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Torino Film Festival

‘I’m Not Everything I Want To Be’: una nuova dignità per Libuše Jarcovjáková

Con il suo documentario Klára Tasovská crea una vera e propria mostra virtuale, illustrando i lavori della fotografa cecoslovacca

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La regista Klára Tasovská presenta al Torino Film Festival I’m Not Everything I Want To Be, in concorso nella sezione documentari. La visione del film è  un’ottima occasione per conoscere l’artista Libuše Jarcovjáková, su cui è incentrato.

La regista

Klára Tasovská si laurea in New Media Department presso l’Academy of Fine Arts e in Documentary Film Department al FAMU di Praga. Primo lavoro della regista è Midnight (2010), proiettato in molteplici festival. Fortress (2012), co-diretto assieme a Lukáš Kokeš, ha conquistato il premio di Miglior Documentario al Ji.hlava IDFF 2012 e nominato per il LUX Prize 2013. Nothing Like Before (2017), sempre co-diretto assieme a Kokeš, è stato presentato all’IDFA’s First Appearance Competition 2017.

Gli scatti di Libuše Jarcovjáková

I’m Not Everything I Want To Be ha come obiettivo la scoperta della grandissima fotografa Libuše Jarcovjáková, donna dalla vita travagliata e che ha acquisito fortuna soltanto negli ultimi anni della sua carriera.

Il film ha come protagonisti gli scatti della stessa Jarcovjáková, che illustrano allo spettatore la vita interiore ed esteriore dell’artista. Partendo da Praga, con fotografie trasgressive che mostrano la città durante il regime comunista, la sua gente, ma anche immagini più intime della stessa fotografa, Klára Tasovská ci trasporta nei luoghi che più hanno segnato e influenzato la fotografa. Attraverso gli occhi di Libuše vediamo così città come Tokyo e Berlino, visitate in periodi decisivi, come il 1989, anno della caduta del muro.

Scopriamo che per la fotografa scattare significa catturare istanti di realtà, ma è anche un modo per indagare sé stessi. Inizialmente, le persone ritratte sono lontane dall’obiettivo della macchina e, come dichiarato dalla stessa Libuše, ciò è dato dalla sua timidezza. Con il tempo, però, con il raggiungimento di una sempre maggiore consapevolezza artistica, gli individui si avvicinano progressivamente al dispositivo fotografico.

Gli scatti quasi ossessivi della stessa fotografa, invece, appaiono come un’indagine quasi spirituale sulla conoscenza del sé più profondo e nascosto. Chi sono io? si domanda in più occasioni Libuše Jarcovjáková nelle sue pagine di diario. Attraverso la fotografia, la donna cercherà di arrivare a una risposta più chiara ai suoi interrogativi.

L’approccio registico

Se osserviamo l’approccio registico di Tasovská ci accorgiamo che, in questo film, non sono presenti virtuosismi registici o meri esercizi di stile. La regista, al contrario, sceglie di farsi da parte, rendendo Libuše Jarcovjáková la vera protagonista del documentario. Laddove sono presenti inserti creativi da parte della regista, essi sono finalizzati ad aumentare l’immersione nell’esperienza cinematografica.

La lettura delle pagine di diario di Libuše, in voice over ed effettuata dalla stessa, accompagnerà lo spettatore in questa esplorazione intima. Per buona parte del film Tasovská accosta le numerose fotografie dell’artista, ricreando così la sua storia personale. Gli scatti sono accompagnati da musiche evocative e da suoni legati ai contenuti delle immagini. Si può dire, quindi, che I’m Not Everything I Want To Be risulti una vera e propria mostra immersiva che esplora la vita e i lavori della fotografa cecoslovacca.

Bianco e nero vs colore

Quasi la totalità del film è in bianco e nero, in quanto le fotografie di Libuše sono caratterizzate da questa scelta stilistica. Le foto sembrano riflettere il suo disagio interiore, la sua vita difficile e il modo in cui percepisce e viene percepita dagli altri. Solo alcuni scatti sono a colori ed effettuati esclusivamente a Tokyo: in Giappone, infatti, la donna riuscirà con il tempo a emergere e ad acquistare notorietà. Inizierà a scattare per alcuni giornali importanti, rendendosi così nota presso un pubblico più ampio. Tokyo quindi rappresenta, nonostante le difficoltà incontrate, la sua rinascita personale e artistica, il luogo dove finalmente Libuše riesce a percepire i colori del mondo. Questo, quindi, costituirebbe il motivo della scelta di scattare alcune foto a colori.

Una nuova dignità per Libuše Jarcovjáková

Per buona parte della sua carriera la fotografa ha cercato disperatamente qualcuno che apprezzasse e capisse i propri lavori, ma senza successo. La fotografia per lei è stata una forma di terapia, una forma di accettazione del mondo circostante. Si può dire che Libuše Jarcovjáková abbia utilizzato (e che utilizzi tuttora) l’arte fotografica come mezzo per affrontare le proprie difficoltà di vita, ma anche per ritrarre le piccole bellezze quotidiane.

Attraverso il suo documentario, quindi, Klára Tasovská fornisce una nuova dignità e una nuova vita alla fotografa. Innanzitutto, parlando della sua vita artistica e personale, attraverso i suoi scatti. In questo modo, con un “contatto diretto” tra pubblico e artista e senza mediazioni dalla regista, emergono le verità più profonde della fotografa. Oltre a ciò, nonostante siano state organizzate mostre dedicate a Libuše Jarcovjáková, I’m Not Everything I Want To Be costituisce una maniera inedita di esibire i lavori della donna, in un’esperienza che decisamente affascina, coinvolge e colpisce il pubblico.

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I’m Not Everything I Want To Be

  • Anno: 2024
  • Durata: 90'
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria
  • Regia: Klára Tasovská