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Sesso, riscatti e rapacità in dvd per Mosaico

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Diverso tempo fa, proprio all’interno di questa rubrica abbiamo avuto modo di parlare sia di Alle dame del castello piace molto fare quello… (1970) che di Desideri voglie pazze di tre insaziabili ragazze (1969), i quali, entrambi diretti da Josef Zachar e interpretati da una non ancora regina della Commedia sexy nostrana Edwige Fenech, hanno avuto diffusione in formato dvd grazie a Mosaico Media.

La stessa Mosaico Media che recupera dal dimenticatoio anche Piacere di donna (1969), piacere_di_donnaovvero la versione alternativa del primo dei due lungometraggi, con la futura protagonista di Giovannona Coscialunga disonorata con onore (1973) e Cornetti alla crema (1981) nei panni dell’amante di Manuel da Silva alias Ivan Nesbitt: libertino proprietario di un bordello che, condannato a cinque anni di prigione ed alla confisca di tutti i beni compresa l’attività che nascondeva dietro la facciata di un albergo, fugge insieme alla donna nel castello di un conte e sua moglie.

Castello in cui approda presto anche un’altra amante dell’uomo, la quale, sposata ad un banchiere da cui, comunque, non si è fatta vedere nuda neppure una volta, ha alle costole proprio il marito, intento a sorprenderla in flagrante adulterio. Mentre un colonnello, una cameriera e la nipote del conte, dedita alle letture dei romanzi di Honoré de Balzac, accompagnano la girandola di situazioni erotico-scollacciate, fino all’imprevedibile epilogo.

Ma non è l’unico titolo a tutto sesso recuperato dal dimenticatoio dalla label, che rende disponibili amami_dolce_ziasu supporto digitale anche gli incestuosi Amami dolce zia… (1973) di Daniel Däert, comprendente nel cast la Alice Arno di jessfranchiana memoria sotto pseudonimo Marie-France Broquet, e I piaceri delle demoni (1970) di Louis Soulanes.

Ambientato nella tenuta di campagna di una sensuale donna sposata dove, in vacanza, si trova anche il diciottenne nipote di lei, appassionato di fotografia, il primo vede il ragazzo spesso impegnato sia a spiare la zia nei momenti in cui è priva di vestiti o quando si trova in atteggiamenti intimi con il proprio marito, sia a contemplare di nascosto le nudità della nuova giovane cameriera.

Fino ad arrivare non solo ad amoreggiare con quest’ultima quando gli zii si assentano dalla casa per una settimana, ma anche a convincerla a sedurre il fedifrago uomo, in modo da facilitare il suo perverso piano finalizzato a possedere sessualmente la parente.

Il secondo, anche conosciuto con il titolo Le calde cugine, si svolge a Parigi nella casa in cui vivei_piaceri_delle_demoni una vedova amante di un avvocato con il quale spera di strappare l’eredità intestata alla figlia, paralitica e muta da quando era piccola.

Casa in cui risiedono anche la sorella della ragazza, che ha messo gli occhi su un educato studente di psicologia applicata in vacanza nei pressi dell’abitazione, e la nipote della donna, che se la spassa spesso sessualmente con un amico; le quali, oltre a condividere rapporti lesbici, non mancano di considerare la sventurata soltanto una povera guardona e, in assenza della padrona di casa, organizzano una festa a base di bevande drogate che, però, arrivano a generare una serie di inaspettati, tutt’altro che piacevoli eventi.

E ci spostiamo dalle parti del famigerato filone nazi con Perversion (1978) di  Alain Payet, bene o male realizzato dallo stesso team che concepì La calda bestia di Spilberg (1977) di Patrice Rhomm, da cui proviene anche la protagonista Patrizia Gori.

Protagonista qui impegnata a ricoprire il ruolo di una dottoressa che, improvvisamenteperversion costretta ad accudire un generale tedesco ferito nel periodo in cui i nazisti intendono sottomettere l’intera Russia, a causa di un inaspettato agguato da parte di un partigiano viene sequestrata dai soldati e rinchiusa all’interno di un lager-bordello organizzato in un castello della Polonia, nascondiglio di una potente ricetrasmittente che consente di irradiare messaggi fino a Berlino.

Senza che i servitori del Führer, però, immaginino minimamente che il medico, in realtà, altro non sia che una agente segreta sovietica incaricata di rintracciare nel loro inferno di sesso e violenza una spia inglese a conoscenza di importanti segreti.

Allontanandoci dall’exploitation pruriginosa, concludiamo con due lavori in bianco e nero che contribuiscono ad arricchire ulteriormente il già sfizioso catalogo della label romana: L’inferno addosso (1959) di Gianni Vernuccio e Rapacità (1924) di Erich von Stroheim.

Interpretato da una esordiente Annabella Incontrera, in seguito vista anche in diversi gialli nostrani, l_inferno_addossoil film di Vernuccio si costruisce addirittura su un soggetto di DamianoIo ho pauraDamiani per tirare in ballo uno studente figlio di un giornalista e il figlio di un ricco industriale che, amici intimi sempre a caccia di emozioni, escogitano un piano atto a fargli avere il denaro necessario per soddisfare i loro desideri: il primo nasconde nel proprio appartamento l’altro, fingendo che sia stato rapito al fine di costringere il padre a sborsare una grossa somma per il riscatto.

A complicare non poco le cose, però, provvede la gelosia che scatta tra i due a causa di una ragazza (la Incontrera, appunto) che va a letto con entrambi.

Tratto da un romanzo di Frank Norris, invece, Rapacità – che non ha certo bisogno di presentazioni – è un vero e proprio capolavoro del muto che, affresco relativo all’avidità umana, inizialmente durava addirittura nove ore.

Affresco che segue la vicenda di un minatore che, apertosi uno studio dentistico a San Franciscorapacità dopo aver imparato il mestiere da un dentista ambulante, s’innamora di una cliente, fidanzata di un amico che rinuncia tranquillamente a lei per lasciargliela sposare.

Anche se le cose cambiano quando la donna vince cinquemila dollari in gettoni d’oro alla lotteria; in quanto non solo il suo ex compagno finisce per non perdonare più all’amico di avergliela portata via, ma lei, allo stesso tempo, non manca di manifestarsi sempre più risucchiata dall’avidità, sebbene maneggi somme di denaro tutt’altro che misere.

Denaro che arriva a turbare sia la loro vita matrimoniale che quella del marito stesso, il quale si ritrova travolto da una serie di negativi eventi volti a trasformarlo in un fuggitivo ricercato.

Non rimane che accomodarsi, perché ce ne è per tutti, dai cinefili doc ai semplici appassionati di bizzarrìe su celluloide.

Francesco Lomuscio

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