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Mubi Film

‘L’amico di famiglia’ : l’uomo in meno

Il terzo lungometraggio di Paolo Sorrentino compone un ritratto desolante dell’oblio umano. Il viscido usurario davanti alla bellezza spreca ogni possibilità di redenzione, affascinato più dall’oggetto del bello che dall’amore

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L'amico di famiglia

Disponibile su Mubi L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino. Prodotto da Domenico Procacci e Medusa Film, nel 2006 il film venne candidato al Festival di Cannes per la Palma d’oro e a tre David di Donatello. Protagonisti del terzo lungometraggio del regista italiano : Giacomo Rizzo, Laura Chiatti, e Fabrizio Bentivoglio.

IL TRAILER – L’amico di famiglia

Sinossi – L’amico di famiglia

Geremia (Giacomo Rizzo) è un usuraio che vive una vita magra e desolante. Cinico e spietato è disposto ad aiutare solo chi può arricchirlo. Non sembra avere un cuore, e il rapporto tossico con l’anziana madre inquadra la sua personalità furba e spietata. Tutto cambia quando si invaghisce di Rosalba (Laura Chiatti) la figlia promessa sposa di un suo cliente disperato. I sentimenti di Geremia lo accecano a tal punto da trascurare le conseguenze dell’amore.

La Bestia e la Bella – L’amico di famiglia

Il terzo film di Paolo Sorrentino mostra come nel suo primo periodo il regista italiano sia interessato a mostrare un piano umano scosso dagli eventi amorosi. L’amico di famiglia assomiglia tanto ad una sorta di storia traversale de Le conseguenze dell’amore. Nel film Sorrentino non ragiona con l’uomo affascinato dal male e pentito ma con un uomo imbruttito dalla vita oltre che dal suo corpo. Il marcio più torrido che l’esistenza umana possa produrre.

È un usuraio incallito il protagonista Geremia soprannominato Cuoredoro , e il regista premio Oscar non fatica poi molto a inquadrare l’ordinarietà di un uomo che farebbe ribrezzo a chiunque; abita in una casa fatiscente, accudendo una madre che spera muoia, gestendo la sua attività d’usura sotto le finte spoglie di una sartoria. Nel primo atto il film compone la nostra avversione nei confronti del protagonista: il classico napoletano truffaldino trapiantato a Sabaudia, malavitoso e pronto a sfruttare le debolezze dei suoi disperati clienti.

Giacomo Rizzo è sorprendente

È un periodo questo per Sorrentino dove si avverte il suo spasmodico amore per le storie arthouse americane anni novanta; anche in quest’opera c’è tutta quella lettura sporca per un mondo nero ma comico, inesorabile e pieno di morale disfunzionale. È una bestia Geremia, pronto ai soldi facili e spietati, una sorta di padrino nel territorio laziale che non guarda in faccia nessuno. Nella sua inettitudine l’ottima prova di Giacomo Rizzo differisce dal solito archetipo servilliano per come si nega ad un processo di umanizzazione. La caratteristica dei personaggi di Servillo ,da L’uomo in più a La grande bellezza , è l’essere travagliati da dilemmi morali che in un certo modo permettono  a se stessi di confrontarsi con la propria fragile umanità. Ciò non accade alla bestia Cuoredoro, schiavo dei suoi traffici e di una vita criminale che ha definito la propria personalità.

L’uomo arido innamorato di Laura Chiatti

L’idea geniale di Sorrentino è ragionare in termini disneyani attingendo al noto cult de La Bella e la Bestia. Laura Chiatti è metaforicamente imprigionata nel castello dell’usuraio Geremia, costretta a subire le sue avance e inscenare un innamoramento. Ma abilmente il cineasta nostrano usa una delle più belle favole Disney immaginando una bestia sia esteriore che interiore, senza dare al pubblico alcuno spazio per i sentimenti. Cuoredoro infatti scalpita per possedere Rosalba non come un innamorato qualsiasi bensì come il proprietario di un oggetto estetico. È affabulato dalla sua bellezza per ottenerla, farla propria senza smuovere alcun sussulto attorno al suo cuore marcio. Ed è qui che Sorrentino compone il suo quadro di disillusione. Portando avanti per tutto il film la desolazione di cui l’uomo può essere capace.

La femme fatale e il gioco del noir

L’amico di famiglia rappresenta una prova eccellente ma non straordinaria di Sorrentino, e con i dovuti paragoni il suo terzo film sta al cineasta italiano come Jackie Brown sta a Quentin Tarantino. Subisce una dinamica fin troppo teatrale nel come il protagonista si rapporta con gli altri personaggi, elemento che si nota quando ad  esempio Sorrentino riprende il dialogo con Gino il padre di Laura Chiatti nel film; in più, fotografia e ambiente molto spogli sono orientati quasi solo dalle orazioni di Giacomo Rizzo : niente quindi a che vedere col montaggio verboso e intrecciato de Le conseguenze dell’amore.

Eppure Sorrentino continua a giocare con le musiche discontinue anche qui servendosi del pop britannico degli Antony and the Johnsons, e con le sue immagini noir-metaforiche ( una donna seppellita sotto la sappia, un amuleto appeso al muro). È un noir atipico L’amico di famiglia pieno di reminiscenze dei fratelli Coen con cui il film gioca continuamente attraverso sovrapposizioni, seppur minime, di immagini e usando il tema della truffa come arma a doppio taglio per il protagonista. In tutto ciò Laura Chiatti rappresenta la femme fatale dell’amore e dell’inganno in un susseguirsi di raggiri che tramutano l’usuraio nei suoi stessi clienti vittime delle conseguenze della vita.

L’amico di famiglia è il percorso filmico di Paolo Sorrentino nell’umanità perduta che non accetta segni di cedimento. Anche se imperfetto nella sua commistione tra cinema e teatro, il terzo lungometraggio del premio Oscar è uno sconsolato spaccato sulla solitudine umana che non risparmia nemmeno il subdolo animo di Cuoredoro.

L’amico di famiglia – intervista a Paolo Sorrentino

 

  • Anno: 2006
  • Durata: 99'
  • Distribuzione: Mubi
  • Genere: dramma
  • Nazionalita: Ita
  • Regia: Paolo Sorrentino
  • Data di uscita: 10-November-2006

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