
Anno: 2013
Distribuzione: Warner Bros
Durata: 113′
Genere: Commedia
Nazionalità: Italia
Regia: Giovanni Veronesi
Data di uscita: 14 Novembre 2013
L’ottava edizione del Festival internazionale del Film di Roma ha aperto i battenti con una commedia di Giovanni Veronesi: L’ultima ruota del carro.
Il Film tratta della vera storia di Ernesto Fioretti, autista di produzione romano poco più che sessantenne, divenuto amico del regista toscano nel corso degli anni.
In conferenza stampa Veronesi ha parlato della genesi del film: “Tutto è nato quando un giorno, mentre uscivamo da un Autogrill, reduci da un pranzo non esaltante, Ernesto mi ha detto: «abbiamo mangiato peggio di quando facevo il cuoco d’asilo» E io « in che senso? Raccontami….”.
Da questo suo racconto personale, che attraversa quasi quarant’anni di storia italiana, dall’omicidio di Aldo Moro, passando per Tangentopoli fino alla discesa in campo di Berlusconi, il regista ha estrapolato la sceneggiatura.
Nel film, Ernesto, ribattezzato Ernesto Marchetti è interpretato da Elio Germano, che ha fatto suo il personaggio, trasportandolo nello schermo con intensità e bravura.
L’ultima ruota del carro è una commedia corale che parte tra la fine degli anni’60 e l’inizio dei ‘70 quando Ernesto lavora come tappezziere a Roma insieme a suo padre (Massimo Wertmuller).
S’innamora di Angela (Alessandra Mastronardi) una donna che sarà sempre al suo fianco con dedizione e lealtà ammirevoli.
In preda all’esaltazione per la vittoria dell’Italia al mondiale di calcio dell’82, Ernesto decide di abbandonare il posto fisso come cuoco in un asilo, (avuto grazie ad una raccomandazione), per creare una ditta di trasporti, riappropriandosi della sua vita e coinvolgendo il suo migliore amico, Giacinto (Ricky Memphis).
Questa sua nuova professione gli dà l’opportunità di conoscere gente nuova, fra cui il Maestro, un pittore di fama internazionale, (Alessandro Haber, perfetto nel ruolo dell’arista borderline), personaggio tipicamente rappresentativo degli anni’80-90, con quella sorta di maledizione addosso che portavano gli artisti della Scuola romana.
Con lui nasce un rapporto “speciale”, all’insegna della fiducia reciproca: Ernesto diventa il suo trasportatore ufficiale, ed entra nelle case più belle del Paese incontrando una moltitudine di persone a cui non sarebbe mai approdato nella sua vita di quartiere.
Le opere che vediamo nel film sono del grande Mimmo Paladino esponente di spicco della Transavanguardia, che si è prestato, tra l’altro senza compenso alcuno, a fornire una consulenza per rendere ancora più reale il personaggio interpretato da Haber e prestando alcune sue creazioni per la scenografia.
A tal proposito Haber ha spiegato: “Paladino mi ha insegnato le regole fondamentali per tenere adeguatamente il pennello in mano e il modo in cui ci si deve porre davanti ad una tela, e mi ha trasmesso sempre molta sicurezza: tutte le volte che abbiamo girato una sequenza che rivelava l’estro creativo del personaggio mi sono sentito più che protetto, allo stesso modo di come il Maestro protegge Ernesto e gli diventa amico”.
L’opera pittorica “Gli uomini neri” che vediamo nella sequenza del primo incontro fra Ernesto e il Maestro é stata creata appositamente per il film. Veronesi porta in scena la storia recente del nostro Paese, osservandola con gli occhi del protagonista.
La usa come cornice e sfondo della vita di un uomo comune, di una persona “normale”.
Ernesto anche quando si troverà immischiato, suo malgrado, in una truffa, sempre in voga, di fatture gonfiate e protagonista di un caso di malasanità, riuscirà a uscirne indenne con la forza della sua onestà e semplicità.
Un tributo che il regista vuole dare alla maggior parte del popolo italiano che paga le tasse anche per chi non ci pensa proprio.
“Al mi babbo che ha sempre pagato le tasse anche a costo di grossi sacrifici, avrebbero dovuto dargli una medaglia. Ecco, il film che ho fatto è la mia medaglia per Ernesto”. Dice il regista nel suo dialetto toscano.
Da segnalare un esilarante Sergio Rubini nei panni del tipico politico socialista senza scrupoli dell’epoca, opportunista e cinico e la bella colonna sonora interamente curata da Elisa, che impreziosisce il film.
Una buona commedia, calibrata con il giusto equilibrio, dove a scene comiche si alternano momenti di forte intensità drammatica. Un tentativo riuscito di Veronesi di uscire dalla catena di montaggio dei vari “Manuale d’amore” per battere nuove strade.
Vittorio Zenardi