Steve McQueen lancia la premiere mondiale del suo ultimo dramma, Blitz, come film d’apertura del BFI London Film Festival il 9 ottobre del 2024, che arriva poco più di un mese dopo sulla piattaforma streaming Apple TV+.
McQueen intreccia sapientemente i fili tematici che ha tessuto in diversi film sin dal suo esordio al lungometraggio in un magnifico arazzo. Dal suo primo film, Hunger, trae il crudo dipinto della storia britannica contemporanea; da 12 Anni Schiavo la denuncia al razzismo coloniale della società occidentale e dal suo Widows riprende la figura della donna forte e intraprendente.

L’immagine è stata gentilmente concessa dall’ufficio stampa del festival Alice nella Città
Il viaggio di Blitz
Il film, ambientato nella Londra della seconda guerra mondiale, segue la storia di George Hanway (Elliott Heffernan), un bambino londinese di razza mista che vive con la madre, Rita (Saoirse Ronan), e il nonno. Il padre è stato deportato ancor prima della sua nascita sotto falsa accusa.
In un’avventura quasi pinocchiesca, George, allontanato da Rita preoccupata per la sicurezza del figlio in mezzo ai bombardamenti tedeschi, fugge e vive una macabra avventura dickensiana per un’Inghilterra devastata dalla guerra, cercando di tornare a casa.

L’immagine è stata gentilmente concessa dall’ufficio stampa del festival Alice nella Città
Una difficoltà in tempi bui
Blitz ritrae una lotta che non è mai terminata: quella contro il razzismo. Il tema si ripresenta più e più volte in differenti parti della storia, prendendo forma in personaggi appartenenti a minoranze etniche, spesso emarginate o sottomesse dalle persone intorno a loro, primo tra tutti il protagonista, George.
McQueen ha detto in un’intervista:
«All’epoca c’era una vasta comunità cinese, una comunità nera, una comunità asiatica. Questa è la casa delle colonie – il Regno Unito – e il centro di Londra aveva quell’aspetto, ma non lo si vede mai rappresentato in quel modo.»
Quello del regista non è spirito revisionista, ma è l’intento di mostrare la società nascosta sotto il grande cumulonembo storico della seconda guerra mondiale come tale: un complesso di persone afflitte da grandi problemi sociali, non solo semplici vittime di guerra.
La spina dorsale della guerra
Tra le minoranze ritratte in Blitz, per McQueen rientrano anche le donne.
Un fenomeno di cui si sa sempre di più, ma di cui si vede sempre troppo poco è quello dell’apertura alle donne di lavori in industrie dominate dagli uomini, durante tempi di guerra.
Questo è riflesso nel film tramite la di Rita, attraverso la quale è descritto il mondo del lavoro femminile nella fabbrica in cui lavora, gestita ancora da un uomo, nonostante ormai l’intera forza lavoro sia costituita da donne.
Questi sono vere e proprie attiviste sociali, spavalde e a tratti rudi. La stesso personaggio di Rita non resta immobile ad aspettare il figlio, ma si muove per aiutare chi ne ha bisogno, acquistando una sua profondità.

L’immagine è stata gentilmente concessa dall’ufficio stampa del festival Alice nella Città
La forma di un film di guerra
Blitz è una grande lente d’ingrandimento sulla società londinese della seconda guerra mondiale, che fa trasparire problemi ancora attuali.
A dispetto della classica forma romanzata dei film le cui vicende sono ambientate nella seconda guerra mondiale, dove la solidarietà è un tratto comune a ogni vittima del conflitto. Il regista sceglie di adottare un approccio personale, e mostrare i lati cupi e tetri di una società gravemente ferita da una crisi.
Nel suo ultimo film, McQueen offre un’indagine analitica ed emozionante di una comunità caratterizzata da problemi che, a distanza di quasi un secolo, non sono così lontani dai nostri.