla crisi d’identità

L’attore, comico e regista abruzzese è diventato una delle personalità più rilevanti della comicità surreale italiana fin dal suo debutto seriale nel 2013 con Mario, prodotta da Shortcut productions e distribuita su MTV, ottenendo popolarità a livello nazionale.  I suoi personaggi cult — da Padre Maronno a Oscar Carogna — sono diventati punti di riferimento generazionali, consacrando anche volti come Ivo Avido e Herbert Ballerina.

Sconfort Zone però, a differenza dei suoi lavori precedenti, si pone come obiettivo quello di mettere in questione tutto ciò che l’attore ha raggiunto in questi anni. Maccio Capatonda decide di abbandonare le maschere, mette in atto un processo di riappropriazione di Marcello Macchia, del bambino e dell’uomo dietro Maccio, arrivando a negare tutto ciò che nel tempo ha costruito per proteggersi dal mondo esterno. In un viaggio metacinematografico che mescola realtà e finzione, comicità dall’assurdo e riflessione tragica alla ricerca della fonte creativa della propria arte.

Una nuova maturità comica

Proseguendo un percorso iniziato con Il migliore dei mondi (2023), sempre su Prime Video, Capatonda si spinge oltre la satira dei personaggi e abbraccia una comicità più adulta, esistenziale. Lo spettatore entrerà a contatto con la sua biografia e filmografia arrivando a capire l’origine del malessere che lo ha portato a realizzare questa serie: la crisi creativa, il blocco dello scrittore sono questi i temi centrali affrontati in Sconfort Zone. Il viaggio fuori dalla “zona di comfort” diventa metafora di rinascita, ma anche di rischio: quello di mettere a repentaglio la propria esistenza per ritrovare la scintilla dell’ispirazione.

Un cast d’eccezione

Accanto a Macchia troviamo alcuni dei nomi più interessanti della comicità italiana contemporanea: Valerio Lundini, Edoardo Ferrario e Fru (The Jackal), impegnati nel tentativo tragicomico di aiutare l’amico in crisi, in una SPA che diventa topos narrativo, luogo dell’anima per lo spettatore. Altro grande protagonista della serie è Giorgio Montanini, uno dei primi stand up comedian in Italia (ritornato sul grande schermi grazie alle collaborazioni con Pietro Castellitto), nel ruolo dello psicologo a cui si rivolge Maccio nella speranza di ritrovare l’estro creativo.

Finale a sorpresa e una possibile seconda stagione

La prima stagione termina con un twist narrativo finale che aumenta la tensione negli ultimi episodi e spinge lo spettatore a domandarsi: ciò che abbiamo visto è reale o frutto della mente dell’autore? La rivelazione della nuova “creazione” di Macchia chiude il cerchio narrativo, ma apre anche a nuovi scenari.

Al momento non esistono conferme ufficiali su una seconda stagione, ma il grande successo di pubblico su Prime Video — Sconfort Zone è stata tra le serie più viste in Italia — rende l’ipotesi di una seconda stagione più che concreta.

Un’eredità scomoda: oltre i propri personaggi

Con questo progetto, Marcello Macchia si unisce ad altri grandi artisti del cinema italiano che negli anni si sono interrogati sul peso dei propri alter ego comici, primo fra tutti Carlo Verdone (Capatonda appare anche nella terza stagione di Vita da Carlo). Il rischio di diventare una parodia di se stessi è concreto, ma Sconfort Zone dimostra che, a volte, serve abbandonare ciò che si è costruito per ritrovare sé stessi.

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